Scor-data: 1 ottobre 1965

Indonesia, comincia il massacro

di Francesco Cecchini (*)  

Kusno Sosrodiharjo, noto come Sukarno conosceva una frase in lingua italiana: vivere pericolosamente o vivere in pericolo e chiamò il discorso strategico che tenne nel 1965 in occasione della festa nazionale il 17 agosto: TAVIP, Tahun vivere pericolosamente, the year of living dangerously, l’anno del vivere pericoloso.

Il discorso venne considerato dagli Stati Uniti come la più sistematica espressione delle differenze sia in termini di politica interna ma innanzitutto di politica estera fra il governo di Sukarno e i loro interessi imperiali.

Da quella data, e anche prima, fino al 30 settembre e al 1 ottobre del 1965 fu un anno vissuto pericolosamente, un pericolo rosso per la borghesia locale e per l’imperialismo americano. Elenco alcuni dei fatti pericolosi.

  • Il primo agosto fu riconosciuto uno dei nemici più importanti degli Stati Uniti, il Nord Vietnam.

  • Fu rafforzata una politica estera che privilegiava i rapporti con Pechino, Hanoi, Pyongyang e nazioni non allineate, ma non amiche degli Stati Uniti come Algeria, Jugoslavia e altre.

  • Fu intensificato il confronto anche armato con la Malesia, considerato uno strumento di penetrazione dell’imperialismo nell’area d’influenza indonesiana.

  • Si allacciarono rapporti più stretti con il Pki (Partito comunista indonesiano) .

  • Si tentò di mettere in atto la riforma agraria anche con l’occupazione delle terre.

  • Crebbero il movimento operaio e quello degli studenti con nuove lotte e rivendicazioni.

Lo sviluppo della democrazia guidata, ma socialmente avanzata, non fu certamente aiutata da una crisi economica provocata e via via aggravata dal taglio degli aiuti e dal sabotaggio dell’Occidente, ma fu violentemente troncata da un complotto inventato e da un colpo di Stato. La dinamica è ben raccontata/confessata dall’analista della Cia Helen Louise Hunter nel suo rapporto pubblicato nel libro «SUKARNO AND THE INDONESIAN COUP: THE UNTOLD STORY» (può essere ordinato da Amazon).

Il pretesto per la sanguinaria controrivoluzione si verifica il 30 settembre 1965: il colpo di Stato di un quartetto di colonelli che proclama «un governo rivoluzionario» dopo aver giustiziato alcuni membri dello stato maggiore della fazione di centro destra.

Suharto, responsabile delle truppe riserviste nazionali (KOSTRAD), il giorno dopo – cioè il 1 ottobre 1965, prende il controllo di Jakarta e inizia la repressione. Il coinvolgimento della Cia, dell’ambasciata degli Stati Uniti, così come dei servizi segreti britannici sono provati. Furono gli Stati Uniti a contribuire alla formazione per la guerra contro-isurrezionale degli ufficiali indonesiani nella Scuola ufficiali a Bandung (SESKOAD). La Cia svolgerà inoltre un ruolo chiave nell’elaborazione della propaganda anticomunista dei golpisti, non solo facendo circolare false notizie sulle atrocità commesse dai comunisti, ma fomentando l’ odio razziale contro i cinesi o religioso contro gli atei. L’ambasciata e l’intelligence degli Usa avevano anche stilato un elenco di 5000 quadri di tutti i livelli del Pki per l’esercito indonesiano, facilitando così la decapitazione del partito.

La bibliografia su questo periodo, oltre il libro citato, è ampia con un ventaglio di punti di vista.

Consiglio la lettura di «INDONESIAN COMUNISM UNDER SUKARNO, ideology and politics 1956 1965» di Equinox Publishnig, Londra. Propongo, inoltre, due links: uno con il seguente documento dell’ intelligence americano, «SUKARNO’S CONFRONTATION WITH THE UNITED STATES DECEMBER 1964 – SEPTEMBER 1965»:

http://www2.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB52/doc189.pdf

e l’atro con «THE DESTRUCTION OF THE INDONESIAN COMMUNIST PARTY IN 1965 AND THE ROAD NOT TAKEN» che analizza la responsabilità storica del Pki per il colpo di stato e per non aver portato a fondo il processo rivoluzionario:

http://www.mlmrsg.com/attachments/article/75/The%20Destruction%20of%20the%20Indonesian%20Communist%20Party%20-%20revised%202013.pdf

Dopo il colpo di Stato l’esercito indonesiano con l’aiuto degli Stati Uniti, lanciò una campagna – che durò un anno – per sterminare leder comunisti, funzionari, membri e simaptizzanti del Pki. Alla fine il bagno di sangue decimò anche il movimento sindacale con intellettuali e artisti, i partiti democratici, leader studenteschi, giornalisti, persone di etnia cinese nonchè uomini donne e bambini che si erano trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Secondo molte stime il bagno di sangue portò al massacro di oltre un milione di persone. Molti corpi vennero gettati nei fiumi, sepelliti in fretta o abbandonati ai lati delle strade. Alla strage parteciparono anche squadre della morte private come la Gioventù Pancasila, che contava 3 milioni di aderenti.

