ricordo di Muhammad Ali, splendido disertore
che volava come una farfalla ma pungeva come un ape
in bottega, qui, avevamo ricordato il suo rifiuto di andare in Vietnam e anche il poeta:
il Blog di Daniele Barbieri & altr*
che volava come una farfalla ma pungeva come un ape
in bottega, qui, avevamo ricordato il suo rifiuto di andare in Vietnam e anche il poeta:
IL POEMA POETICO DI ALI SULLA RIVOLTA DELLA PRIGIONE DI ATTICA
Ali immagina di essere nei panni di un prigioniero nero nella prigione di Attica che riceve l’ultimatum ad arrendersi da parte di un secondino bianco. La sua risposta è in questa dozzina di terzine, che Ali definisce un “poema poetico”:
better far from all I see
to die fighting to be free
what more fitting end could be?
better surely than in some bed
where in broken health i’m led
lingering until i’m dead
better than with prayers and please
or in the clutch of some disease
wasting slowly by degrees
better than of heart attack
or some dose of drug i lack
let me die by being black
better far that i should go
standing here against the foe
is the sweeter death to know
better than the bloody stain
on some highway where i’m lain
torn by flying glass and pane
better calling death to come
than to die another dumb
muted victim in the slum
better than of this prison rot
if there’s any choice i’ve got
kill me here on the spot
better far my fight to wage
now while my blood boils with rage
lest it cool with ancient age
better vowing for us to die
than to uncle tom and try
making peace just to live a lie
better now that i say my sooth
i’m gonna die demanding truth
while i’m still akin to youth
better now than later on
now that fear of death is gone
never mind another dawn.
(traduzione in italiano)
«La libertà adesso.
Meglio di tutto, da quel che vedo
è morire combattendo per la libertà in cui credo,
una fine migliore io non la prevedo.
Meglio che farlo stando in un letto
e in salute malconcia sentirmi protetto
mentre la morte mi fa il suo lavoretto.
Meglio che dire preghiere addolorate
deteriorando in una malattia dalle grinfie accigliate
per andarmene via pagando le rate.
Meglio che un male venereo
o dipendere da una droga per sentirsi vero,
lasciatemi morire da nero.
Meglio assai che fare il contrario
è stare qui e combattere un avversario,
è il modo migliore per abbassare il sipario.
Meglio che lasciare sangue coagulato
su di un’ autostrada anonima abbandonato,
da pezzi di vetro e di ferro lacerato
Meglio invitare la morte
che vivere altre vite smorte
e fare del ghetto la solita sorte.
Meglio che stare in prigione riposto
ad altro destino voglio esser sottoposto,
assassinatemi sul posto.
Meglio la lotta che rafforza
e adesso mentre il mio sangue ancora non smorza
lasciare che si rinnovi in me l’ antica forza.
Meglio morire di una morte violenta
che dar retta a quanto lo Zio Sam inventa,
che vivere una bugia per un pizzico di pace spenta.
Meglio sapermi fedele al mio vero
morire esigendo che le cose sian per davvero
perchè morendo giovane io mi avvero.
Meglio farlo adesso che di rimessa,
che vivere una vita dalla paura della morte oppressa –
la prossima alba non mi interessa.»
qualcosa in rete:
Ali faceva allenamenti aperti al pubblico pagante, e donava il ricavato a ospedali per bambini. C’era la coda di gente che voleva vederlo fare il vuoto sul ring.
A volte improvvisava corse all’ aperto e se c’erano scuole Ali poteva ritrovarsi attorno 30, 40 bambini che correvano con lui e il loro numero aumentava man mano che correva. La famosa scena di Rocky fu ripresa da questo aneddoto, così come lo stesso personaggio di Rocky fu ispirato da un incontro di Ali.
Ogni tanto Ali organizzava gare di corsa fra i bambini e c’erano premi per tutti anche per chi perdeva.
Prima dell’ incontro con Foreman Ali visitava ospedali di bambini gravemente malati, come sua abitudine.
Ali si intrattenne in particolare con uno di loro di nome Jimmy che diceva sempre di volere conoscere Muhammad Ali. Così Ali andò da lui e ci parlò. Il bambino gli chiese se avrebbe battuto George Foreman. Allora Ali prima di andare via gli regalò una foto e gli disse “io ora devo andare e ti dico che io batterò George Foreman. Così come io batterò George Foreman, tu batterai il cancro hai capito?”
