Reeva, solo un pezzo di carne

di Alessandro Ghebreigziabiher (*)


Era il 14 febbraio scorso, san Valentino.
Pistorius uccide la fidanzata: scambiata per un ladro.
Vi ricordate? Tutto è iniziato così.
Tutto… diciamo il fatto, ovvero la notizia, nelle parole che arrivano ai più.
Pistorius…? Oscar Pistorius? L’atleta sudafricano campione paraolimpico? Quello che corre senza gambe? Ma dai… L’uomo definito la cosa più veloce su nessuna gamba e Blade Runner? Davvero? Non ci posso credere…
Reazioni comuni, diffuse, comprensibili.
Capisco perfettamente.
Lui è la star.

Reeva Steenkamp

Io ero solo la fidanzata.
La modella.
Ovvero
Reeva, ma questo si sa adesso, con un pizzico di attenzione in più, almeno per vedere le mie foto.
Della serie:
vediamo un po’ com’era la ragazza di Pistorius.
Poi arrivano le prime indiscrezioni, più dettagliate.
Pistorius uccide la fidanzata per errore.
O almeno questo è quello che Oscar, il mio Oscar, avrebbe dichiarato agli agenti che lo hanno arrestato.
Un errore.
Non sono qui per svelarvi la verità, poiché questa informazione potrebbe cambiare qualcosa per voi, per Blade Runner, ora ribattezzato
Blade Gunner, ma non per me.
Certo che è un errore, ad ogni modo, ma in un altro senso, estremamente più importante.
E’ un madornale errore, ovvero qualcosa di immensamente sbagliato, la morte di una giovane donna nel pieno della sua vita.
Nel frattempo il mistero pare dipanarsi.
Le autorità non credono ad Oscar Pistorius: omicidio volontario?
Ecco, adesso, oltre ad essere morta, sono del tutto scomparsa.
Da questo punto in poi allo stupore per la notizia si aggiungono giudizi e sentenze più o meno sommarie.
Quattro colpi… ma come fa a dire che sia stato un errore? E’ un assassino, l’ha uccisa per altri motivi, magari era geloso…
Pistorius, spunta la mazza insanguinata.
Ora il dito accusatorio della piazza si fa solenne e convinto. Inevitabile laddove il susseguirsi delle notizie diviene una sorta di trama a tinte fosche.
Un giallo, un thriller, una fiction, anzi, una serie tv.
Solo che la sottoscritta è morta sul serio, io non ero un personaggio.
D’accordo, ero solo la fidanzata del
corridore senza gambe.
La modella.
Ma sono passati almeno quattro giorni, c’era tutto il tempo di pensare a me, di esprimere compassione per la scomparsa di una giovane ragazza.
E non solo dalle notizie.
Pistorius geloso di un cantante.
Mario Ogle, che ho conosciuto sul set del reality show Tropika Island of Treasurè.
Perfino lui si guadagna le luci dei media a scapito della sottoscritta.
E infine arriviamo agli steroidi.
Pistorius, trovati in casa steroidi proibiti. Stop agli impegni sportivi.
Oh, adesso tutto è compiuto. L’obiettivo della stampa è riuscito a restringere il campo sull’unica cosa che deve veramente interessare i lettori e gli spettatori.
Lo sport, le gare, il campione,
l’eroe.
Lui è il protagonista, lo capisco.
La sua bella non conta. Le belle vanno e vengono.
Gli eroi restano per sempre.
Certo, però, che quando
la bella muore e in aggiunta per mano dell’eroe stesso, non sarebbe male dedicarle qualche parola in più.

(*) ripreso da «Storie e Notizie» (numero 869) dove è uscito, il 18 febbraio, con il titolo «Pistorius steroidi: versione fidanzata Reeva Steenkamp» (e già linkato qui inm blog ma ho deciso di riprenderlo perché questo ragionare sembra del tutto sparito dai media). Da allora la stragrande maggioranza dei giornalist* si sono del tutto disinteressati di Reeva, come registrato (e previsto) da Alessandro Ghebreigziabiher: era soltanto un bel pezzo di carne quando era viva, da morta un insignificante oggetto senza anima. (db)

 

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