I responsabili – dal genocida numero uno, il generale Suharto, all’ultimo degli assassini da strada – non sono stati mai puniti. Sotto la dittatura di Suharto ogni riferimento agli eventi del 1965 era vietato e ancor oggi viene largamente taciuto. Ma qualcosa inizia a muoversi. I cadaveri tornano a galla. Un rapporto della Commissione nazionale indonesiana per i diritti dell’uomo (Komnas-HAM) riconobbe nel 2012 per la prima volta la repressione anticomunista del 1965 come crimine contro l’umanità. È un primo passo importante, ma il cammino per arrivare a riconoscere i cromini commessi è ancora lungo e non privo d’ostacoli.

Concludo con un link al trailer italiano del documentario «L’atto di uccidere» («The act of killing») sul genocidio indonesiano del regista Joshua Oppenheimer; in Francia il documentario circolò largamente nelle sale cinematografiche, in Italia molto meno.

http://www.youtube.com/watch?v=QwuJaxs9KDEHYPERLINK “http://www.youtube.com/watch?v=QwuJaxs9KDE&feature=youtube_gdata_player”&HYPERLINK “http://www.youtube.com/watch?v=QwuJaxs9KDE&feature=youtube_gdata_player”feature=youtube_gdata_player

Le letture proposte sono in inglese perché in italiano c’è poco o niente.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

  • Caro Francesco Cecchini, complimenti per il bellissimo articolo. Io sono nato a Jakarta nel 1965. In famiglia si racconta che mia madre andò in ospedale con il coprifuoco. Mi piacerebbe scambiare qualche opinione su questa tremenda “scordata”, perché il massacro di 600,000 persone che seguì il colpo di stato di Suharto è stato praticamente dimenticato. Per caso sai perché Soekarno abbia usato la frase italiana “vivere pericoloso”?

  • Caro Franco grazie per i complimenti. Non sono molto soddisfatto del mio lavoro. La materia: l’ indipendenza dell’ Indonesia, Sukarno, il colpo di stato, il genocidio e’ difficile da sintetizzare in un paio di pagine. Richiederebbe più ricerca es analisi. Spero di aver stimolato dell’ attenzione su quegli avvenimenti.
    Innanzitutto vorrei dirti che sono stato in Indonesia non come turista. Ho trascorso alcuni mesi a Sumatra diversi anni fa e sono rimasto affascinato. Da allora leggo sull’ Indonesia, un pianeta fatto di molti continenti, culture e popoli vorrei anche ritornare, ma con uno scopo non come turista.
    Sukarno uso’ la frase vivere pericoloso nel suo discorso del 17 agosto ed anche prima parlando contro la Malesia, ma non so come l’ abbia imparata. Faro’ una ricerca.
    Oblio. Nell’ Indonesia di Suharto era praticamente proibito parlare del massacro / genocidio. Ora vi e’ attenzione sia in loco che a livello internazionale e finalmente vi e’ un’ azione per punire i responsabili, molti sono ancora vivi. Ti lascio il mio email, se vuoi possiamo scambiarci delle opinioni.

    francesco_cecchini2000@yahoo.com

    Un caro saluto,
    Francesco

  • The meaning and relevance of this movie’s “The Year of Living Dangerously” title is that it refers to a famous Italian quotation, ‘vivere pericoloso’, which translates into the English language as “living dangerously”. Indonesian president Suharto used this phrase during his National Day Speech on 17 August 1964. E-Notes states that the novel “takes its title from Sukarno’s term for 1965, the year in which the novel takes place”.

    http://www.imdb.com/title/tt0086617/trivia

    quelle parole sono all’origine di un gran bel film di Peter Weir, “Un anno vissuto pericolosamente”, che racconta la mattanza di Suharto

    • Sono d’ accordo che il film di Peter Weir ha un valore filmico come il romanzo di Christopher Koch dal quale e’ tratto ha un valore letterario, e’ discretamente scritto. Pero entrambi romanzano la realtà distorcendola, addebitando la responsabilità del colpo di stato a PKi, che tra l’ altro sarebbe stato in attesa un nave cinese carica di’ armi. La responsabilita’ storica del PKI e’ di non aver fatto la rivoluzione quando avrebbe potuto farla, anche dopo il colpo di stato il suo atteggiamento fu troppo non violento. Il movimento del 30 settembre che fu una essenzialmente una provocazione fu stroncato da Suharto e non da Sukarno. Sukarno nel famoso discorso del 17 agosto uso’ la frase italiana vivere pericoloso e non la corrispondente inglese living dangerously. Esistono filmati del discorso e sembra anche un rapporto dell’ Ambasciata italiana. Onestamente ancora non so perché abbia usato quella frase, sto facendo ricerche su internet non solo utilizzando google.com ma anche google.es e google.fr ed anche chiedendo in giro, ma senza risultati.

  • Ho intenzione di scrivere alre due note inerenti al tema del genocidio del 1965 in Indonesia. Una che prende spunto da un’ intervista di Joshua Oppenheimer il regista di Act of killing, un documentario da vedere, e l’ altra sullo scrittore Pramodeya Ananta Toer che trascorse diversi anni in un lager di Suharto. Oltre qualcosa sul genocidio di Timor, una ferita più recente.

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