Salvini? C’è di peggio

Un vento gelido soffia in Occidente

di Antonello Boassa

Il governo gialloverde ormai si è definito. Una volta eletti leghisti e pentastellati, non si capiva bene dove l’animale politico di nuova formazione potesse andare. Grandi timori tra le file reazionarie; in particolare UE e PD con le sue filiali politiche e mediatiche (NOTA 1). E grandi speranze tra coloro che li avevano votato e tra i militanti antagonisti sprovvisti di strumenti teorici adeguati come solo una militanza politica di vecchia data e come solo una teoria dialettica raffinata poteva fornire (Marx, Gramsci, Luxemburg, Sweezy, Samir Amin…).
Ora credo che non ci siano più dubbi. Governo di stagnazione economica (o di recessione), securitario, di guerra, in continuità con i governi precedenti e con la politica di stampo coloniale della oligarchia antidemocratica della Unione Europea.

I militanti antagonisti, compresi quelli che si definiscono comunisti, devono avere chiaro che la Nato (egemonizzata totalmente dagli Stati Uniti e dal sionismo) ha una tabella di marcia precisa che non può essere né stravolta né allentata (se non tatticamente). In tale quadro va inteso un mio precedente articolo (NOTA 2) in cui definivo la Germania-Ue come matrioska del governo italico, a sua volta subordinata alla matrioska superiore, la Nato

E questa tabella deve soddisfare gli appetiti delle multinazionali (solo chiacchiere ad uso degli ingenui le varie Cop 21, Cop 24…) e dell’apparato militare dell’Occidente sempre più agguerrito. E ciò che forse per molti non è chiaro è che tale tabella ha come meta la creazione di un mondo a parte, privilegiato, un recinto impermeabile dove si possa vivere nel consumismo narcisista di massa con i servi al suo servizio esclusivo.
Un mondo che sia antagonista ai miliardi di plebei che cercano e che cercheranno di sopravvivere, sparsi in tutti i continenti.

Questa tabella è rigida (ovviamente può essere allentata dalla strenua resistenza di chi si vorrà opporre a un piano negazionista di una vita umana veramente vissuta) ma non si discosterà dagli obiettivi prefissati.

In questo funereo scenario non può essere esclusa la possibilità di una guerra nucleare non solo tattica ma anche strategica, qualora Russia e Cina non vengano addomesticate da un cambio di regime politico. Non particolarmente difficile per la Russia che ha una conduzione economica del Paese non alternativa al modello neoliberista occidentale. Più complesso appare un cambio di regime nella Repubblica popolare della Cina. Innanzitutto perché i dirigenti cinesi hanno saputo far tesoro degli errori e delle ingenuità dell’U.R.S.S. che, diventata una grande potenza mondiale, dagli anni ’70 è precipitata in una crisi ideologica e produttiva che ne hanno determinato la caduta e la presa del potere da parte di Eltsin, il Pinochet russo (NOTA 3).
La povertà assoluta in Cina colpisce 40 milioni di persone, secondo dati e studi yankees. Un miracolo economico-sociale se si pensa che solo 30 anni fa interessava centinaia di milioni di persone. Il tenore di vita della popolazione (più di un miliardo e quattrocento milioni) è decisamente migliorato, così il welfare, le abitazioni, i salari. Anche le lotte operaie e contadine sono salite di tono. Controllate ma non represse duramente come negli anni precedenti.
Le ragioni sono evidenti. Perché il potere del Partito abbia una certa stabilità non si può continuare come in Unione Sovietica, dove prima di Eltsin la morte per fame era del tutto sconosciuta ma non erano garantiti quei beni necessari, come i frigoriferi ad esempio, che avrebbero garantito una vita più agiata, come appariva nel ricco Occidente (NOTA 4).
Non solo. Era mancato un lavoro ideologico di affermazione dei valori di socialità, di solidarietà, di partecipazione alla vita politica che ha favorito una facile penetrazione dei valori borghesi del consumismo, della concorrenza spietata, dell’atomismo sociale che di fatto hanno determinato una controrivoluzione lungamente preparata dalla CIA, dai Chicago Boys, da illustri economisti borghesi quali Milton Friedman…

