Scor-data: 1 dicembre 1904

Konzentrationslager, cominciò così

di  db (*)  

«E’ un Paese che poche persone riuscirebbero a collocare su un mappamondo. Un Paese di cui non si parla quasi mai (…) E’ là tuttavia che tutto è cominciato, è là che il nazismo è nato molto prima del tempo, è là che sono stati sperimentati i primi campi di concentramento, molto prima della seconda guerra mondiale, è là che sono state gettate le basi della soluzione finale molto prima dell’avvento di Adolf Hitler. Questo Paese è la Namibia».

Così scrive l’ivoriano Serge Bilè, giornalista di France-3, in un libro di cui poi si dirà in dettaglio.

All’inizio del ’900 la Namibia era l’Africa Sudorientale Tedesca, Qui il 12 gennaio 1904 scoppia la grande rivolta degli Herero, guidata da Samuel Maharero. I motivi? L’esproprio delle terre e lo sfruttamento quasi schiavistico dei neri. In agosto le truppe tedesche annientano i ribelli. Gli Herero sopravvissuti vengono spinti, su ordine del nuovo comandante tedesco Lothar von Trotha, verso il deserto di Omaheke dove ovviamente muoiono. Si calcola che le vittime dello sterminio siano state 60 mila, circa l’80 per cento della popolazione Herero.

La ribellione contro i tedeschi riprende a ottobre: stavolta sono i Nama, guidati da Hendrik Witbooi, un convertito al cristianesimo che all’inizio collabora con i colonialisti ma poi, di fronte ai lavori forzati e agli orrori senza fine, si ricrede. Anche i Nama saranno sconfitti ma nel frattempo i tedeschi – ancora von Trotha – inaugurano una nuova tecnica per “concentrare” i prigionieri: sono quelli che noi oggi chiamiamo campi di sterminio cioè Konzentrationslager. Sono allestiti nell’autunno 1904 e, a quanto pare, inaugurati il 1° dicembre: non ufficialmente certo perché la Germania preferisce non vantarsi di questi “esperimenti” visto che, a livello internazionale, c’è una forte mobilitazione contro gli orrori del colonialismo belga.

Torniamo al documentatissimo libro di Bilè. Il governatore tedesco della ricca Namibia è Heinrich Goering, padre di quell’Hermann che sarà fra i capi nazisti. Come scrive Bilè, sono i suoi metodi brutali a scatenare la rivolta. Dalla Germania arrivano i rinforzi, guidati appunto da Lothar von Trotha, già noto per la sua brutalità che nell’ottobre 1904 firma un Vernichtungsbefehl, cioè un ordine di sterminio, che Bilè riporta per intero nel suo libro. La notizia dei massacri provoca qualche (timida) protesta persino in Germania. Così Von Trotha decide di lavorare… in modo più silenzioso: i 15mila Herero sopravvissuti (soprattutto donne) e poi altri ribellii vengono concentrati appunto. Il termine Konzentrationslager compare per la prima volta il 14 gennaio 1905, a quanto pare, in un telegramma della cancelleria tedesca. Ma i lager sono attivi almeno dal 1 dicembre.

Il libro di Bilè racconta i numeri del massacro: nei Konzentrationslager muoiono almeno 7.862 Herero (la metà dei detenuti). «Ma il calvario non si ferma», i tedeschi approfittano di quei prigionieri per ogni tipo di esperimenti, come poi accadrà in Europa sotto Hitler. A guidare gli esprimenti è il dottor Eugen Fischer che avrà poi un assistente destinato a diventare tragicamente famoso, Josef Mengele.

Di tutto ciò che accade in Namibia qualcosa trapela ma i pochi che sanno spesso se ne disinteressano: in fondo sono cose che riguardano gli africani, non potrebbero mai succedere in Europa. Infatti.

Il libro di Bilè (tradotto nel 2006 dalla Emi) racconta il seguito della tragedia che iniziò in Namibia, appunto i lager hitleriani ma sotto un aspetto particolare cioè i «Neri nei campi nazisti» (questo il titolo italiano): africani, molti antillani, meticci, afro-tedeschi e poi i prigionieri senegalesi, ivoriani o afro-americani vennero rinchiusi e sottoposti alle peggiori sevizie. Anche questa è una pagina di storia dimenticata, forse non per caso. Il libro si chiude con il razzismo… dei «liberatori» cioè l’incontro fra le vittime dei lager e i soldati afro-americani che vivevano (non solo negli Stati del Sud) in condizioni di inferiorità a motivo della pelle. Ma ricordando che, 20 anni dopo, i neri americani vinceranno la loro lotta.

