Scor-data: 15 aprile 1990

Muore Greta Garbo: diva, anti-diva e divina
di Daniela Pia (*)

GretaGarbo
Aveva solo 36 anni, quando si lasciò avvolgere da un silenzio ovattato: nessuna foto, se non rubata, nessuna intervista se non inventata. Si distese nel suo essere doppia. Doppiamente divina. «Let me be alone» (lasciatemi stare sola). Così chiese.
Un volto capace di raccontare una bellezza, la sua, senza genere e per questo ancor più perfetta e in grado di far nascere grandi emozioni. Attrice di raffinata intelligenza, occhi fondi e altera presenza, interpretò nello schermo donne che avevano un poco di suo: misteriose e affascinanti, protagoniste sottili e algide, spie irresistibili. Di lei Roland Barthes disse: «La Garbo appartiene ancora a quel momento del cinema in cui la sola cattura del volto umano provocava nelle folle il massimo turbamento, in cui ci si perdeva letteralmente in un’immagine umana come in un filtro, in cui il viso costituiva una specie di stato assoluto della carne, che non si poteva raggiungere né abbandonare. […] La Garbo offriva una specie di idea platonica della creatura […] Il suo appellativo di Divina mirava indubbiamente a rendere, più che uno stato superlativo della bellezza, l’essenza della sua persona corporea, scesa da un cielo dove le cose sono formate e finite nella massima chiarezza».
Figura androgina e seducente, la sua femminile mascolinità era la naturale espressione del suo essere lesbica. Si innamorò di Mimi Pollak, sua compagna all’Accademia d’ arte drammatica di Stoccolma, e a lei fu legata da un sentimento totalizzante. Quando la donna si sposò ne rimase profondamente turbata e le scrisse: «Sogno un giorno di vederti e di scoprire che tu pensi ancora alla tua vecchia amante. Ti amo, piccola mimosa». Due anni dopo, quando la Pollak le comunicò di essere incinta le rispose: «Non possiamo fare nulla contro la nostra natura, come Dio l’ha creata. Ma ho sempre pensato che tu e io siamo una sola cosa ». Qualche tempo dopo, in un telegramma per gli auguri della nascita del figlio della Pollak, la Garbo aggiunse, ironicamente «Incredibilmente orgogliosa di essere un padre». Una relazione fortissima quella fra le due donne, testimoniata dal carteggio pubblicato in Svezia per il centenario dalla nascita della Divina.
Non potendo avere Mimi, Greta Garbo scelse la solitudine, lontana da tutto, indifferente a tutto. Così, quando nel 1954 le venne attribuito l’Oscar speciale «per le sue indimenticabili interpretazioni» non si presentò nemmeno alla cerimonia del ritiro. Il passato era passato. per sempre.
Se ne andò in silenzio il 15 aprile 1990: cinquant’ anni era durato il suo esilio dalle scene e non erano state solo quelle dei film.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Qualche volta il tema è più leggero… che sorridere non fa male, anzi.
Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

Daniela Pia
Sarda sono, fatta di pagine e di penna. Insegno e imparo. Cammino all' alba, in campagna, in compagnia di cani randagi. Ho superato le cinquanta primavere. Veglio e ora, come diceva Pavese :"In sostanza chiedo un letargo, un anestetico, la certezza di essere ben nascosto. Non chiedo la pace nel mondo, chiedo la mia".

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