Poche parole per «Dune»

A quasi 50 anni dall’uscita, Fanucci ristampa il ciclo di Dune – 6 volumi – in edizione economica (4,90 il primo; 9,90 gli altri). Non sono mai stato un herbertiano sfegatato e per questo Riccardo Mancini mi tirò le orecchie così a lungo che per un po’ di giorni in giro mi scambiavano con Dumbo. Dopo aver riletto il primo volume – appunto «Dune» (704 pagine, traduzione di Giampaolo Cossato e Sandro Sardelli) di Frank Herbert – lo consiglio e dunque un po’ (mi) smentisco ma confermo che il mio cuore batte forte altrove.

A chi non ha mai letto «Dune» consiglio di farlo. Avvince anzi – visto il tema – droga: per il ritmo, i dettagli maniacali, il riuscito intreccio di plausibilità e fanfaronate, l’andamento corale ma con grandi personaggi (non solo maschili), i toni epici temperati dalle fanta-scienze e soprattutto dall’ambizione di costruire una credibile ecologia aliena. Si chiude il primo volume con la sensazione che molte immagini, storie e parole (l’acqua, i grandi vermi, i Mentat…) non verranno dimenticate. Lo si rilegge – come nel mio caso dopo circa 40 anni – con il piacere di ritrovare vecchi amici perduti di vista e scoprirne di nuovi. Con qualche perla di saggezza. Tra le frasette buttate lì, in apertura di capitoli, ecco una delle più azzeccate: «Il concetto di progresso è un meccanismo protettivo che ci difende dai terrori del futuro».

Confermo però che, pur consigliando la saga, il mio cuore batte altrove. Certamente sono infastidito dai libri che ripropongono in futuro le strutture sociali medioevali con solo qualche magia o super-potere in più. Forse anche dal punto di vista di una nuova coscienza ecologica (condivido quel che ha scritto Carlo Formenti sul «Corriere della sera» del 18 marzo) le ambiguità sono più delle novità.

Se la fantascienza è una piacevole, intelligente lettura il ciclo di «Dune» funziona benissimo. Se è anche un grimaldello per spalancare la mente Herbert non basta.

Me la sono cavata con pochissime parole ma ho il forte sospetto che presto l’astro-filosofo Fabrizio Melodia qui in blog vi dirà mooooooolto di più e naturalmente meglio di me.


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