Per la cronaca solo il 14 gennaio 2004 la Germania ha presentato le sue «scuse» al popolo Herero. Ovviamente (come tutti i Paesi ex colonizzatori) rifiutando l’idea di un risarcimento finanziario agli eredi delle vittime.

Dal punto di vista storico va segnalato, nel periodo che intercorre fra il 1904 e la strategia hitleriana dei lager, un altro esperimento “interessante”, ancora una volta in Africa. Stavolta in Libia, all’inizio degli anni ’30. Nella parte di Von Trotha stavolta c’è Rodolfo Graziani che “perfeziona” quelle tecniche di raccolta e di silenzioso sterminio. Ma siccome noi italiani siamo «brava gente» questa è una storia che (nonostante i documentatissimi libri di Angelo Del Boca e pochi altri) si può al massimo sussurrare. Qui in blog invece la ricordiamo ogni volta che possiamo, ancor più dopo la vergogna del “sacrario” che ad Affile si è dedicato al boia Graziani.  

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 1 dicembre fra l’altro avevo ipotizzato: 1908: nasce De Martino; 1943: nella notte 17 navi alleate, cariche di napalm, affondano a Bari; 1948: il Costarica sopprime le forze armate; 1966: primo numero Demau; 1967: il tribunale Russell condanna gli Usa per genocidio in Vietnam: 1970: il divorzio è legge; 1988: Benazir Bhutto presidente. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

Redazione
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  • Giorgio Chelidonio

    Sapevo che la complessità della Storia (anche quella non eurocentrica) è intessuta di tante “storie” locali (troppo spesso dimenticate, rimosse o persino non scritte) ma questa delle radici nazi-razziste in Nabimia é davvero stupefacente. Ne diffonderò la lettura per aggiungere un tassello storico recente ai molti legami, soprattutto preistorici, che connettono il continente delle nostre radici evolutive al resto del mondo antropico. Grazie
    Giorgio

  • Giorgio Chelidonio

    Dimenticavo: un paio di link per approfondire i legami evolutivi di queste popolazioni alla specie umana :

    http://it.wikipedia.org/wiki/Herero
    http://en.wikipedia.org/wiki/Bushmen
    http://en.wikipedia.org/wiki/Khoisan

    E’ una ricerca laboriosa ma meriterebbe di essere divulgata …..

  • Caro Giorgio Chelidonio, ti sei espresso in modo improprio; queste popolazioni fanno parte della specie umana. I “legami evolutivi alla specie umana” sono uno strafalcione biologico; l’espressione sarebbe corretta se tu stessi parlando di un’altra specie. Forse intendevi “la descrizione della loro etnia”.

  • Giorgio Chelidonio

    Avevo “post-messo” che il problema é molto più complesso di quello che si può umanamente trattare in questo spazio. So bene che l’umanità attuale appartiene ad un’unica specie, ma la crescente informazione sul DNA fossile ci evidenzia che le nostre “radici evolutive” sono più intricate di quanto normalmente si pensi. Due esempi su tutti: la presenza di DNA neandertaliano nei “non africani” scoperta un paio di anni fa, e la recentissima notizia che il DNA di un Heidelbergensis spagnolo (da Sima de Los Huesos) di 400 ka BP sono connesse non ai Neanderthal (come la morfologia anatomica faceva pensare) ma a quei Denisoviani “apparsi” da pochi anni in una grotta della Siberia (http://www.lescienze.it/news/2013/12/05/news/dna_mitocondriale_antico_ominide_sima_de_los_huesos-1917438/) .

    Infine, come stimolo ad approfondimenti non lievi, invito a leggere :
    – Barbujani G. (2006) L’invenzione delle razze. Capire la biodiversità umana. Bompiani, Milano
    – Barbujani G. e Cheli P. (2008) Sono razzista, ma sto cercando di smettere. Laterza, Roma-Bari.
    – Barbujani G. (2008) Europei senza se e senza ma. Storie di neandertaliani e di immigranti. Bompiani, Milano.
    Sarà sufficiente a far emergere la specificità genetica e culturale dei San che oggi vengono definiti come “i più antichi rappresentanti di Homo sapiens ?
    Su questi interrogativi é bene, comunque, discutere più spesso e più diffusamente…..

    • La ringrazio dei suggerimenti, conosco il Prof. Barbujani di persona ed ho gia’ letto il libri che elenca. Cordiali saluti, Dr. N. Tiso, Human Genetics PhD.

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