PKDICK

  recensione/riflessione di Vanja Buzzini alla ristampa (da Adelphi) di «Io sono vivo, voi siete morti”. Un viaggio nella mente di Philip K. Dick» di Emmanuel Carrère

Vanja-copertina

Onestà, quello che emerge dalla biografia che Carrère fa dello scrittore statunitense; è l’onestà di uno scrittore che non ha mai barattato il suo tempo per scrivere cose che non avrebbe voluto scrivere.

Incontriamo una persona buona, che attraversa gli anni che vanno dal 1928 al 1982 come se sfiorasse la realtà ordinaria per viverne contemporaneamente una straordinaria, ossia fuori da ogni ordine, per come noi la conosciamo. In tutti i suoi libri, in migliaia di appunti, Dick vuole farci incontrare un futuro che ci corre incontro. Lui che sogna, lui che scrive, dicendo di sé che non ha mai avuto una fervida fantasia: «semplicemente racconto quello che vedo». E intanto, in modo straordinario, attraversava la vita.

Forse è stato talmente coraggioso da sopportare l’immensa sofferenza che ha pervaso tutta la sua esistenza ma che non l’ha distolto dalla sua strada, dal concentrarsi sul significato che voleva comprendere, sino in fondo, sino alla fine del suo tempo.

Chi conosce i suoi scritti, chi ne ama il suono profondo – suono che vibra, si trasforma e riempie lo spazio – e chi non vuole fermarsi alla semplice etichetta, che lo classifica dentro la fantascienza, sa che i suoi libri sono attuali, mai come in questo momento.

Lui indaga, soprattutto se stesso, dentro, in profondità, e nonostante tutto. Lui era vivo, noi eravamo morti e sordi e ciechi. Nonostante Dick abbia cercato di mandarci messaggi, noi non abbiamo capito e nemmeno ora capiamo che i tempi rispecchiano quelle sue continue “cronache”. Nemmeno ora abbiamo il coraggio di alzare la testa. Pkdick il visionario,il folle, il paranoico.

Spesso mi capita di parlare di lui e della sua grande capacità di lungimiranza; spesso mi viene risposto che era solo un uditore di voci, un drogato che inseguiva le sue allucinazioni. E’ difficile spiegare che era molto di più, che ci ha insegnato che con la pazzia si convive, che la follia è in grado di organizzarsi e di autogestirsi molto meglio che se matti non fossimo. La pazzia è coraggiosa, è leale, non mente. La follia non mette filtri fra mente e anima. Noi viviamo in un tempo entropico e non vediamo l’usura dei nostri spiriti che scintillano solo davanti alla realtà che vogliamo vedere; ma se ci voltiamo di scatto, velocemente, potremo intravedere qualcosa di irriconoscibile, che non brilla affatto, che forse è già passato, finito, che non esiste più. Ci accontentiamo di comprare ubik in tutte le sue manifestazioni, ubik da bere, ubik da mangiare, ubik da amare, ubik che ci cambia l’umore. Ubik per qualsiasi cosa che non ci faccia… indagare un po’ più a fondo. Ubik per pensare sempre meno.

Per quanto mi riguarda penso che Pkd sia in assoluto il miglior scrittore. Ogni volta che rileggo i suoi libri, è come spostare un po’ più in là la linea dell’orizzonte, in modo da poter continuare a camminare.

(*) Intanto benvenuta Vanja all’esordio qui. In codesta “bottega” si è parlaro – cfr Dick è vivo, noi siamo stati invasi – di una precedente ristampa, nel 2012, del libro di Emmanuel Carrère. E ovviamente moooooooooooooooolto si è scritto sul nostro amato Pkd.    Questo post di Vanja Buzzini è arrivato Marte/dì proprio mentre scoprivo che invece dei 3 fanta-post previsti ce n’erano 6: insomma il Marte/dì tracimava. Allora ho mandato un messaggio – serio il giusto e scemo qb – alla mia “piccola lista di fs”, eccolo. «Care e cari devo chiedervi aiuto; sempre più spesso il Marte-dì è così riiiiiiiiiiicco che devo rimandare pezzi già pronti e urgenti: a esempio la mia recensione dell’ultimo romanzo di Francesco Troccoli, un bel ricordo di Antonio Caronia scritto da Giuliano Spagnul, la seconda puntata di “scrivere fantascienza” di Giulia Abbate. E meno male che “Johnny” è in ritardo e che altre cose sono variamente posticipabili. D’altronde come piccola redazione abbiamo deciso che il Marte-dì NON deve avere più di tre fanta-post, intervellati da “non fanta”. L’aiuto che vi chiedo è questo: conoscete un modo di martedizzare il calendario, cioè moltiplicare i Marte-dì all’interno dei canonici 7 giorni? Voi direte: beh, basta chiamare Marte-bis un pezzo di giovedì o di mercoledì… Ceeeeeerto si potrebbe ma da voi, da noi, mi aspetto qualcosa di più fantasioso».

