Rotas Sator o, se preferite, Sator Arepo

Dove si parla: di Nino, artigiano giocherellone; del libro «Il quadrato magico» (in edicola) di Rino Cammilleri e di catto-integralisno; di misteri e giochi a go-go (*)

«Annoda l’alluce e culla la donna» mi disse a Trevi – convegno Cem – Nino, un artigiano giocherellone, mentre costruivamo insieme un “museo della talpa” (ma questa ve la racconto un’altra volta). Se non restate ammirati da «Annoda l’alluce e culla la donna» forse

avete bisogno di un “ripasso”. Cosa vi dice «I topi non avevano nipoti»? 30 secondi: tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac tic-tac… Vagate nel buio? Sono frasi palindrome, ovvero si possono leggere da destra a sinistra come all’opposto. Il mio amico Giorgio mi dice che ve ne sono di bellissime sull’inserto domenicale de «Il sole-24ore».

Ancora mi stavo godendo «Annoda l’alluce…» che in edicola mi imbatto in «Il quadrato magico» (278 pagine a 7,90 euri, con «Il corriere della sera» o preferibilmente senza) di Rino Cammilleri; sottotitolo «Un mistero che dura da 2mila anni». Il disegno in copertina è per me illuminante. Compro e leggo.

A mio parere la prima parte è interessante, anzi affascinante per chi non conosce la questione del «rotas sator» mentre la seconda è via via sempre più pallosa.

Aperto da «quattro cerchi giugne con tre croci» di Dante Alighieri e da una prefazione di Vittorio Messori, il libro di Cammilleri decolla su una scoperta (fatta nel 1936) «negli scavi di Pompei». Ma attenzione: il «quadrato magico» in questione, o sue varianti, si trovano un po’ ovunque: «sul pavimento della sacrestia della pieve di Tremori ma anche a Capestrano, a Magliano, in una chiesa di Verona, in diversi edifici sacri medievali francesi e inglesi […] in Egitto e in Abissinia […]» nell’isola scandinava di Gotland […] su un muro della cattedrale di Siena, a Budapest, in Asia Minore, nell’antica Corium […] a Modena, a Montecassino […]».

E’ il «Sator quadrat» come dicono alcuni, un «quadrato magico». Come subito spiega l’autore bisogna fare i conti con misteri e strane lingue (a partire da un latino forse contaminato) ma anche con «acrostici, omofonie, indovinelli, palindromi»: insomma Nino, è roba per te. Del resto di quadrati magici (alfabetici o numerici) la storia è stra-piena: passate in biblioteca e consultate «L’enciclopedia dei giochi» di Giampaolo Dossena.

Ma esattamente cosa si trovò a Pompei? Questa sequenza:

ROTAS

OPERA

TENET

AREPO

SATOR.

In altri casi il giochino era lo stesso ma sottosopra, dunque:

SATOR

AREPO

TENET

OPERA

ROTAS.

Significa? Qui iniziano i problemi perché le traduzioni sono infinite: a mo’ di esempio guardate le 34 possibili interpretazioni che Cammilleri elenca fra pagina 65 e 68. Se ognuno se la “tira” è (ir)-ragionevole che usiate il quadrato magico per «un incantesimo contro il morso dei serpenti» come per qualche rituale di parto… In base all’effetto placebo e al caso può darsi che il quadrato magico (ma anche il corno di rinoceronte) vi sia d’aiuto. Così tutte e tutti vi cercano – e trovano – un aiuto o un tornaconto: perfino la Nestlè, per dire un’orrida multinazionale, o scrittori vari.

Divertente l’inizio del libro e dotto. Poi peggiora a vista d’occhio.

A mio avviso Rino Camilleri va del tutto fuori tema, allunga il “brodo”, risulta vago nelle date e nelle citazioni ma soprattutto è troppo sicuro di sé nei giudizi: quando sentenzia «l’unico modo possibile», la spiegazione certa o quasi, il “non può che essere così” … io vorrei – come san Tommaso – dire «ne dubito». E parlando di “giochi” mi piacerebbe che Ennio Peres, o qualche altro esperto, smontasse le molte forzature. Anche le certezze religiose dell’autore sono (all’inizio compatibilmente con il tema in questione ma poi dilagano all’Universo tutto) arroganti; del resto Cammilleri collabora con «Il giornale» e ha scritto per rivalutare l’Inquisizione nonché Nicolas Eymerich onde evitare che la gioventù desse retta alle “cattiverie” dei romanzi di Valerio Evangelisti. E proprio Evangelisti scrisse – nel ’97, perciò due anni prima di questo «Il quadrato magico» – il bellissimo «Cherudek» un romanzo dove il «sator rotas» (o il «sator arepo» se preferite) è collegato agli «orrori da investigare»; c’è perfino la spiegazione, che tanto piace a Cammilleri, dei due «Paternoster» in forma di croce con due alfa e due omega a racchiuderli. Ma si guarda bene Cammilleri dal citare «Cherudek».

Non solo il libro diventa noioso ma assume i caratteri dell’ossessività: ecco «chiarissimi simboli trinitari» e croci ovunque (anche dove non ci sono), ipotesi campate in aria (persino sulla poesia «’A livella» di Totò), deliri numerici che hanno poco a fare con la matematica, divagazioni (Greta Garbo e lo zodiaco). In definitiva molta confusione e un cattolicesimo integralista con l’obiettivo di portarci verso la conclusione definitiva, l’ultima verità: questo meraviglioso quadrato è cristiano. Tutte le altre «coincidenze» o stranezze – spiega Cammilleri nell’ultimo paragrafo – se esistono sono «coincidenze “guidate” da Colui che dispone tutte le coincidenze e le indirizza secondo il suo progetto». Il quadrato non è magico, ma divino. Fine dei giochi.

PS: E’ sfuggita a Cammilleri (ah l’inconscio, che bestiaccia) una critica alle ambiguità dei cattolici con questa frase – stupenda e secondo me fondatissima – del teologo protestante Karl Barth: «La malattia mortale del cattolicesimo è il suo diabolico et, è il suo maledetto etiam, l’anche contro la radicalità del solus». E io ho subito pensato a Walter Veltroni che sul «e anche» costruì il suo disastro politico. A mio modo di vedere la linea politica del Pd è un mistero ben maggiore del “quadrato magico” ma questo è ovviamente un altro discorso.

(*) Della serie «La matematica come un romanzo» ho parlato altre due volte (di recente) in blog; di Ennio Peres, come pure dell’inquisitore Nicholas (o Nicolau) Eymerich – protagonista di alcuni romanzi del ciclo di Valerio Evangelisti – ho scritto un paio di volte (sempre troppo poco). Quanto ai “gio-gio”, ovvero gioiosi giocatori, sono sempre ben accolti in codesto blog. Alla prima occasione vi racconto di «Dixit» e magari anche di «Warri». A s/proposito, sono disponibile a insegnare giochi vecchi e nuovi, italiani e non, a grandi e piccoli; ma anche – sia chiaro – a impararne. (db)

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