Qualcosa di nuovo sotto il sole (di Adro)

di Gian Marco Martignoni
Buone notizie da Adro, in quanto il tribunale di Brescia ha condannato la Lega Nord di Adro per il «manifesto offensivo» affisso nella sede locale del partito contro l’attivista dello Spi-Cgil Romana Gandossi.
Il manifesto incriminato era comparso sulla vetrata della sede del Carroccio di Adro dopo che la Gandossi era intervenuta per aiutare una famiglia marocchina sotto  sfratto. La Lega Nord di Adro dovrà così risarcire non solo l’attivista sindacale, ma anche le associazioni ricorrenti. Sono «evidenti la portata diffamatoria del messaggio oggetto di censura, così come la sua valenza razzista» si legge nell’ordinanza, che con tutta probabilità è destinata a fare giurisprudenza. E’ infatti «la prima volta – ha spiegato Alessandro Zucca, l’avvocato dell’Asgi (Associazione Studi giuridici sull’immigrazione)  – che viene riconosciuto vittima di molestia un soggetto che non fa parte del gruppo discriminato, in questo caso cittadini stranieri».
Anche sulla base di questa sentenza e di quanto nel recente passato ha contraddistinto Adro, a partire dalle decisioni discriminatorie e propagandistiche di partito assunte  dal suo sindaco (la scuola comunale marchiata con il Sole delle Alpi), non condivido le opinioni che circolano attorno alla vicenda della mensa scolastica di questo Comune.
L’imprenditore Silvano Lancini, che ha ripianato il debito procurato al Comune del mancato pagamento di parecchi genitori per i pranzi dei loro figli, ha motivato il suo gesto con una lettera  intitolata «Io non ci sto», da cui traspariva una spiccata umanità a fronte di  cotanta barbarie.
Il conferimento della onorificenza  di «Cavaliere della repubblica» da parte del presidente Giorgio Napolitano a questo imprenditore – «figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità» –  ha provocato, come era prevedibile, una inqualificabile reazione da parte del sindaco di Adro, e pertanto non può assolutamente far balenare l’insana idea che costui «abbia magnanimamente elargito l’obolo per un evidente calcolato ritorno in termini di pubblicità e di immagine».
Se è vero che l’odierno modo di produzione capitalistico si fonda su una logica biecamente  economicistica, un gesto umano rimane tale e quindi  non  può essere  ascrivibile alla  vigente mercificazione generale.

Redazione
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