Sci-Fi: per non perdere la rotta / 2

di K. G. Sage

Questa volta puntiamo i riflettori su alcuni dei generi Sci-Fi più popolari.

Come nella precedente puntata ci avvarremo del grassetto per evidenziare i tratti peculiari di ciascun genere.

Negli ultimi anni, complici il Millennium bug, la “Profezia Maya” e la libera interpretazione di svariate teorie escatologiche, è tornato in voga il genere Fantascienza Apocalittica, filone che viaggia sullo stesso binario dell’affine Fantascienza Post Apocalittica.

Chiariamo che il primo narra di finimondi in atto, mentre il secondo dipinge società o gruppi sociali i cui membri – sopravvissuti – si trovano ad affrontare situazioni che hanno come sfondo un’ambientazione riconducibile a una catastrofe globale (o universale) avvenuta in tempi precedenti (non necessariamente recenti).

La tabella elenca alcune delle caratteristiche esclusive di ciascun genere e comuni a entrambi.

Fantascienza Apocalittica

Fantascienza Post Apocalittica

Entrambi

Catastrofe globale

Declino della civiltà

Estinzione di massa

Guerra nucleare

Regressione scientifica e tecnologica

Invasione aliena

Guerra mondiale

Imbarbarimento

Egemonia delle macchine e A. I.*

Pandemia

Riassetto socio-politico

Avvicendamento della specie dominante

Catastrofe naturale

Ghettizzazione

Butterfly effect

Catastrofe cosmica

Mutazione genetica

Esodo

* Intelligenza Artificiale

Le predominanti di entrambi i filoni sono la lotta per la salvezza e la sopravvivenza con qualunque mezzo, laddove la collocazione cronologica può essere sia passata che presente che futura.

Se il filone Apocalittico può avere talvolta premesse ucroniche, il Post Apocalittico segue spesso canoni distopici.

Nel panorama della Fantascienza Apocalittica si segnala il romanzo The war of the worlds (1898), di H. G. Wells, pubblicato in Italia nel 1901 con il titolo La guerra dei mondi.

Molte le pellicole prodotte negli anni: da Independence Day (1996) del regista Roland Emmerich al kolossal di casa Marvel supercampione di incassi Avengers: Infinity War (2018), diretto dai fratelli Joe e Anthony Russo sulla base di un soggetto di Stan Lee e Jack Kirby.

Una finestra sul panorama Post Apocalittico è offerta invece dal romanzo The stand (L’ombra dello scorpione) di Stephen King, uscito negli USA nel 1978 e tradotto in italiano nel 1983.

In campo cinematografico possiamo citare Avengers: End Game, seguito della pellicola dei fratelli Russo segnalata poche righe sopra la cui uscita nelle sale è prevista il 24 aprile prossimo.

Neppure le serie tv sono rimaste insensibili al fascino magnetico della catastrofe. Dark Angel (2000-2002) e Battlestar Galactica (2004-2009) sono soltanto alcuni dei telefilm più apprezzati.

E non potevano lasciarsi scappare l’occasione il mondo dei fumetti e dell’animazione: dal manga cult di Yoshiyuki Hokamura (Buronson) e Tetsuo Hara stampato in Giappone dal 1983 al 1988, dal quale è stata tratta l’omonima serie anime datata 1984-1988 Hokuto no Ken (Ken il guerriero) con la regia di Ashida Toyoo, al nostrano Nathan Never tirato dalla Sergio Bonelli Editore a partire dal 1991.

I suggestivi scenari di un mondo “alla deriva” ci forniscono l’occasione per proiettarci dentro vedute altrettanto seducenti: l’epoca vittoriana dipinta dal genere Steampunk.

Anacronismo è la parola d’ordine che meglio riassume le caratteristiche di un genere in cui meccanica, vapore ed elettricità muovono il mondo.

Nel filone classico, definito storico, dominano scienza, utopia e complottismo, e una speculazione alternativa del corso storico.

Negli anni l’evoluzione dello Steampunk ha visto nascere diverse costole derivate dalla contaminazione con altri generi. Le principali, o più apprezzate, sono lo Steampunk Fantasy, popolato da creature mitologiche che dividono la scena con le classiche macchine a vapore, e lo Steampunk Western, in cui lo scenario del selvaggio west si sostituisce all’epoca vittoriana, ferma stando la presenza di congegni meccanici e corrente elettrica.

Gli addetti ai lavori concordano nell’affermare che l’opera di maggior contributo alla diffusione del genere sia The difference engine (La macchina della realtà, edizione italiana del 1992), Steampunk ucronico del 1990 scritto a quattro mani dagli autori statunitensi William Gibson e Bruce Sterling. Sebbene non si possa negare l’evidenza che Jules Verne sia stato il precursore del genere (nonché padre della fantascienza in generale, al pari di Herbert G. Wells): basti pensare al Nautilus, il sottomarino del capitano Nemo raccontato nella magnum opus dell’autore francese, Vingt mille lieues sous les mers (Ventimila leghe sotto i mari), la cui prima edizione risale al 1870.

Dal romanzo sono stati tratti numerosi adattamenti cinematografici, il più celebre dei quali è indubbiamente 20,000 leagues under the sea (20.000 leghe sotto i mari), pellicola del 1954 firmata dal regista Richard Fleischer distribuita in Italia l’anno successivo.

[ C O N T I N U A ]

 

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