Scacchi e filosofia al Politecnico di Milano

Un’idea replicabile, in 4 tempi

di Giangiuseppe Pili

scacchi-Pili

Scacchi Polimi, il circolo universitario del Politecnico di Milano, ha organizzato un ciclo di conferenze su temi legati agli scacchi e alla cultura. I relatori sono stati Giangiuseppe Pili, cioè il sottoscritto, e Walter Ravagnati: «Scacchi ed Estetica: Cosa c’è di bello?» (08.04.2016), «Il giocatore triste Scacchi e Intelligenza Artificiale» (15.04.2016), «Scacchi e guerra Convergenze e differenze tra due mondi paralleli» (22.04.2016), «Pensiero scacchistico e la sua costruzione» (29.04.2016). Le prime tre sono state tenute da me medesimo, l’ultima da Ravagnati.

Per prima cosa, voglio pubblicamente ringraziare “Scacchi Polimi” e Carlo Vimercati per avermi dato l’opportunità di parlare in uno dei più prestigiosi atenei italiani e del mondo. In secondo luogo – non mi posso esimere – va riconosciuta un’organizzazione efficiente e un trattamento che definirei esemplare, nella sua riguardosità con una puntuale e non banale attenzione per le esigenze del relatore: aule eccellenti, integrate perfettamente con le disponibilità tecnologiche e una diffusione mediatica della notizia non trascurabile. Aggiungo anche un plauso personale all’ingegner Paolo Scattone, che ha curato la locandina: vederla stampata ed affissa in cartellone è stato emozionante, per me che da tanto tempo collaboro attivamente con Scattone.

Voglio rimarcare questi fatti per due ragioni. La prima è che si dimostra che simili iniziative sono possibili e quindi si devono fare. Già solo per questo va tutta la mia ammirazione per chi si è speso per questo progetto, “Scacchi Polimi” per primi. In secondo luogo si dimostra che è possibile lavorare con persone serie e realmente interessate ai più alti valori della cultura. Questo valga come monito a tutti coloro che troppo facilmente si accontentano di criticare il nostro Paese che – per quanto non perfetto (lungi dall’esserlo!) – è anche capace di portare avanti simili iniziative: scacchi e filosofia all’università è un unicum nella storia, per quanto ne so io. E noi siamo stati i primi, si spera, di una nuova e rinnovata attività futura anche per chi, ancora, può farlo ma non lo ha ancora fatto.

Vengo ora a parlare di alcune considerazioni circa le tre conferenze. Per prima cosa, sono state seguite da un pubblico di giovani universitari che, anche quando non infiniti nei numeri, sono stati molto partecipi. Il che significa non soltanto che c’è interesse per gli scacchi, ma che c’è interesse per la cultura in generale. Sono stati per me momenti reali di condivisione di idee che da tempo vado elaborando. Ci sono state plurime occasioni di confronto, di dibattito e di scambio di intuizioni tutt’altro che banali, da me prese già in considerazione per riflessioni future.

Le conferenze sono state seguite da una media di 8 persone, con l’ultima conferenza come più seguita: il tema della guerra è stato considerato in lungo e in largo, offrendo così un’occasione di riflessione collettiva su uno dei temi più importanti nel dibattito pubblico attuale. Inoltre, va sottolineato un proficuo ricambio, giacché le conferenze sono state per lo più seguite da persone diverse, dimostrando il fatto che ogni tema stava a cuore anche a chi non aveva interesse per gli altri: varietà di idee, intuizioni e opinioni sono sintomi di ricchezza, in questo mondo che si dice sempre così piatto.

Vale la pena concludere rimarcando l’esemplarità generale di questa iniziativa che, speriamo, possa venire coronata dall’elaborazione di un dvd con le conferenze, ultimo segno di una volontà condivisa di conservare il ricordo e la traccia di un’esperienza che, si spera, possa essere di esempio per tutti gli altri atenei italiani. Simili iniziative si possono fare. Dunque, facciamole!

 

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