Real Mars – Alessandro Vietti

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recensione di Zio Scriba

Di Alessandro Vietti (ingegnere genovese, blogger sopraffino, appassionato di Science Fiction, di astronomia in generale e del pianeta Marte in particolare, e soprattutto di buoni libri) avevo letto con grande piacere il romanzo Cyberworld (Editrice Nord), impressionante per visionarietà e per ricchezza di invenzioni, e il geniale racconto Emocrazia, facente parte di un’antologia intitolata “Sinistre presenze” (Bietti).
Ottime prove, che già rivelavano una fantasia sfrenata accompagnata da una matura e lucida padronanza della scrittura.
Ma Real Mars è qualcosa di più: è il libro della sua vita. E si vede. Si sente. Si percepisce. E si gode. Real Mars è un romanzo cesellato e rifinito con quel cocktail di dedizione, accuratezza e professionalità intelligente senza cui non si hanno libri, ma carta da macero (o da classifica italiota…)
È un romanzo ora divertentissimo ora inquietante, ora perfido ora tragico, che sa unire fantascienza e distopia sociale (si parla di un’umanità completamente soggiogata dalla televisione – vi ricorda qualcosa? – e dall’ennesimo reality, che però non è un reality qualsiasi, avendo per oggetto nientemeno che un viaggio su Marte) e Vietti ci serve il tutto condito da un’ironia al vetriolo che oserei quasi definire… zioscribesca!
Lo stile dell’autore si nutre di similitudini vivide e brillanti («come tonni davanti a una funivia», «con l’entusiasmo di un bambino alla sua prima supposta», «la sua anima si è svuotata come la cassetta di uno sciacquone», «la voce come un capello sul punto di spezzarsi»…), e se un minuscolo difetto si può trovare è che in certi punti eccede un poco in saturazione, sicché le immagini più deboli rischiano di soffocare quelle più felici. Ma è un rischio soltanto sfiorato: il testo scorre che è una meraviglia, e sembra già prontissimo per diventare un bel film.
Della trama non vi anticipo nulla che vada oltre il primo giorno (dei ben due anni e mezzo previsti fra andata, permanenza e ritorno), quando la missione dei quattro astronauti (due uomini e due donne, c’è anche un italiano) parte sotto auspici che non potevano essere peggiori: nella diretta da uno studio televisivo grondante cosce, silicone, applausi scroscianti e pubblicità demenziale una famosa veggente chiamata Madame (che in realtà è un pingue trans malriuscito con le tette pelose) si sente male dopo aver visto la carta della Morte, e negli ultimi rantoli con bava alla bocca prima di salire in ambulanza evoca il pericolo rappresentato da un quinto membro dell’equipaggio, fantomatico e terrificante.
Qui mi fermo (aggiungo soltanto che è una lettura gradevole, piena di sorprese, e ben scandita da incalzanti capitoli brevi, come si conviene a una Narrativa agile, moderna, mai noiosa), e mi limito a sottoscrivere l’esortazione della (bella) copertina: “Mettiti comodo. Entra nella Storia”.
Mentre la mia esortazione agli indecisi, ai pigri e ai tirchiacci è la stessa di sempre: non fatemi incazzare.
Parola di Scriba.
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Disponibile anche in versione ebook.]
redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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