Due settimane dopo l’incontro con Foreman, Ali venne a sapere che quel bambino era terminale, e nel giro di tre ore Ali era in quell’ ospedale a rivedere ancora quel bambino. Si sedette sul letto accanto a lui e gli disse “Ho fatto quello che ti ho detto ho battuto George Foreman. Adesso tu batterai il cancro hai capito?”
Il bambino sorrise e gli rispose “No campione. Io invece andrò a vedere Dio, e quando lo incontrerò gli dirò che io sono amico tuo.”
Nella stanza cadde il silenzio.
Ali abbracciò il bambino e se ne andò con i suoi accompagnatori.
Durante le tre ore del viaggio di ritorno nessuno parlò.
http://www.fullposter.com/snippets.php?snippet=470&cat=657
http://contropiano.org/altro/2016/06/04/ali-la-rivolta-fatta-arte-080011
grazie Francesco per il post e per il resto.
Oggi “il manifesto” dedica – giustamente – 4 delle sue poche pagine a Mohamed Alì. Fra l’altro c’è una bella vignetta di Mauro Biani (che qui in “bottega” amiamo molto) e un post dove Gianni Minà ricorda una sua frase, lapidaria e geniale, del 1967: «Il progetto è che i Bianchi mandino i Neri a combattere i Gialli per proteggere un Paese che hanno rubato ai Rossi». Sì, volava come una farfalla e pungeva come un’ape.
grazie Francesco e tutti.
copio la poesia sul mio fb
qualche altra citazione di Muhammad Ali:
“Non credo di essere bello. Ma che valore ha la mia umile opinione contro quella che invece dichiara lo specchio?”
“L’islam non è odio: Dio non sta con gli assassini.”
“L’amicizia è la cosa più difficile al mondo da spiegare. Non è qualcosa che si impara a scuola. Ma se non hai imparato il significato dell’amicizia, non hai davvero imparato niente.”
“Un uomo che a cinquant’anni vede il mondo come lo vedeva a venti ha sprecato trent’anni della sua vita.”
“Ero così veloce che avrei potuto alzarmi dal letto, attraversare la stanza, girare l’interruttore e tornare a letto sotto le coperte prima che la luce si fosse spenta.”
e poi dice George Foreman:
«Probabilmente il miglior pugno dell’ intero combattimento non fu mai sferrato. Muhammad Ali, mentre stavo andando giù, lo vide che io stavo cadendo. Ordinariamente ne approfitti per finire l’avversario. Io lo avrei fatto!
Lui era pronto con la mano destra a colpirmi mentre cadevo… ma non lo fece.
E questo fu ciò che mi fece capire che lui è stato il più grande pugile che io abbia mai affrontato.»
«Eravamo a Salt Lake City io e Muhammad Ali e stavamo dando delle esibizioni. Una mattina mentre facevo una passeggiata con il mio staff incrociammo con mia sorpresa proprio Ali e lui mi disse: “Ehi George vedo che sei pronto ti vedo con un passo bello atletico, si capisce che sei in gran forma”. Io lo salutai a mezza bocca. Lui continuò a dirmi cose carine, ma io no. Avevamo firmato per combattere e pensai che non sarei certo stato gentile con lui.
A un certo punto gli dissi che mi piaceva la sua maglietta e senza che chiedessi se la sfilò di dosso e me la regalò. Ma tutto quello a cui io riuscivo a pensare era solo io ti batterò. Oggi è il suo compleanno e io ho pianto, perchè lui non mi ha mai odiato; lontano fino a quando io posso ricordare lui mi ha sempre offerto la sua amicizia. Anche voi potreste conoscere qualcuno che cerca ogni volta di essere in buoni rapporti con voi, bhe guardateli in faccia e siate gentili adesso che ancora potete. Non sprecate il tempo a tenere il muso & risponder male. Restituite un po’ di amore, non vergognatevi di farlo, perchè io mi vergogno di non averlo fatto.» (George Foreman)
Grazie Francesco per la splendida traduzione, oggi più che mai attuale. Irripetibile personaggio.