Racconti di schiavitù e lotta nelle campagne: caporalato in Italia

Seguendo il ciclo delle stagioni, la giornalista Sara Manisera ha raccolto le storie di tanti braccianti impiegati sui campi in tutta Italia. Spesso immigrati, sottopagati, costretti ad obbedire alle regole dei caporali e alle richieste della grande distribuzione organizzata. E in molti casi isolati in ghetti o “campi lavoro”.

di Cristina Maccarrone 

 Copertina del libro di Sara Manisera “Racconti di schiavitù e lotta nelle campagne” (dettaglio)

A metà tra un saggio, un reportage e un libro-denuncia, anche se di fatto vuole essere una raccolta di storie di vita reale, “Racconti di schiavitù e lotta nelle campagne” (Aut Aut Edizioni), già dal titolo, si presenta come un testo forte, che fa riflettere.

Sul caporalato e sui migranti vittime di sfruttamento, sì. Ma anche sulle scelte alimentari che ogni giorno facciamo limitandoci a dire che non abbiamo tempo e dimenticando quanto dietro dei pomodori o qualsiasi tipo di verdura ci possano essere lavoro malpagatoorari disumani e tanto altro.

Racconti di schiavitù: viaggio nelle campagne d’Italia

L’autrice del libro è Sara Manisera, giornalista che collabora con diverse testate, e ha scelto di raccontare le storie di braccianti impiegati nelle campagne italiane conosciuti durante un viaggio iniziato in Puglia, per poi spostarsi in PiemonteCalabria e concludersi in Sicilia. Un viaggio che volutamente ha seguito il ciclo delle stagioni, fondamentali quando si coltiva la campagna, e che è iniziato in estate, per proseguire in inverno, autunno e, infine, primavera.

Leggi l’articolo completo sul sito web Osservatorio Diritti

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Se la letteratura ha uno scopo, non esiste una forma di letteratura più alta di quella proposta dall’autrice Sara Manisera. Denuncia l’industria dello sfruttamento, la non vita di braccia e cuori invisibili, il gioco dell’indifferenza. Riuscire a descrivere quanto sta davanti agli occhi di tutti, eppure pare insignificante e tollerabile, segna un termine di paragone, una linea di confine tra istituzioni e realtà. Mani che gareggiano per riempire un cassone da 300 kg, ogni quintale di pomodori un euro, bisogna tenere il passo, essere troppo lenti vuol dire perdere il posto. Un libro denso, che lascia un sapore amaro sulla salsa degli spaghetti che arriva sulle nostre tavole, e stupisce, rende tristi per ciò che siamo e avremmo potuto essere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *