Salvataggio con bombardamento

di Maria Rosaria Baldin
Mi spiace ma davvero non riesco a capire. Ci sono migliaia di persone che fuggono dalla guerra e dalla fame. Lo so, la guerra è peggio della fame. Ma alzi la mano quello di voi che sarebbe ben contento di poter comprare, con il proprio stipendio, la bellezza di un’intera baguette in un mese! Questo succede in Niger dove, chi ha la fortuna di lavorare, con tutto lo stipendio può comprare una unica baguette in un mese – da dividere con tutta la famiglia, ovviamente!

E questi che fuggono dicevo, siccome non ci sono alternative e possono solo passare il deserto e salire su una barca, si affidano a chi li può aiutare. Per gli occidentali “chi li può aiutare” porta il nome di “pericoloso trafficante di esseri umani”, per chi fugge è l’unica alternativa. E, quando non ci sono alternative, si accetta tutto: sapere che si correranno rischi… che ci saranno soprusi, violenze e vessazioni… che si rischierà di morire… Una roulette russa, questo è fuggire tentando di arrivare in Europa.

Bene, davanti a questa situazione la ricca (nonostante la crisi) e civile (almeno a parole) Europa è chiamata a mobilitarsi. Data l’età è piuttosto sorda, perché è da molto che avrebbe dovuto fare qualcosa di concreto; quella che lei chiama emergenza immigrazione/emergenza sbarchi dura da troppi anni ormai per essere ancora un’emergenza: è la normalità di chi fugge e basta.

Comunque ora sembra che abbia capito di dover agire e, attraverso i suoi vecchi e stanchi organismi (ancorché rappresentati da giovani e rampanti Alte Commissarie UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza), ha lanciato una proposta in dieci punti che parla di tutto, tranne che del salvataggio di vite umane.lampedusaSbarco

  1. Rafforzare l’operazione Triton non serve a salvare vite umane, se non in piccola parte, perché il suo scopo è il controllo della frontiera fino a 30 miglia dalle coste italiane. Questo è il motivo dell’enorme numero di morti che si sono registrati quest’anno: Mare Nostrumcome si è già detto, aveva come obiettivi: garantire la salvaguardia della vita in mare e assicurare alla giustizia coloro che lucrano sul traffico illegale di migranti.
  2. Bombardare i barconi, se non fossimo in una situazione drammatica, ci sarebbe da spanciarsi dalle risate. Come pensano queste persone di bombardare barche da pesca senza correre il rischio di ammazzare qualche pescatore o civile come effetto collaterale? Oltretutto, per bombardare si deve andare in Libia, sulla terraferma: e questa è guerra! Soprassediamo sul piccolo particolare legato ai vari governi presenti in Libia e al fatto che loro non hanno nessuna voglia di essere bombardati (ancorché per il loro bene, come facciamo sempre noi occidentali). Ma la nostra Costituzione non ha ancora un certo articolo 11 che recita: “L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali“? Su questo il segretario dell’Onu Ban Ki-moon era stato chiaro, parlando di “salvare le vite e assicurare il diritto di asilo” aggiungendo: “Non c’è una soluzione militare alla tragedia umana che sta avvenendo nel Mediterraneo. Servono canali legali e regolari di immigrazione. Più chiaro di così!
  3. Prendere le impronte a tutti, anche in collaborazione fra polizie dei vari Stati che proCamion desertovvederanno a scambiarsi informazioni sui migranti. Ma i migranti stanno facendo di tutto per non farsi prendere le impronte! Non vogliono essere identificati, almeno non in Italia, dove ottenere lo status di rifugiato è estremamente lungo e difficile.
  4. Suddivisione in quote dei profughi: l’Italia è uno degli ultimi paesi per numero di rifugiati presenti: Danimarca e Gran Bretagna si sono già sfilate e comunque parlare di suddividere 20.000 persone fa proprio ridere (lo stadio Olimpico di Roma ne tiene 70.000 di persone);
  5. Mandare indietro gli irregolari: Ma torneranno! Una, dieci, mille volte se necessario, torneranno. Torneranno perché quando si rischia la morte non si ha nulla da perdere, una, dieci, mille volte: è la roulette russa!
  6. Rafforzare le iniziative in Niger e altri paesi confinanti con la Libia. Ma sanno di cosa parlano questi? Hanno sentito come sono trattati i profughi? Sanno che le polizie di quei Paesi sono stra-corrotte che con la scusa dei controlli salgono sui camion, rubano tutto e si fanno anche pagare per farli continuare? Hanno mai sentito parlare di Agadez e Dirkou, le città nel deserto del Niger che bisogna attraversare per arrivare in Libia?Rotte dell'immigrazione Africa-Europa

Quindi, o questi davvero non sanno nulla e sparano a casaccio (cosa possibile) oppure quello che davvero vogliono è una nuova guerra in Libia – per portare democrazia, stabilizzare l’area, controllare il petrolio… E secondo me e non solo secondo me, questa cosa è altamente probabile. Però i nostri sanno che serve il mandato Onu per fare questa grandissima porcheria di guerra e quindi stanno usando i profughi per fare altro. E non è neanche il caso di pensare a cosa provocherebbe una guerra in quel territorio, con l’Isis che è entrata nella rete dei trafficanti e che controlla l’area.

Ma noi Europei davvero vogliamo questo? Allora la roulette russa la stiamo giocando noi, perché la pistola è puntata sulla tempia di ognuno di noi e credo sia il caso che apriamo gli occhi e ce ne rendiamo conto.

L’ILLUSTRAZIONE E’ DI MAURO BIANI

Maria Rosaria Baldin
Sono nata a Sandrigo, paese in provincia di Vicenza dove vivo.
 Nonostante un diploma di contabilità, mi sono sempre interessata più alla letteratura che alla matematica. 
Seguo da sempre le tematiche ambientali, le problematiche legate agli squilibri nord-sud del mondo, al consumo critico e consapevole, alla difesa dei diritti dei più deboli e alla costruzione della pace. Per quindici anni ho lavorato negli sportelli immigrazione della provincia di Vicenza. Nel 2009 la casa editrice La Meridiana ha raccolto la mia esperienza nel libro “Avanti il prossimo”. Dal 2009 gestisco il blog La Bottega delle Storie; inoltre collaboro con riviste e siti online. Organizzo percorsi di scrittura autobiografica e di raccolta di storie di vita. Mi sento in continua ricerca e penso che la spirale, con il suo percorso circolare aperto, lo rappresenti molto bene.

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