Scor-data: 11 dicembre 1994

A Miami vertice americano che sancisce la nascita dell’Alca (Area di libero commercio delle Americhe) senza consultare i popoli

di David Lifodi (*)

La nascita dell’Alca, l’11 dicembre 1994, ratificata a Miami, sede storica del golpismo contro le istanze progressiste del continente latinoamericano, che allora non si era ancora emancipato con l’ondata rosa/rossa del socialismo del XXI secolo, avvenne senza alcuna consultazione dei popoli, una consuetudine purtroppo sviluppatasi in America Latina ogni volta che si è trattato di imporre la costruzione di una centrale idroelettrica o imporre un progetto di estrazione mineraria.

Una cosa era comunque certa, da quell’11 dicembre 1994: dell’Alca avrebbero beneficiato gli Stati Uniti e le elites dei paesi latinoamericani, oltre alle multinazionali a loro collegate, anche se un organismo insospettabile come la Confindustria brasiliana ammoniva che, con l’entrata in vigore del trattato di libero commercio, il Brasile avrebbe perso un miliardo di dollari all’anno. Non solo: anche il Dipartimento di Stato Usa era stato costretto ad ammettere che l’obiettivo di ridurre la povertà nei paesi latinoamericani, condotto tramite politiche di libero mercato adottate da buona parte degli stessi governi del Sudamerica, era fallito, ma proprio per questo Roger F. Noriega, responsabile per gli Affari latinoamericani del dipartimento Usa, rilanciava l’Alca come la soluzione per risolvere i problemi dell’America di sotto. In effetti, almeno a parole, il programma del trattato di libero commercio propagandato dagli Stati Uniti con l’adesione dei governi latinoamericani in buona parte ancora neoliberisti, prevedeva, tra i tanti obiettivi, il rafforzamento della democrazia nelle Americhe (negli interessi del potente vicino del nord), l’ampliamento della partecipazione dell’America Latina nel debellare il terrorismo internazionale (che significava bollare come sovversivo qualsiasi movimento popolare di opposizione all’ordine costituito), la lotta contro il narcotraffico (che avrebbe consentito l’ulteriore militarizzazione del territorio centroamericano e sudamericano), ma soprattutto promuoveva la promoción de la prosperidad mediante la integración económica y el libre comercio. Inoltre, bastava scorrere gli obiettivi dell’Alca per capire che lo sradicamento della povertà dal continente sarebbe dovuta avvenire proprio tramite quelle politiche economiche che avevano condannato alla marginalità sociale, alla discriminazione e al saccheggio del territorio tramite la violazione della sovranità territoriale, un intero continente. E ancora: il programma dell’Alca prevedeva di mettere mano anche alle telecomunicazioni ed  incentivare la cooperazione energetica, ovviamente alle condizioni più favorevoli agli Stati Uniti. Dal punto di vista dei movimenti sociali e dei popoli latinoamericani, l’Alca rappresentava una sciagura: era trascorso meno di un anno dall’entrata in vigore del Nafta, il trattato di libero commercio tra Stati Uniti, Canada e Messico, che aveva portato ben pochi benefici alla popolazione, ma soprattutto aveva aperto le porte alle maquiladoras e ridotto ampie fasce sociali di messicani alla fame. Fu proprio per protestare contro il Nafta, che regalava al Messico l’illusione di essere entrato a far parte del primo mondo, che gli zapatisti insorsero, in corrispondenza con l’entrata in vigore del trattato di libero commercio, il 1 gennaio 1994. Inoltre l’Alca, che prevedeva l’eliminazione delle barriere al commercio dei beni e dei servizi in tutto il territorio americano proprio attraverso la nascita di un’area di libero scambio, avrebbe condotto gli Stati Uniti ad inglobare le già disastrate economie dei paesi del Centroamerica e dell’America Latina. Quando i 34 paesi dell’Osa (Organizzazione degli Stati Americani) si riunirono a Miami, ad eccezione di Cuba, tra i punti al centro dei negoziati stavano l’agricoltura, i diritti sulla proprietà intellettuale, gli investimenti, l’accesso al mercato e le politiche di concorrenza: tutti aspetti che, se controllati esclusivamente dagli Stati Uniti, Fondo Monetario e Banca Mondiale avrebbero finito per strangolare lo sviluppo economico di America Centrale e Sudamerica. Nessuno, però, aveva fatto i conti con il desiderio di rivalsa di un intero continente. L’ondata rosa/rossa dei primi anni 2000 sarebbe stata fondamentale per affondare l’Alca nel novembre 2005. Di quei giorni si ricorda un George W. Bush furibondo e deluso che abbandonava il IV vertice delle Americhe, svoltosi a Mar del Plata (Argentina), dove furono gettate le basi per l’affossamento dell’Alca. A stoppare il trattato di libero commercio e imporre a Bush figlio una ritirata con la coda tra le gambe, furono Lula, presidente del Brasile, Nestor Kirchner, allora alla guida dell’Argentina e il venezuelano Hugo Chávez: grazie a loro il vertice delle Americhe, ma soprattutto l’Alca, fallirono, nonostante le pesanti minacce che dovettero sopportare i tre mandatarios. Vicente Fox, all’epoca presidente del Messico, influenti opinionisti ed economisti neoliberisti ammonirono i leader del Mercosur: “Se pensano, anche per un solo minuto, che possono competere nell’economia globale e ridurre la povertà senza accesso preferenziale all’economia più grande del mondo, si stanno auto-ingannando. Diverranno irrilevanti e più poveri”.

E invece a sbagliarsi erano proprio i sacerdoti del neoliberismo. Di lì a poco, prima tra i paesi del Mercosur e poi tra quelli dell’Alba, nacquero decine di modalità di interscambio sud-sud. Gli Stati Uniti ci provarono di nuovo, riuscendo a strappare la firma di trattati di libero commercio bilaterali con paesi da sempre loro satelliti (Colombia, Messico, Perù, Cile), quelli che Chávez definiva con disprezzo “alchine”, ma il gran rifiuto di Mar del Plata segnò il primo atto di emancipazione economica dell’America Latina dagli Stati Uniti dopo anni e anni di iniezioni neoliberiste.

 

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info.

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo.  (db)

 

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