Scor-data: 18 marzo 1871

L’assalto al cielo: la Comune di Parigi

di Francesco Cecchini (*)   

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Karl Marx definì la Comune il primo governo operaio della storia.

La mattina del 18 marzo 1871, una brigata comandata dal generale Claude Lecomte s’impadronisce di cannoni di Montmartre uccidendo una delle sentinelle. Ma non tutto fila liscio. Le guardie nazionali e la popolazione allarmata accorre. Molte sono le donne; Louise Michelet si rivolge ai soldati perché si ribellino. Per disperdere il popolo, il generale ordina di aprire il fuoco ma non viene ascoltato, i soldati fraternizzano con il popolo. Il generale Lecomte verrà fucilato. Anche il generale Clément Thomas, il massacratore della rivoluzione del 1848, sarà giustiziato lo stesso giorno. Nel pomeriggio il generale Thierry fugge a Versailles. Il Comitato centrale della Guardia nazionale a mezzanotte s’installa in municipio e chiama i parigini ad eleggere la propria assemblea. Le elezioni si svolgono il il 26 marzo. Due giorni dopo è proclamata la Comune, diretta da un’assemblea di 90 membri espressione di quei comitati popolari che precedentemente avevano organizzato la difesa di Parigi dai prussiani.

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Louise Michelet

Il 9 aprile la Comune emette il suo manifesto politico: «L’appello al popolo francese».

«Ancora una volta Parigi lavora e soffre per la Francia intera e attraverso le sue lotte e i suoi sacrifici prepara la rigenerazione intellettuale, morale, amministrativa ed economica, la gloria e la prosperità di tutto il Paese. Che cosa chiede? Il riconoscimento e il consolidamento della repubblica, sola forma di governo compatibile con i diritti del popolo e con un regolare e libero sviluppo della società. L’autonomia assoluta della Comune estesa a tutte le località della Francia, che riconosca a ognuna di esse la pienezza dei suoi diritti e a tutti i francesi il pieno esercizio delle loro facoltà e attitudini, come uomini come cittadini e come lavoratori. L’autonomia della Comune avrà come unico limite l’eguale diritto d’autonomia di cui godranno tutte le altre Comuni aderenti allo stesso patto e la cui unione dovrà garantire l’unità della Francia. Alla Comune spettano i seguenti diritti: il voto del bilancio comunale, entrate e uscite, la fissazione e la ripartizione delle imposte; l’organizzazione della propria magistratura, polizia e delle proprie scuole, l’amministrazione dei beni comuni di sua appartenenza; la scelta, per elezione o per concorso, la responsabilità, il controllo e il diritto di revoca dei magistrati e funzionari comunali a tutti livelli. La garanzia assoluta della libertà individuale, delle libertà di coscienza e delle libertà di lavoro. L’intervento permanente dei cittadini negli affari comunali, attraverso la libera manifestazione delle proprie idee, la libera difesa dei propri interessi; è la Comune sola responsabile della sorveglianza e della difesa dei diritti di riunione e di pubblicità, a garantire queste manifestazioni. L’organizzazione della difesa e della Guardia nazionale, che elegge i propri capi ed è la sola responsabile dell’ordine nella città».

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Prima vi è la sconfitta militare di Sedan, il 1 settembre 1870, la capitolazione dell’esercito imperiale, la cattura dello stesso Napoleone III. La Prussia vince, ma il popolo di Parigi non si arrende. Mentre l’esercito prussiano si avvicina a Parigi, il 4 settembre il popolo manifesta e ha un ruolo fondamentale nella proclamazione della Repubblica. Si approfondiscono le contraddizioni fra borghesia e proletariato. Mentre il governo repubblicano lascia Parigi, la difesa di questa è affidata alla Guardia nazionale, composta da gente del popolo. Per il proletariato parigino diventa sempre più evidente che la disponibilità del governo repubblicano verso la Prussia significa la difesa degli interessi di classe della borghesia e la continuazione dell’oppressione sociale. La notizia dell’armistizio con i prussiani viene accolta con ostilità e considerata un tradimento. Da qui i fatti del 18 marzo con la cacciata di Thiers e dei “versagliesi” e la proclamazione della Comune.

