«RIFF RAFF»

Chief Joseph racconta il film di Ken Loach che uscì in Italia il 25 ottobre 1991

Stevie, un giovane operaio di Glasgow uscito dal carcere per furto, trova lavoro in uno dei tanti cantieri proliferati nella Londra della restaurazione economica dell’ultimo governo Tatcher. Qui incontra un piccolo mondo disperato e ironico, volgare e capace allo stesso tempo di gesti di solidarietà. I compagni di cantiere sono di varia provenienza: alcuni di colore e, fra tutti, si distingue Larry, sempre pronto a preoccuparsi per gli altri. Trovato un alloggio abusivo grazie ai nuovi amici, Stevie incontra fortuitamente Susan, aspirante cantante di scarse qualità: nasce così una relazione che procede con momenti di tenerezza e accesi contrasti. Nel frattempo Larry paga con il licenziamento il suo tentativo di far applicare le norme di sicurezza mancanti nel cantiere. Poi muore la madre di Stevie e lui va in autostop a Glasgow per assistere ai funerali. Al ritorno scopre che Susan è tossicomane e, convinto da una analoga esperienza familiare che non ci sia nulla da fare, la scaccia, resistendo ai tentativi di lei di riprendere il rapporto. Al cantiere intanto un operaio che usa il cellulare del capomastro per parlare con la madre viene scoperto: si scaglia contro il capo e viene arrestato. Il nero Desmonde scivola per le insufficienti misure di sicurezza e, nonostante il tentativo di Stevie, si sfracella al suolo. A questo punto Stevie, con l’aiuto di un compagno, brucia l’edificio che stavano ristrutturando.

Commento

Lo scenario è quello di un cantiere alla periferia di Londra. I personaggi sono bianchi di diversa gradazione, neri e, soprattutto, disperati, un aggettivo che li accomuna tutti. Il lavoro, tanto per cambiare, è duro e faticoso. L’orizzonte non va al di là della strada. Però c’è il tempo di innamorarsi, anche se della persona sbagliata, c’è la voglia di sognare terre calde e lontane e naturalmente c’è la morte che, per alcune persone, potrebbe costituire quasi una sorta di liberazione. Ma il fatalismo viene rifiutato e l’incendio del cantiere rappresenta il vero epilogo di liberazione. Si tratta di uno dei rarissimi film sul mondo del lavoro manuale che non affronta il tema con lo stile delle peggiori commedie all’italiana e non affonda sul melodramma sentimentaloide lacrimevole. Ken Loach si muove in una prospettiva diversa, utilizzando il sarcasmo in luogo dell’umorismo idiota e si serve di un linguaggio che non permette al cuore di fare rima con amore. La vita nel cantiere viene presentata attraverso un uso della cinepresa quasi simile alla candid camera. L’occhio della macchina spia la vita di questi uomini e ci presenta la loro quotidianità: gli scherzi grossolani e volgari con dialoghi mutuati dagli scaricatori di porto. Non si scade mai nella farsa, nell’appesantimento del racconto perché la cinepresa si sposta, molto agilmente, da una situazione all’altra, badando a non farsi mai sorprendere dai personaggi. Ne esce così un prodotto che non è un grido di battaglia e neanche una denuncia ma il tentativo, pienamente riuscito, di mostrare che i luoghi deputati per la rappresentazione filmica non sono solamente le hall degli alberghi o le mansarde della borghesia. «Riff Raff» è un film fresco e sorretto da una buona sceneggiatura, scorre piacevolmente, catturando lo spettatore senza sfociare nella catarsi o nella suggestione. Ci si rende conto che sotto questo piacevole vestito c’è un corpo vero da scoprire. E’ questo l’aspetto di maggior interesse della pellicola che ci sbatte in faccia crudamente una quotidianità fatta di difficoltà, impedimenti e frustrazioni. Si ha quasi l’impressione che, a ogni scena, in ogni sequenza, un immaginario suggeritore ci chieda particolare attenzione perché gli scherzi pesanti, le frasi volgari raccontano di esseri umani che disperatamente cercano di rimanere a galla. La volgarità non dipende dai termini usati, ma dalla capacità o meno di stabilire e vivere la relazione – che può essere vera o falsa – con gli altri esseri umani.

Regia: Ken Loach

Interpreti: Robert Carlyle, Emer MacCourt, Jim R. Coleman, David Finch, Garrie J. Lammin, Dean Perry, George Moss

95 minuti

Gran Bretagna 1991

COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottegasicurezza, lavoro manuale, edili,

 

Redazione
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