Confesso che non sono stato “filato” neppure da un’animuccia; di solito ogni 10 destinatari in media 1 risponde… Era un quesito troppo scemo o troppo complesso? Mah. Così vado sul facile e posto “fuori orario”. Pericoloso? Può essere. Tenete presente, a esempio, che un famoso romanzo assai “catastrofico” inizia così: «Quando un giorno che sapete essere mercoledì comincia subito a sembrarvi domenica, vuol dire che da qualche parte c’è qualcosa che proprio non funziona». L’avete riconosciuto? E’ «Il giorno dei trifidi» di John Wyndham… o per essere più precisi, dal punto di viusta anagrafico, di John Wyndham Parkes Lucas Beynon Harris. Bene, aspettando Marte-dì forse ci vediamo abusivamente anche domani sera. (db)

 

 

Redazione
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3 commenti

  • Giuliano Spagnul

    Non saprei giudicare con obbiettività la biografia di Carrere, l’ho letta quando uscì la prima volta con Theoria, di certo ricordo di aver apprezzato il riconoscimento dell’influenza che il pensiero di Jung ha avuto su Dick, cosa poca evidenziata dalla critica in genere. Per contro trovo oggi più divertente la nuova biografia dickiana mascherata nella figura di S. Paolo di Il Regno (Adelphi 2015). Ma forse occorrerà rileggerla, soprattutto nella nuova traduzione; vedremo! Per il resto mi permetto di dissentire sull’attualità dei libri di Dick. Sono invece profondamente inattuali, anomali e patologici, come del resto lo era il loro autore. La sua unica fortuna è stata proprio di aver trovato l’Ubik, cioè quella cosa capace di produrre la possibile salute nel superamento di ciò che consideriamo normale, acquisito, dato una volta per tutte, e così facendo di istituire “norme nuove in situazioni nuove” (per dirla con Canguilhem, Il normale e il patologico), che è la cosa di cui tutti noi avremmo, oggi, un urgente bisogno.

  • Pierluigi Pedretti

    Certo, ‘sto Dick ormai ha rotto, nevvero? Io, che ho una certa età me lo ricordo in Libra, Urania e co. Ma leggevo di tutto di fantascienza, insomma ero di bocca buona. Poi, Fanucci, il Film, ed eccolo sdoganato da noi. Ho il tascabile Theoria in cui Carrere mi catapultava nella sua vita. Lo lessi come un romanzo, e tale era, in fondo. Lo scrittore francese deve alle bio-fiction la sua giusta fama. Infine decine di saggi critici piû o meno di valore che giacciono lî nei miei scaffali da anni, perché ormai non leggo più su lui e di lui. Se spogliassimo Dick dell’aura che gli ha costruito addosso il Mercato, torneremmo ad apprezzarlo: per me comunque un grande.
    Pierluigi Pedretti

    • Daniele Barbieri

      Potrebbe il “titolare” della bottega – il quale è saggio come Buddha ma anche capace di navigare fra i marosi come un mix di Ulisse e Nemo – abbandonare la sua neutralità in questa disputa fra Giuliano [solo suppongo contro il sistema solare e forse l’intera galassia] e Pedro? Potrei mai dirvi che io voglio bene a Giuliano, lo stimo e forse lo amo ma in questo caso dissento da lui? Non lo farò e se mai troverete un intervento firmato da me in questo senso… smentisco nel modo più assoluto di aver preso posizione. Vi garantisco che non può accadere; giurin/giurello mi cascasse il cervello nel tinello.
      Daniele Barbieri – imola (SMENTISCO di essere io)

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