Roccabianca: acqua “obbligatoria” nell’orario scolastico

Lettera aperta di VITO TOTIRE a chiunque interessato

Da un paio di mesi stiamo seguendo una vicenda singolare che si dipana nel comune di Roccabianca. Singolare in senso metaforico in quanto già verificatasi ad Agliana e a San Lazzaro di Savena.

Il toponimo Roccabianca farebbe pensare ad un sito salubre, bucolico e immacolato ma purtroppo non è così. Entriamo dunque nel dettaglio di una vicenda che va considerata su due versanti: quello della salute e quello pedagogico.

Ogni persona ha evidentemente il diritto di scegliere l’acqua che beve e il cibo con cui si alimenta. Questa considerazione pare però non condivisa da alcune istituzioni di Roccabianca che stanno invece tentando di imporre quella che in altri siti è stata definita – con termine tra il feudale e il patetico- “l’acqua del sindaco”.

L’obbligo di imporre l’acqua del rubinetto è assurdo. Per questi motivi:

  1. In linea di principio nega la libertà di scelta;
  2. Non facendo noi il “tifo” a priori per l’acqua oligominerale, diciamo però che le acque devono essere oggetto di valutazione comparata del rischio; ognuno userà per la valutazione i parametri che considera adeguati;
  3. Per fare una valutazione comparata in maniera esaustiva occorre che siano a disposizione informazioni e dati completi; non bastano le “rassicurazioni” di chi asserisce che vengono rispettati «i parametri di legge». Questi mitici parametri sono frutto di mediazioni, compromessi, decisioni arbitrarie ecc.; infatti per “legge” sarebbe potabile anche un’acqua che dovesse contenere 9.9 microgrammi di organoalogenati di origine industriale! La trielina, classificata dalla IARC – cioè International Agency for Research on Cancer – in Lista I sarebbe dunque «potabile» se la sua presenza non superasse i 10 mcg per litro (in assenza di altri clorurati industriali);
  4. Certo i dati che abbiamo sugli organo-alogenati di origine industriale depongono per una presenza (nel 2015 e 2017) di tetracloroetilene inferiore a 1 mcg; certo sappiamo che abitualmente il tetracloroetilene è la sostanza clorurata maggiormente dispersa e presente; ma la trielina (tricloroetilene) è stata monitorata? E il tetracloruro di carbonio? E comunque chi può imporre un’acqua con 0.5 mcg. di tetracloroetilene a chi invece preferirebbe tetracloroetilene zero, considerato che questo solvente è classificato dalla IARC come 2B , vale a dire «possibile cancerogeno»? Che vi sia presenza di sostanze clorurate nei pozzi di Priorato è peraltro di dominio pubblico; i pozzi ASCAA-Priorato-Fontanellato (080340151) sono citati in una delibera regionale del 19.5.2017 come soggetti a «potenziale inquinamento»; da altre fonti si può dedurre che non deve trattarsi di quantità irrisorie di inquinanti, che si sono dovuti allestire filtri a carboni attivi e che si sono realizzati pozzi/barriera (2017) a causa della presenza di sostanze clorurate nelle falde;
  5. L’amianto: qui c’è il massimo della rimozione, purtroppo psicologica mentre è da preferire la rimozione fisica delle tubazioni; affronteremo in altra sede il tema generale; né la questione si chiuderebbe se “fortunosamente” il campionamento che è stato annunciato (a Bologna di fatto dal 1999… non c’è fretta?) dovesse essere «negativo»; infatti l’amianto non viene dismesso in maniera regolare ma a tratti; quel che risulta è che: a Roccabianca esistono 260 metri di condutture in cemento-amianto! Per noi questi 260 metri sono da bonificare immediatamente; ma a monte di Roccabianca ne esistono altri 40 km. Amianto crisotilo o anche anfiboli? Mistero. Davvero qualcuno vorrebbe ancora insistere sulla “acqua del rubinetto obbligatoria” ? Facciamo un esempio: un amico vi invita a cena, voi accettate; poi vi dice: uso piatti in cemento-amianto! Non vi parrebbe prudente rispondere: «andiamo in pizzeria…pago io»? Oppure chiedereste di monitorare la presenza di amianto boccone per boccone?
  6. I pozzi di Priorato: siamo in attesa di informazioni sui riscontri analitici dettagliati che abbiamo chiesto all’Arpa e alla Regione Emilia-Romagna; quali sono gli inquinanti a cui fa riferimento la nota delibera regionale del 2017 sui siti inquinati? Da fonte diversa dalla delibera abbiamo appreso – come detto sopra – che si tratta di sostanze clorurate; quali rimedi o filtri sono stati adottati oltre a quelli prima citati? ovviamente installare filtri a carbone attivo è meglio che non installarli (averli installati è opera meritoria anche se dovuta) ma questi filtri vanno manutenuti, possono intasarsi, possono produrre e accumulare al proprio interno cariche batteriche; pare sorprendente che cittadini e/o genitori di bambini piccoli possano fidarsi più di fonti che non hanno bisogno di simili protesi filtranti? L’Arpa ci consiglia di chiedere l’accesso agli atti. Incredibile! Questi dati dovrebbero essere diffusi “sua sponte” dalla istituzione sanitaria pubblica senza frapporre ostacoli burocratici; comunque analizzeremo più dettagliatamente i dati quando magnanimamente ci verrà “concesso” di acquisirli.

