ricordo di Leonard Cohen

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„Ora non voglio darvi l’impressione di essere un grande musicologo, ma sono molto più esperto di come mi hanno descritto per molto tempo: sapete, dicevano che conoscessi solo tre accordi mentre ne conosco cinque. (da un’intervista alla BBC Radio 1FM, 1994)“
– Leonard Cohen (da qui)

 

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Redazione
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2 commenti

  • Giorgio Chelidonio

    A Leonard, 41 anni dopo

    In quel lontano presente
    di un tardo agosto archeologico,
    viaggiando
    (fra un mulino fiorentino
    e i polverosi setacci
    di Mara),
    intriso di timo marino
    garganico,
    Marta mi ha fatto
    incontrare Leonard:
    la sua Giovanna (1)
    cavalcava fra fiamme
    verso il vestito bianco
    di un amore imprevisto.
    Vivevo il mio “annus horribilis”,
    Leonard,
    sperso lungo notturni solitari
    sospesi fra la luna
    e l’autostrada,
    pellegrinando
    fra visi di ragazze
    desiderate, amate,
    respinte o respinto.
    Proprio allora,
    Leonard,
    sono inciampato
    nella tua valanga (2),
    lenta e travolgente:
    la sua onda lunga
    sa avvolgermi
    ancora.
    Giorgio Chelidonio – 11.11.2016

    links interpretativi :

    (1) http://www.leonardcohen.it/discografia/songs-of-love-and-hate/joan-of-arc/ + https://www.youtube.com/watch?v=ghPp8lRZG4g

    (2) http://www.infinititesti.com/2016/01/09/leonard-cohen-avalanche-testo-e-traduzione/ + https://www.youtube.com/watch?v=SQe88ybEIe8

  • Michele Licheri

    HALLELUJAH LEONARD

    Mi raccontò di Voi -Mister Cohen- un poeta americano
    Là nell’isola di Hydra Jack mi disse di trovarsi bene
    Estremi tramonti e magiche albe
    Illuminavano la giovinezza
    Non pochi brindisi oppure semplice follia
    Alimentò la pretesa dello scrivere
    Si partorì un romanzo non poche poesie
    Quali liriche ancora restarono impigliate ai moli della vita?
    Incompletezza e contraddizione fanno l’uomo
    Anche colui che erra creativo cade in tentazione
    Ma ciò che conta è tendere “verso oltre”
    Alla scoperta dell’altro/a che
    Poi si realizza nella scoperta di se stessi
    E quando tu sai
    O ti riscopri misericordioso
    E’ già tardi.
    Erano gli anni settanta delle “arene turbolente” Mister Cohen
    Quando sentivo di essere meno mortale
    E più marinaio d’oggi viaggiavo vagavo cercavo
    Alla ricerca di un’ipotetica barricata decisiva
    Che potesse dare una sterzata alla mia vita
    Labbra illusorie confondevano la mia idea d’amore
    Non so esattamente quale rotta tenne a dritta il timone
    Ma i veleni che oscurarono la mia notte
    Non sortirono effetto catatombico
    O scrissero epitaffi
    “L’amor proprio” prevalse
    E così l’amicizia
    Che tutto sana e disgela
    Dando un senso alla vita ancora.
    Non ho acquisito il nirvana né padroneggio Torah o Vangelo
    Ma celo in me un ricordo
    Piacevole e rivelatore
    “Un libro” con i testi di un song-writer canadese
    Che il mio amico Antonio condivise con me.
    Ascoltai alcune ballate dalla sua voce
    Ebbi in dono non poche traduzioni
    I dischi di quelle scarne note li scoprii in seguito
    E quella musica oscura grave prese a traversarmi
    E tuttora dura.
    Hallelujah Mister Cohen!
    Nel Vostro volto si specchia la mia epoca
    Vedo il tempo trascorso
    I sorrisi negati
    Ho coscienza del non detto
    Sono forse un uccello sul filo?

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