«Robot»: numero 68…

…ma occhio anche alle due note su «qlfcis» e su Farmer
E’ sempre un piacere quando arriva «Robot». Come ho più volte detto è l’unica rivista (racconti, articoli, rubriche) italiana che – non per caso la fondò e diresse Vittorio Curtoni – sa scovare perle perdute e fiutare talenti nuovi, attizzare polemiche necessarie, ragionare senza paraocchi di scuderie o familismi.
Nel numero 68 (9.90 euri per 192 pagine) spicca Ursula Le Guin, che quasi sempre avvince, figuriamoci quando è in forma come qui. «Solitudine» è premio Nebula 1996, dunque non recentissimo: davvero uno dei più bei racconti di fantascienza antropologica che io abbia letto. «Solitudine» vale la fatica di trovare «Robot» e magari abbonarsi (costa assai meno se scegliete – su www.delostore.it – la versione digitale). Per chi non conosce la Le Guin c’è una utilissima nota introduttiva di Salvatore Proietti.
E’ interessante l’idea dei 20 micro-racconti di 20 autori (le autrici per la verità sono 9 ma l’italiano “classico” volge tutto al maschile) a partire dal romanzo «Mondo9» di Dario Tonani – già segnalato qui in blog – che in questo numero è presente anche con il racconto «Schiuma rossa». A mio avviso gli altri tre racconti di questo numero (e particolarmente la riproposizione di «Il falcone marziano» di Diego Gabutti e Riccardo Valla a scimmiottare Dashiell Hammett in una ucronia dove il fascismo mussoliniano conquista nientemeno che gli Usa) hanno un sapore incerto: belli gli spunti iniziali ma poi si perdono nella routine.
Nella parte critica c’è fra l’altro un bel ricordo di Cyril Kornbluth, scritto dal suo ex “socio” Frederik Pohl, e un breve, commosso addio a Riccardo Valla firmato da Vittorio Catani. Aggiungo il mio cordoglio per Valla: nei rari incontri avuti con lui mi è sembrato davvero una bella persona. Ed è proprio un saggetto sfizioso quello di Valla sul «viaggio spaziale nella prima fantascienza» che «Robot» recupera dal suo intervento in un convegno organizzato nel 2011 dall’Agenzia Spaziale Italiana. Nelle rubriche (sempre ben fatte) stona invece i «Figli di coccola» di Enzo Verrengia: quante banalità in poche pagine; nella tradizione di «Robot» ci sono furibonde polemiche su ogni argomento ma Verreggia è a un livello argomentativo e persino di scrittura sotto zero.

Ah, se vi soffermate in seconda di copertina c’è una pubblicità interessante: due belle copertine annunciano i nuovi libri di Mauro Antonio Miglieruolo («Memorie di massima sicurezza») e di Fabrizio Melodia («Canto l’uomo d’acciaio) che sono entrambi amici di «qlfcis» (quel losco figuro che io sono) e oltretutto spesso qui nel blog. Rischiando dunque un doppio – anzi triplo, perché ho collaborato a far nascere questi libri – conflitto d’interesse vi consiglio questi e-books (che presto recensirò): andate su www.gz-editori.it per acquistarli o per avere altre info.
Due parole infine sull’Urania Collezione 124 ovvero «Lord Tyger» – del 1970 – del vulcanico Philip Farmer che sarà in edicola ancora per qualche giorno (280 pagine per 5,90 euri). Choccante all’epoca ma invecchiato a rileggerlo oggi. Però Farmer è sempre piacevole e un Tarzan così… difficilmente vi ricapiterà.

Redazione
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