Dal punto di vista pedagogico:

  1. Ci risulta “tollerata” la possibilità che i bambini possano bere acqua portata da casa ma devono farlo in certe condizioni e con certe restrizioni ;
  2. Questo metodo è da respingere: da Montessori a Tolstoj ,tutti i pedagogisti del modo si rivolterebbero nella tomba se sapessero… Noi auspichiamo che a tutti i bambini venga riservata l’acqua migliore (fatte appunto le debite valutazioni del rischio tra le varie fonti) ma se le istituzioni non adottano la prassi di azzerare certi rischi oncogeni (per l’infanzia!) quantomeno non devono interferire e lasciare che i genitori assumano le loro decisioni senza pretendere che venga imposta ai bambini la cosiddetta “acqua del sindaco” (espressione infelice ma rivelatrice…del degrado politico e culturale a cui siamo giunti).

Premessa alle conclusioni.

Abbiamo inviato al signor sindaco una pec il 29 ottobre; nessuna risposta;

Abbiamo chiesto informazioni al dottor Zilioli, il 14 ottobre, sollecitando il 6 novembre: nessuna risposta.

Però non c’è alcuna polemica: il dialogo resta aperto.

Abbiamo appurato dalla Ausl soltanto che, negli ultimi anni, non ci sono stati interventi di riparazione su cemento-amianto nel comune di Roccabianca (ma prima e/o altrove invece risulta di sì: fonte Emiliambiente)

Tutti i dati in nostro possesso, al momento, sono fonte Emiliambiente. Nessuno di fonte Ausl-Arpa- Regione (arriveranno?); i dati disponibili sugli organo-alogenati non di provenienza industriale sono limitati al 2018 con 1 campionamento per diverse sostanze; 3 per il 2006; tre per il 2007; tre per il 2008; auspichiamo di ricevere anche i dati relativi al periodo 2008-2016. Allo stato attuale delle nostre conoscenze il livello dei singoli organo-alogenati non industriali è alquanto contenuto; i picchi maggiori hanno riguardato il bromoformio 1 mcg nel 2018 e 3.2 mcg. nel 2006; vista la situazione in Italia e in E-R, per i dati disponibili, possiamo ribadire appunto che sono alquanto contenuti salvo che: a) sono raccolti dal gestore e occorre confrontarli con quelli dell’organiodi vigilanza; b) sono relativi solo ad alcuni anni; il livello delle sostanze clorurate di origine industriale è contenuto entro 0.5 microgrammi ma abbiamo dati relativi soltanto al tetracloroetilene e solamente per il 2015 e il 2017.

Non abbiamo dati su pesticidi e sul glifosato; non abbiamo dati sui metalli pesanti.

In verità non dobbiamo cercare “tutto” ma quello che, previa conoscenza del territorio, è congruo monitorare; fondamentale dunque occorre acquisire i dati relativi ai pozzi di Priorato.

Dati sull’amianto non ne esistono, tuttavia, qualora anche il ventilato prossimo campionamento dovesse risultare negativo (analizzato con che tipo di microscopio? la domanda è retorica ma approfondiremo successivamente) il problema non sarebbe risolto. In tutti i siti presi in esame nel mondo è frequentissima infatti la alternanza tra negativi e positivi; quello che sarebbe dirimente per l’amianto è la bonifica delle reti e non certo un campionamento una tantum.

CONCLUSIONI

Dobbiamo invitare a non persistere o meglio dobbiamo diffidare chicchessia dall’insistere nella perniciosa prassi di asserire o anche solo insinuare che bere “l’acqua del rubinetto” sia obbligatorio.

Nell’ultimo secolo di storia in Italia, se facciamo l’eccezione dei farmaci in regime di “tso”, è esistito un solo liquido obbligatorio: l’olio di ricino .

I bambini devono sapere che sulle caratteristiche delle acque ci sono opinioni diverse (Robert Musil, «L’uomo senza qualità») e non devono essere abituati alla (cieca) obbedienza (Lorenzo Milani ce lo ricordò).

Chi ritiene di potersi fidare a priori dell’acqua del rubinetto (ci dispiace per lui) si comporti di conseguenza senza imporre nulla agli altri.

Pare strano dover affrontare questioni simili nel territorio della provincia di Parma dove si è consentito (anche se non a Roccabianca) di coltivare cave di ofioliti anche dopo la legge 257/92 , “tanto l’amianto delle pietre verdi era innocuo”. Ora accade di constatare (vedi dati epidemiologici di Borgo Val di Taro, per fare un esempio) che quell’amianto cavato «a norma di legge» (secondo le istituzioni unanimi) non era affatto innocuo, forse neppure per chi ha insistito a tenere le cave aperte per i suoi interessi economici o per crassa ignoranza.

Questa missiva, al momento, viene inviata al sindaco, al presidente della Regione E-R, al Difensore Civico regionale ma è indirizzata a chiunque interessato .

Non possiamo escludere – qualora il problema non venisse risolto immediatamente (come è successo a Agliana e a Lazzaro di Savena) – di rivolgerci ad altre istanze istituzionali a partire (se i genitori di Roccabianca lo riterranno congruo) dalla Corte europea per i diritti dell’uomo.

Salvo che la azienda “Serenissima” – a cui ci rivolgiamo – senza mediazioni (visto che a volte la politica istituzionale è più zavorra che garanzia di diritti) non assuma la equa e lungimirante iniziativa di garantire acqua oligominerale (controllata) a tutti, cortesemente, in bottiglie di vetro, in modo da evitare anche insinuazioni strumentali; e sarebbe una decisione coerente con il nome dell’azienda.

Bologna, 19.11.2018

Vito Totire è presidente AEA, l’Associazione esposti amianto e rischi per la salute

LA VIGNETTA – scelta dalla “bottega” – è di Altan.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *