Prevenzione suicidi nelle carceri: quando un vero piano?

Occorre dare una risposta ragionevole, concreta e immediata alla (ennesima) denuncia del sindacato degli agenti penitenziari

di Vito Totire [*]

Nelle carceri dell’Emilia-Romagna: 88 tentativi di suicidio nel 2016, 125 nel 2017; i suicidi: 4 nel 2016, 8 nel 2017.

Della fondatezza dei dati diffusi dal sindacato Sappe (tramite il quotidiano La repubblica di Bologna) non c’è motivo di dubitare. Dunque una drammatica evidenza: pare che il mezzo più efficace per ridurre i suicidi sia la taglierina utilizzata per recidere la corda usata dalla persona nel tentativo di suicidarsi. Fondamentale è

ovviamente la solerzia e l’attenzione dall’agente. Ma fondamentale è pure la disponibilità numerica e psicologica del personale come pure il fatto che certe telecamere funzionino (come invece non è avvenuto nella questura bolognese, pochi mesi fa).

Torna l’interrogativo che da sempre poniamo: quando sarà adottato un piano concreto di prevenzione?

In attesa di ricevere il “Rapporto semestrale sulle carceri” relativo al secondo semestre 2017 (a nostro avviso dovrebbe essere questo rapporto l’occasione per evidenziare eventi critici e luttuosi come questo) che abbiamo chiesto alla Ausl in data 3 gennaio e non abbiamo ancora ricevuto, dobbiamo riproporre le solite questioni:

  1. la drammatica situazione necessita un approccio sistemico in termini di prevenzione primaria;
  2. le questioni su cui incidere sono: vivibilità, superamento delle condizioni di sovraffollamento e ozio, garanzia delle condizioni igienico-ambientali che invece mancano nel carcere della Dozza e nelle altre carceri regionali (in maniera non dissimile da quasi tutto il territorio nazionale);
  3. la politica di decarcerizzazione è rimasta pericolosamente in bilico a causa della mancata approvazione da parte del governo del nuovo regolamento penitenziario che pare fermo per ragioni di opportunismo elettoralistico nonostante la forte e meritoria azione politica del Partito radicale, di Radio Carcere e di una significativa e ampia parte della società civile e della stessa popolazione detenuta impegnata in una grande azione di pressione politica non-violenta;
  4. il lavoro delle persone ristrette deve essere portato a standards simili a quelli realizzati nel carcere di Benevento grazie al lavoro di promozione e regia della Caritas; chi non ha possibilità di lavorare con un regolare lavoro retribuito dovrebbe quantomeno essere inserito in corsi di formazione al fine di raggiungere un “tasso di inoccupazione uguale a zero”; già questa misura determinerebbe un salutare crollo degli eventi suicidari, parasuicidari e autolesionisti;
  5. è evidente l’utilità di inserire misure di prevenzione anche secondaria e terziaria (maggiore osservazione e maggiore presenza di specialisti e psicoterapeuti) ma pare evidentissimo che la prevenzione primaria sia, ancora una volta, la strada maestra;
  6. sono condivisibili le critiche del sindacato degli agenti: l’adeguamento agli effetti della sentenza Torreggiani [**] è stata una operazione più trasformistica che di sostanza; non è con qualche centimetro quadrato in più a disposizione della persona detenuta che si cambia davvero registro in una impostazione che rimane custodialistica, punitiva e vessatoria;
  7. occorre una politica di decarcerizzazione di ampio respiro ed una ristrutturazione ecologica ed ergonomica degli spazi disponibili in quanto l’eccesso di costrittività aumenta i conflitti e l’aggressività come ampi e reiterati studi di psicologia sociale insegnano; abbiamo un esempio vicino, quello dell’Olanda [***], Paese in cui i tassi di carcerazione si sono ridotti a cascata CON VANTAGGI PER TUTTI IN TERMINI DI AUMENTO DELLA COESIONE SOCIALE E DI RIDUZIONE DEI REATI;
  8. quando abbiamo detto negli ultimi decenni “DEMOLIRE LA DOZZA” intendevamo e intendiamo in senso letterale: occorre un progetto di demolizione/ristrutturazione che porti quel carcere a “ospitare” meno della metà degli attuali ristretti previa riprogettazione eco-compatibile anche con riferimento all’approvvigionamento dell’acqua “potabile” che, come abbiamo più volte denunciato, pare garantita da tubazioni in cementoamianto soggette a rotture con quello che ciò comporta per una popolazione che non ha grandi possibilità di approvvigionamento idrico alternativo.

PROPONIAMO CHE VENGA AVVIATA UNA ISRUTTORIA PUBBLICA SULLE CARCERI DI BOLOGNA E DELLA REGIONE E-R.

I pannicelli caldi tipo “il garante” (per come la figura è gestita oggi!) ormai rischiano di comportare solo spreco di risorse.

Nel frattempo la Ausl adempia ai suoi compiti redigendo il rapporto semestrale ma facendolo diventare non un mero adempimento burocratico ma un vero studio periodico sullo stato di salute della popolazione penitenziaria, ristretti e lavoratori.

Bologna, 25 febbraio 2018

[*] Vito Totire (è medico-psichiatra) a nome del circolo Chico Mendes e del Centro Francesco Lorusso

[**] se non ricordate la vicenda: Sentenza Torreggiani: la Corte di Strasburgo condanna l’Italia oppure La sentenza Torreggiani: una sentenza pilota … – Centro Diritti Umani

[***] cfr a esempio qui: Paesi Bassi e tassi di carcerazione bassissimi

LA VIGNETTA – scelta dalla redazione – è una “vecchia” (ma purtroppo tristemente attuale) vignetta di Mauro Biani.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *