Scor-data: 15 giugno 1927

Hugo Pratt, è per l’avventura che viviamo
di Fabrizio Melodia
«La parola evasione, che dà tanto fastidio ai materialisti storici, significa scappare da qualche cosa; l’avventura è cercare qualche cosa, che può essere bella o pericolosa, ma che vale la pena di vivere»: così Hugo Pratt. Un uomo senza peli sulla lingua, che viveva la vita come i suoi personaggi, sempre con grande curiosità e voglia di scoperta, “ultimo” romantico in un mondo che ormai aveva perso ogni afflato all’avventura.
In effetti era un personaggio da romanzo d’appendice, uno spirito libertario che non amava aver padroni, affetto da una sana antipatia verso le autorità costituite nonostante in gioventù avesse preso – per un breve periodo – un’altra direzione. Nato per sbaglio a Rimini il 15 giugno del 1927, secondo una sua intervista rilasciata a Vincenzo Mollica fu uno “sbaglio” della madre Evelina, figlia del poeta vernacoliere Eugenio Genero, perché si trovava in villeggiatura invece che essere a Venezia.
Hugo Pratt, nonostante abbia vissuto molti anni nella cosiddetta Africa orientale italiana, si sentì sempre molto legato alla sua città, tanto da ambientarvi molte delle sue storie, quasi tutte verrebbe da dire.
Andiamo con ordine, altrimenti – come vorrebbe il maestro di Malamocco – ci perdiamo a viaggiare fra le isolette lagunari.
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale la famiglia di Pratt si trovava nell’Africa Orientale Italiana dove il padre era stato arruolato nella polizia dell’Africa sedicente italiana. Nel 1941 la famiglia Pratt fu internata in campo di concentramento a Dire Dawa dove il padre morì nel 1942. Un anno dopo Hugo Pratt poté rientrare in Italia grazie all’intervento a favore dei prigionieri della Croce Rossa e a Città di Castello frequentò fino a settembre un collegio militare. Nel 1943, dopo l’armistizio di Cassibile aderì alla Repubblica Sociale Italiana e fu per breve tempo marò della Xª flottiglia Mas militando nel Battaglione Lupo finché la nonna lo costrinse a ritornare a casa. Nell’autunno del’44 rischiò invece di essere fucilato dalle SS, che temevano fosse una spia sudafricana. Nel 1945 raggiunse gli angloamericani e fu impiegato da questi come interprete per le armate alleate. Nel 1945 a Venezia, iniziò a organizzare spettacoli per le truppe della coalizione vincitrice.
La vocazione al fumetto si manifestò ben presto. Voleva raccontare storie che si rifacevano ai suoi eroi d’infanzia, personaggi dei romanzi di James Oliver Curwood, Zane Gray, Kenneth Roberts, William Somerset Maugham; e ancora i fumetti di Lyman Young (Cino e Franco), Will Eisner (The Spirit) e soprattutto Milton Caniff (Terry e i pirati). Fondò allora la testata «Albo Uragano», in collaborazione con Mario Faustinelli e Alberto Ongaro, che dal 1947 divenne «Asso di Picche – Comics», dal nome del suo personaggio di punta, appunto Asso di Picche”, un eroe dall’aderente costume giallo, uno dei primi uomini mascherati interamente creato da italiani, chiaramente ispirato al “Phantom” di Lee Falk.
La testata fece da aggregazione per molti giovani artisti, fra i quali Dino Battaglia, Rinaldo D’Ami, Giorgio Bellavitis.
Il crescente successo dell’ «Asso di Picche» fu un segnale chiaro per Pratt, il quale ricevette l’invito da parte dell’ Editoriale Abril a trasferirsi in Argentina, dove l’eroe mascherato riscuoteva enormi favori.
Vi rimase tredici anni, insieme a molti suoi amici del Gruppo di Venezia: lì creò diversi personaggi, tra i quali Junglemen (1959), su testi di Ongaro, Sgt. Kirk (1953–1959), Ernie Pike (1957–1959) e Ticonderoga (1957–1958), tutte scritte da Héctor Oesterheld, sceneggiatore dell’opera fantascientifica «L’Eternauta».
Nello stesso periodo, Pratt iniziò a insegnare alla Escuela Panamericana de Arte, insieme al compianto Alberto Breccia, alternando frequenti viaggi per tutto il Sudamerica.
Creò il suo primo fumetto completo, testi e disegni, intitolato «Anna della giungla» (1959), quattro storie in parte autobiografiche – dove appare il personaggio del veneziano postino barcaiolo Luca Zane – ambientate in Africa.