Il lavoro ideologico non manca invece nella Cina anche se ha messo da parte il “messaggio romantico” di Mao Tze Tung. Molto duro nelle situazioni a rischio (vedi campi di “rieducazione” nello Xinjiang) è capace di penetrazione, al di là dei controlli elettronici, nelle piccole comunità contadine e periferiche come anche nei quartieri delle piccole cittadine e delle metropoli, attraverso il sofisticato intervento dei nove partiti comunisti non ufficiali che hanno il compito, tra l’altro, di riportare ai vertici del Partito comunista ufficiale le rimostranze, le richieste, le petizioni che emergono dal basso, In un’apposita assemblea nazionale, dove confluiscono delegati dei summentovati partiti non ufficiali e delegati del Partito comunista, si ha un incontro fruttuoso dei bisogni delle masse e delle strategie della programmazione nazionale.(NOTA 5)

Più difficile perciò un colpo di stato in Cina. Più praticabile un intervento militare, ventilato del resto, già durante la presidenza Clinton. Sul piano teorico, già tempo addietro, Brzezinski (NOTA 6) sosteneva a chiare lettere che era necessario che non si affermasse in Asia un rivale che potesse mettere a rischio la supremazia statunitense nel Continente.
Le spese negli armamenti hanno raggiunto cifre esorbitanti che sono rese possibili da una valuta imperiale che può infischiarsene – fino a quando? – di deficit e di debito pubblico. (NOTA 7)
L’attacco non è vicinissimo ma non troppo lontano. La guerra commerciale (dazi e sanzioni) e tecnologica (nessun ingresso negli States all’elettronica cinese e ai suoi esperti – tranne rare eccezioni – vanno viste in relazione alla guerra militare che non sarà “solo” nucleare ma presumibilmente anche batteriologica e climatica. Cartago delenda est. Che Unione Europea (quindi anche il Bel Paese), Giappone, Australia, Canada… si preparino.

NOTE
1) Termini come liberal-progressisti non mi sembrano più adeguati. La sottomissione alla UE (vergognoso il sostegno contro il legittimo governo del Paese) e alla NATO (100 milioni di spese al giorno per gli armamenti, a breve, come imposto da Trump), la difesa del sionismo, l’appoggio alla guerre saudite contro la Siria e lo Yemen, la politica securitaria contro i migranti (precedente a quella di Salvini), le leggi contro il lavoro, lo stato sociale, la scuola, la sanità, l’ambiente. Tutto ciò dovrebbe essere sufficiente per giustificare un tale termine. Salvini, Berlusconi, Meloni: varianti dello stesso piano ideologico… Casapound e soci : estremizzazioni che tuttavia possono far parte dello stesso pacchetto azionario nella fase più terrificante della storia del capitalismo. Per quanto riguarda i 5Stelle dedicherò un articolo a parte
2) Vedi “Cia, Merkel e matrioske”, dicembre 2018 in “
l’Interferenza” su www, Cobas Sardegna (“una parola contro le guerre”)
3) A.B.” Mitra contro la folla…” febbraio 2016 in “
l’Interferenza
4) Impossibile fare a meno di “
Soviet marxism” di Herbert Marcuse (Parma 1968) se si vuole capire lo stato del partito e della burocrazia sovietica prima del suo crollo
5) Vedi in proposito Diego Angelo Bertozzi “Cina da sabbia informe a potenza globale” Reggio Emilia 2018
6) Zibgniev Brzezinski, già consigliere per la sicurezza nazionale con Jimmy Carter, teorico USA di grande livello, ispiratore principale delle strategie militari e del terrorismo a beneficio dell’Occidente
7) Citare Manlio Dinucci – per quanto riguarda le strategie della NATO e per il suo posizionamento in Italia – è doveroso, e così per le spese militari del Bel Paese. Rimando ai suoi articoli nel quotidiano “
il manifesto“, riproposti in molti giornali on line come “Voltairenet.org” e anche in video on line

 

 

Redazione
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5 commenti

  • a me pare un articolo troppo denso di richiami , non tutti sufficientemente
    dipanati . Da tener presente l’avviso minaccioso di un orizzonte in cui tutti
    i barlumi di speranza (Cop 21, 24 etc..) sono ritenuti ( giustamente?) chiacchiere.
    Ciò che avanza è assai ben descritto . Lo verifichiamo quotidianamente.
    La fatica è di farsi largo nella piccola schiera dei privilegiati, imitando i loro
    modelli.

