Scor-data: 16 luglio 1954

Manolis Glezos esce di galera (una delle tante volte),

di Francesco Masala (*)

 

dice Mao che i cinesi hanno un vecchio detto: “Se non si entra nella tana della tigre, come si possono catturare i tigrotti?”.

finalmente Manolis Glezos è nella tana della tigre.

 

 

…Il 30 maggio del 1941, insieme al suo amico e compagno Apostolos Santas, si arrampicò sull’Acropolie ne strappò via la bandiera con la svastica, che vi sventolava dal 27 aprile 1941, quando le truppe tedesche erano entrate ad Atene. Alla bandiera tedesca sostituì quella nazionale greca. Fu il primo clamoroso atto della resistenza in Grecia, uno dei primi in Europa. Ispirò molti, e non solo greci, a resistere all’occupazione tedesca e italiana.

I due autori vennero attivamente ricercati e furono condannati a morte in contumacia. Glezos fu catturato dalle forze di occupazione tedesche il 24 marzo 1942 e fu pesantemente torturato. In seguito a questo trattamento, si ammalò gravemente di tubercolosi. Rilasciato per le sue condizioni di salute, fu nuovamente arrestato il 21 aprile 1943, stavolta dalle forze di occupazione italiane, e tenuto tre mesi in prigione, fino a che fu liberato in conseguenza della caduta del fascismo nel luglio del 1943.

Il 7 febbraio 1944 fu arrestato di nuovo, stavolta dai collaborazionisti greci dei tedeschi. Passò nuovamente sette mesi e mezzo in prigione, finché riuscì ad evadere il 21 settembre dello stesso anno…

da qui

Ha passato dodici anni in carcere e quattro in esilio. È stato condannato a morte tre volte. Ha subito ventotto condanne politiche. Numeri non se ne possono dare sulle sedute di tortura a partire dalla notte fra il 30 e il 31 maggio del 1941 quando diciannovenne si inerpicò sulle pendici dell’Acropoli assieme al suo compagno Apostolos Santos, eluse il controllo delle guardie naziste e strappò la bandiera uncinata dal Partenone sostituendola con la bandiera greca. Perseguitato dai nazisti, dai fascisti italiani, dai fascisti greci e dal regime dei colonnelli, autore di innumerevoli azioni, proteste e progetti politici, Manolis Glezos è un eroe nazionale quasi novantaduenne che rifiuta qualsiasi retorica e continua a seguire la legge che si diede da ragazzo assieme ai compagni davanti al pericolo estremo: “Se io muoio e tu mi sopravvivi, non dimenticarmi e coltiva i miei sogni”.

Così due anni fa era sulle barricate di piazza Syndagma a gridare contro le pretese della troika e finì in ambulanza dopo che la polizia caricò usando un concentrato insopportabile di gas lacrimogeni. Dalle condanne a morte lo hanno salvato gli appelli di una comunità internazionale che ha visto in lui il primo simbolo della lotta partigiana contro Hitler. Dagli anni che scorrono lo hanno protetto il suo regime di vita, la siesta il pomeriggio, l’energia tutta greca, un po’ di fortuna e una fede incrollabile nell’autogoverno dei popoli. Così, quando entro nell’ufficio che occupa all’interno del Parlamento ateniese, Manolis Glezos salta su, mi saluta nell’italiano che ha imparato in carcere e mi stringe la mano con una tenaglia di ferro. La maglia di lana sotto alla camicia aperta, baffi bianchi e una chioma fluente bianca, gli occhi azzurri che non si fermano mai, come le parole che percorrono con la tranquillità di un corso d’acqua secoli di storia, da Omero a Goebbels, da Menandro a Metternich, da Pericle alla Merkel…

da qui

 

Con la Germania Manolis Glezos ha un conto aperto. Nel 1943, poco più che un ragazzo, salì sull’Acropoli e riuscì ad ammainare la bandiera nazista sostituendola con quella greca. Da quel giorno iniziò per lui un calvario giudiziario, con ripetute condanne a morte anche sotto il regime dei Colonnelli di Atene – poi annullate dalle proteste degli intellettuali di tutto il mondo – accanto ad anni di prigionia e torture che non ne hanno sfiancato il vigore. Oggi, novantenne, è deputato del partito Syriza di Alexis Tsipras e porta avanti la battaglia per ottenere da Berlino ciò che spetta alla Grecia.

La Germania ha un debito verso la Grecia per i danni della seconda guerra mondiale?
La speciale commissione ad hoc ha certificato, dati alla mano, che tutti hanno pagato i danni alla Grecia, compresa l’Italia e la Bulgaria, tranne la Germania. Immaginate che persino voi italiani ci avete corrisposto i danni che la guerra causò all’economia ellenica, non invece chi ha aperto la strada al conflitto mondiale: Berlino.

Come definire il quantum? È pressappoco metà dell’attuale debito di Atene?
Si tratta di 152 miliardi di euro tra prestito di guerra e danni della stessa, ma senza contare gli interessi. Il governo tedesco deve saldare il proprio debito, come deciso nel 1946 dalla Conferenza internazionale di Parigi. E non si colleghi la situazione attuale della Grecia con quelle giuste rivendicazioni che risalgono alla guerra…

da qui

 

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redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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