Crea inoltre «Capitan Cormorant» (1962) e il fumetto fiume «Wheeling» (1962), forse la sua opera più monumentale, una sapiente commistione di avventura classica ispirata ai romanzi di Kenneth Roberts, dove fatti storici e fantasia si mescolano felicemente: è un fumetto che influenzerà pesantemente il disegnatore veneziano Giorgio Cavazzano nella creazione del personaggio di «Capitan Rogers», proprio in seguito a una sua visita alla casa veneziana di Pratt.
Dopo vari tentativi – fra i quali uno disastroso a Londra e uno molto infelice negli Stati Uniti – Hugo Pratt torna in Italia e incontra Florenzo Ivaldi, con il quale, nel 1967, decise di aprire la rivista «Sgt. Kirk» in cui sarebbero state ristampate le storie argentine del maestro di Malamocco, più altre inedite.
Su quelle pagine, nel primo numero, vide la luce il primo romanzo a fumetti italiano, vera pietra miliare, «La ballata del mare salato», ispirata a Pratt dal libro «Laguna blu» di Henry De Vere Stacpoole, oltre che influenzato da Herman Melville e da Samuel Taylor Coleridge, di cui cita nel fumetto un ampio brano tratto da «La ballata del vecchio marinaio».
In quel fumetto fa la sua prima apparizione, come personaggio di contorno ma con grande carisma, la più affascinante creatura di Pratt, il marinaio Corto Maltese.
Il successo inaspettato del personaggio e la richiesta del mercato francese da parte della rivista «Pif Gadget» (il cui direttore era vicino al Pcf, il Partito comunista francese) porterà Hugo Pratt a realizzare ventuno brevi storie di cui il bel tenebroso Corto Maltese è l’assoluto protagonista.
La prima s’intitola «Il segreto di Tristan Bantam», mentre fra le migliori vanno ricordate anche «Per colpa di un gabbiano», «La laguna dei bei sogni», «Concerto in O minore per arpa e nitroglicerina», «Sogno di un mattino di mezzo inverno», «L’ultimo colpo», «Samba con Tiro Fisso», «Leopardi», avventura in cui Corto Maltese affronterà i propri demoni interiori grazie all’opera dello stregone abissino Samael.
Nel 1970, Hugo Pratt stringerà forte amicizia con il veneziano Lele Vianello, il quale assorbirà tecnica e stile, collaborando a molte realizzazioni grafiche di HP, ideogramma con cui spesso si firmava Pratt.
Nel 1974, Hugo Pratt realizza la monumentale «Corte Sconta, detta arcana», romanzo lungo dove Corto Maltese è l’assoluto protagonista, rivoluzionando il suo stile verso uno stilismo grafico sicuramente influenzato dalla “linea chiara” dei maestri francesi, arrivando ad affermare di voler “dire tutto con una linea”.
La serie di romanzi a fumetti con protagonista il bel malinconico marinaio proseguirà con «Favola di Venezia», «La casa dorata di Samarcanda» terminando con «Mu» (1988) ultima avventura di Corto Maltese, il quale sarebbe stato ripreso solo con il prequel «La giovinezza di Corto Maltese» in cui si narra del suo primo incontro con Rasputin.
Aveva in mente altre avventure per il suo marinaio, ma la morte non gli permise di attuarle, anche se alla fine noi sappiamo esattamente il destino di Corto Maltese, fin dall’inizio, nella lettera che Guglielmo Obregon Carranza riceve da Pandora Groosvenore, ormai adulta, riguardo alle condizioni di Corto Maltese, caduto in depressione dopo la morte del fraterno amico Tarao.
Sappiamo che scomparve durante la guerra di Spagna, combattendo per la rivoluzione e i partigiani, sempre dalla parte giusta della barricata, come si addice a un eroe romantico.
A me piace pensare che sia andato a infilarsi in qualche luogo magico e nascosto, insieme al suo autore, a cercare di capire se era lui a sognare Corto oppure era il marinaio a sognare lui, come si addice a un seguace di Coleridge.
«Ci sono a Venezia tre luoghi magici e nascosti: yno in calle dell’amor degli amici; un secondo vicino al ponte delle Meravege; un terzo in calle dei marrani a San Geremia in Ghetto. Quando i veneziani (e qualche volta anche i maltesi..) sono stanchi delle autorità costituite, si recano in questi tre luoghi segreti e, aprendo le porte che stanno nel fondo di quelle corti, se ne vanno per sempre in posti bellissimi e in altre storie: così Pratt in «Favola di Venezia».

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