Povero Renzi!

di Mauro Antonio Miglieruolo

Un vago senso di pietà per Renzi, stamattina. Mi ha invaso al cospetto della mia scarna colazione di tè leggero e (2) fette biscottate Gentilini, mio unico lusso.

Ignoro se la scomposta e precoce mia reazione (i guai di Renzi sono prossimi, ma non tanto immediati da dover esclamare subito “povero lui!”) sia da ascrivere alla povertà della prima colazione (povera almeno rispetto alla mia incontinente atavica voracità da nato nel corso dell’imperversare dell’ultima guerra e dalla relativa penuria), oppure a una di quelle rapide illuminazioni che colgono a volte gli uomini e permettono loro di ottenere in un secondo quello che non hanno realizzato in anni di ragionamenti; sta di fatto che mi sono visto sulla bocca di Berlusconi (che orrore) mentre al cospetto di una folla osannante mi elogiava, approvava, raccomandava. Non basta (il peggio non basta mai). Poco dopo mi son visto nel chiuso di una stanza a concordare con lui i destini della fantascienza in Italia (a partire dalle varie collane di Urania e un altro buon pezzo della Mondadori). Tu dai una cosa a me, io do una cosa a te. Tu scrivi che sono un Santo, anzi lo Spirito Santo e io ti do la possibilità di pubblicare quello che scrivi di me quando scrivi che sono un Santo.
Il delirio non è durato molto. Per essere un incubo si è dimostrato abbastanza misericordioso. Il tempo di soffrirne un po’ e mi sono accorto che ero vestito nuovamente dei panni non miei; e che tutta la visione costituiva un impossibile; che per il resto della vita, in nessun modo, mai, sarei riuscito a spaventarmi maggiormente e in modo altrettanto disgustoso di quanto avessi fatto quel mattino forzando i pensieri verso l’horror spinto.
Lo stesso un brivido mi è passato lungo la schiena. Davvero, ci sono destini che sono peggiori della morte! Fortuna che non toccava a me subirlo. Toccava, disgrazia amara, un giovane promettente, che si era illuso e aveva illuso molti e che, davvero inspiegabile, da signore del castello che poteva essere si restringeva nell’avvilente ruolo di giullare del Signore!
Ma chi te l’ha fatto fate! Ma che bisogno avevi! Pane e vino non ti mancava, l’insalata l’avevi nell’orto, a che pro vendere l’anima per dare luogo a una sbrasata come quella consumata ai danni di Letta? A che pro quel patto di ferro con Berlusconi dopo che per anni avevi tuonato contro inciuci e accordi di basso livello? A che pro, peggio di tutto, l’infame legge elettorale che hai deciso di imporre agli italiani (come se non bastassero le disgrazie già subite!)?
Forse è stato nella speranza di riuscire a vendere la nostra di anima? Di farlo per tempo, prima di non valere più nulla, tanto poco che neanche il diavolo la vorrà comprare? E sarà lo stesso anche per la tua, in quanto Italiano?
Se pure è così la mia pietà per te non viene meno lo stesso. Noi siamo abituati ai carnefici. Da migliaia di anni li subiamo. Despoti, preti, invasori, sfruttatori, serial killer che si vestono da eroi, affamatori e imbonitori da fiera, ad libitum. Ma tu, tu che avevi il mondo ai piedi; che vivevi nella bambagia, cullato, coccolato, osannato dai media: a te, chi te l’ha fatto fare? Per così poco? Per fare il lavoro sporco del padrone?
Povero Renzi, che brutto destino hai davanti. Sporco il lavoro che hai accettato di fare. Non credo possa esserci uno peggiore del tuo!

 

Redazione
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