  • Giuseppe Bruzzone

    Antonello, permettimi una domanda. Può essere soddisfacente sapere che una guerra, per di più nucleare, sarebbe colpa del capitalismo – sionismo e così le caselle sarebbero riempite?
    Si è mai visto morire sul campo di battaglia il mercato, il capitalismo, il sionismo ?
    O siamo noi uomini e donne in carne e cosiddette ossa che moriamo ? Secondo te non dovremmo svegliarci tutti cinesi ,russi, americani, italiani, francesi ecc. ecc. e impedire che una guerra possa distruggerci tutti indistintamente ? Mi sembra troppo comodo e rinunciatario dare la colpa solo ad una ideologia qualunque sia. Ciao.

  • Ho descritto una situazione di pericolo crescente…che secondo il mio parere risulta provocata dagli Stati Uniti a guida sionista mentre Russia e Cina non hanno interesse alla guerra ma alla pace. I motivi di carattere economico e politico dei diversi atteggiamenti delle tre grandi Potenze sono complessi e mi viene difficile in poche righe…ci ho scritto tre anni fa un libro “Quanto ci costerà il sogno americano” reperibile in diversi siti probabilmente scaricabile da Amazon…i popoli dovrebbero reagire ed impedire l’olocausto…ma non lo stanno facendo…così nella prima come nella seconda guerra mondiale…ti risulta che i politici nostrani ed europei siano preoccupati ? Non è vero invece che le spese miltari stiano crescendo e che il Bel Paese sia un grande produttore di armi ? I popoli in teoria potrebbero fermare la guerra…ma non ci spero molto…possiamo, se vuoi, continuare a coltivare la speranza…

  • Giuseppe Bruzzone

    Antonello ti ri-rispondo poi ,se vorrai potremmo autorizzare Daniele a comunicarci i
    rispettivi indirizzi-mail, per potere, eventualmente, continuare il discorso.
    Sono stato un obiettore di coscienza negli anni 66/68, sostenitore della responsabilità personale in pace e in guerra focalizzata, a mio parere, nel responso del Tribunale di Norimberga quando diceva ai nazisti che non dovevano ubbidire allo Stato quando imponeva l’ incenerimento di ebrei, comunisti, malati, zingari, omosessuali. Giusto, ma in fondo anche facile. Anche chi ha combattuto il nazismo ha usato la violenza, ha ucciso civili nei pesanti bombardamenti in tante città tedesche, che magari non centravano nulla col nazismo. E che dire della spartizione, della caccia ai più qualificati scienziati “nemici,” fatta dai Paesi vincitori della guerra come Urss e Stati Uniti i quali avevano addirittura assoldato
    personale politico nazista tra i quali il fratello di Eichmann per “combattere l’ ideologia sovietica? (Documenti desecretati pochi anni fa). Senza dimenticare lo scoppio delle prime bombe nucleari su cittadine inermi al solo scopo di far vedere chi era più forte in quei momenti.
    Tralasciando , diciamo così, la parte filosofica, c’è il dato, oggi, che 122 Stati hanno firmato per il blocco delle armi nucleari, Italia esclusa. Questo Trattato deve essere ratificato da almeno 50 Stati per la sua validità. In termini politici
    c’è la possibilità, che deve essere fieramente perseguita, per poter discutere con quegli Stati nucleari non firmatari che si ritengono chi più chi meno, First, che fanno finta di non sapere che da quella guerra, che non è una partita di calcio, se ne esce tutti perdenti. E noi cittadini-e che abbiamo dato loro la nostra delega non abbiamo niente da dire?

  • Gian Marco Martignoni

    Un ottimo intervento, più che condivisibile sul piano analitico, giacchè i contributi di Manlio Dinucci sono una fonte instancabile per riflettere sulle dinamiche innestate dall’imperialismo americano e sul ruolo devastante della Nato sullo scacchiere mondiale. Sulla ” creazione di un mondo a parte , privilegiato “, disponibile a tutto, anche allo sterminio di intere popolazioni del globo ( a partire dai migranti ), è illuminante, per l’analisi dei fondamenti ideologici e materiali del negazionismo climatico di cui Trump e la sua cerchia sono i migliori interpreti,il libro del filosofo della scienza Bruno Latour ” Tracciare la rotta ” ,pubbblicato nel 2018 da RaffaelloCortina Editore.
    L’ho riletto in questi giorni, e se sono più che preoccupanti le considerazioni svolte da Bellamy Forster,le sue indicazioni su come coniugare lotta sociale e lotta ecologica mi sembrano da prendere in seria considerazione.

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