Russia, Paralimpiadi, Olimpiadi, Wada… nel merito dei fatti

Recensione al libro di Enrico Vigna

di David Lifodi

“Una vasta percentuale della popolazione mondiale non si preoccupa più della verità, non è più in grado di distinguere la verità dalla menzogna o, per essere più precisi, la realtà della finzione. Dopo tutto, se verità e menzogna vengono poste sullo stesso piano e la verità non conta più niente, che differenza fa?” Questa riflessione, dello scrittore e giornalista spagnolo Javier Marias, apre il libro Russia, Paralimpiadi, Olimpiadi, Wada… nel merito dei fatti (Edizioni La Città del Sole, 2017), curato da Enrico Vigna e dedicato a raccontare come le massime istituzioni sportive abbiano fatto in modo di vietare agli atleti russi la partecipazione ai Giochi olimpici e paralimpici di Rio de Janeiro 2016.

Ancora una volta, a livello olimpico, ha assunto un ruolo determinante la politica, con buona pace dell’etica sportiva. Enrico Vigna si è basato esclusivamente su un lavoro di ricerca che lo ha portato a consultare una serie di documenti inediti in Italia da cui è emersa la volontà, a livello internazionale, di estromettere la Russia da Olimpiadi e Paralimpiadi. È ovvio che l’autore sostenga una necessaria punizione per tutti gli atleti coinvolti in casi di doping, come del resto il Comitato olimpico russo ha sanzionato coloro che hanno fatto uso di sostanze dopanti, ma il cosiddetto rapporto McLaren sui sistemi utilizzati in Russia per coprire l’utilizzo di farmaci vietati è stato fatto ad hoc per ridurre a soli 127 atleti la pattuglia russa alle Olimpiadi e ad eliminarla del tutto dalle Paralimpiadi.

Tra i primi a sollevare forti dubbi sulla relazione anti doping della Wada (World Anti-Doping Agency), il giornalista Fritz Morgen, che su Live Journal del luglio 2016 ha scritto: “È difficile leggere il rapporto dell’americana Wada circa il doping in Russia senza ridere, suona così folle che sembra più simile alla sceneggiatura di una commedia sui russi cattivi che ad una ricerca seria”. Accusatore del sistema doping in Russia, Richard McLaren ha scritto il suo dossier basandosi esclusivamente sulla testimonianza di un’unica persona, Grigory Rodchenkov, uomo accusato dalla stessa Wada di aver distrutto 1417 test antidoping per occultare i suoi  misfatti, rischiando di essere condannato, in prima istanza, proprio dalla giustizia russa. Inoltre il dossier McLaren, che poi ha finito per influenzare fortemente anche il Comitato paralimpico internazionale, portandolo ad escludere in toto gli atleti russi dalle competizioni sportive, è stato dettato dall’assoluta mancanza di prove concerete sul doping, richieste peraltro dallo stesso Comitato olimpico internazionale (Cio), facendo così emergere che il divieto di partecipare ai Giochi imposto alla Russia sa tanto di decisione politica più che di una sacrosanta battaglia antidoping.

Purtroppo, le Olimpiadi, e più in generale gran parte delle competizioni sportive, sono divenute da tempo terreno di caccia e lauti guadagni per le multinazionali e gli scandali sono diventati una triste consuetudine. Tuttavia, a proposito del “pagamento segreto dei funzionari degli Stati uniti a membri del Comitato olimpico internazionale nel voto per assegnare le Olimpiadi invernali del 2002 a Salt Lake City”, denunciato da Enrico Vigna, non è stato alzato lo stesso polverone, segno dell’abilità degli Usa nell’utilizzo dei Giochi olimpici per scopi politici. Le stesse testimonianze di tre cittadini russi nei confronti del loro paese sono state considerate veritiere nonostante fossero tutti coinvolti in una serie di frodi e scandali per doping a seguito dei quali hanno dovuto lasciare la Russia per rifarsi una nuova vita, assai agiata, in Occidente o negli Stati uniti. Ad esempio, la mezzofondista Yulia Rusanova Stepanova era stata colta in flagrante nel 2013 non dalla Wada, ma dalla Commissione antidoping della Russia, che l’aveva squalificata per due anni in base a “fluttuazioni del sangue nel passaporto biologico dell’atleta”. Lo stesso Grigory Rodchenkov, ex capo del laboratorio anti-doping russo, sarebbe stato colui che vendeva sostanze dopanti e, tra i suoi acquirenti, c’era, guarda un po’, Vitaly Stepanov, marito di Yulia Rusanova Stepanova. Colti sul fatto, i tre si sono messi subito al servizio degli Stati uniti. L’avvocato italiano dello sport Lucien W. Valloni, che ha difeso il Comitato paralimpico russo di fronte alla Corte di arbitrato per lo sport, ha dichiarato che “la decisione di sospendere gli atleti russi dai Giochi paralimpici non ha alcuna base giuridica ed è contro i diritti umani”.

Date queste premesse, si è fatta strada, in Russia, l’idea che al paese vengano sottratti i Mondiali di calcio previsti per il 2018. A questo proposito, Enrico Vigna, riportando quanto scritto da La Gazzetta dello Sport, ha evidenziato che sta cominciando ad emergere l’ipotesi di boicottare i Mondiali di calcio del 2018, un’idea che non dispiacerebbe né all’Inghilterra (che spera così di vedersi assegnare l’organizzazione della massima competizione sportiva), né agli Stati uniti. Due senatori americani, Mark Kirk e Dan Coats, insieme a tredici colleghi appartenenti allo schieramento democratico e a quello repubblicano, avrebbero infatti richiesto, tramite una lettera ufficiale alla Fifa, di far svolgere in altro luogo la massima competizione calcistica.

Tra le personalità calcistiche che hanno già rifiutato il boicottaggio l’allenatore della Germania campione del mondo, Joachim Loew, e l’ex tecnico della Spagna Del Bosque, oltre alle perplessità espresse dalla Fifa su un’azione del genere, anche se è noto che proprio all’interno del massimo organo ai vertici del calcio corrotti, faccendieri e personaggi equivoci non manchino.

Russia, Paralimpiadi, Olimpiadi, Wada… nel merito dei fatti

di Enrico Vigna

Edizioni La Città del Sole, 2017

€ 8

 

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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