La Comune non mette in atto un programma prettamente socialista o comunista. Finanza e proprietà privata non diventano bene comune. Attua o tenta di attuare il programma delineato nell’Appello al popolo francese. Coinvolge le masse in una forma di democrazia diretta con cariche revocabili. Delinea uno stato che dovrebbe cessare di essere centralizzato, ma federativo di Comuni che si associano liberamente conservando l’autonomia. Stato e insegnamento sono laici. Fabbriche abbandonate vengono assegnate a cooperative. Viene emanata una legislazione del lavoro avanzata, per esempio è abolito il lavoro notturno. Sempre per legge vengono garantiti diritti civili importanti quali i matrimoni naturali, la libertà d’associazione e di stampa, i diritti delle donne.

Non comunismo, ma una democrazia progressista dove si coniugano elementi fortemente classisti con il radicalismo liberale della rivoluzione del 1789. Una forma politica, sociale economica che però può diventare comunismo.

Di fronte a ciò il governo di Versailles dedica tutte le proprie energie a isolare Parigi e conquistarla militarmente per distruggere la Comune. Ci riesce anche per la debolezza di una società fortemente alternativa che non può assestarsi, consolidarsi e rafforzarsi perché assediata militarmente. Con l’aiuto delle truppe di Bismark, Thiers conquista Parigi nell’ultima settimana di maggio,«la settimana di sangue». Il confronto militare è impari, le barricate cadono una ad una e i comunardi massacrati. 30.000 uomini, donne e bambini vengono uccisi. Thiers afferma: «Lo spettacolo del suolo disseminato dei loro corpi servirà da lezione». Una lezione che i rivoluzionari non hanno voluto imparare.

Per la comprensione di questa esperienza storica è importante la lettura del lavoro di Karl Marx «La guerra civile in Francia». Marx non si limitò a entusiasmarsi per l’eroismo dei comunardi che, come diceva, «davano l’assalto al cielo». Nel movimento rivoluzionario, benché esso non avesse raggiunto il suo scopo, Marx vide una esperienza storica di enorme importanza, un sicuro passo in avanti della rivoluzione proletaria mondiale, un tentativo pratico più importante di centinaia di programmi e di ragionamenti. Analizzare questa esperienza, ricavarne lezioni di tattica e rivedere, sulla base di questa esperienza, la sua teoria: questo fu il compito che Marx si pose.

L’unico “emendamento” che Marx giudicò necessario apportare al «Manifesto del partito comunista», lo fece sulla base dell’esperienza rivoluzionaria dei comunardi di Parigi. L’ultima prefazione a una nuova edizione tedesca del «Manifesto» firmata insieme dai due autori porta la data del 24 giugno 1872. In questa prefazione Karl Marx e Friedrich Engels dicono che il programma del «Manifesto del partito comunista» è oggi «qua e là invecchiato».

«La Comune specialmente – essi aggiungono – ha fornito la prova che “la classe operaia non può impossessarsi puramente e semplicemente di una macchina statale già pronta e metterla in moto per i suoi propri fini”». Le ultime parole, fra virgolette, di questa citazione sono prese dagli autori proprio da «La guerra civile in Francia». Così, a questo insegnamento principale e fondamentale della Comune di Parigi, venne attribuita da Marx ed Engels un’importanza talmente grande da trarne un emendamento sostanziale al «Manifesto del partito comunista».

Quando scoppiò il movimento rivoluzionario di massa del proletariato, Marx, nonostante l’insuccesso, nonostante la sua breve durata e la sua impressionante debolezza, si mise a studiare le forme che esso aveva rivelato. La Comune è la forma «finalmente scoperta» dalla rivoluzione proletaria sotto la quale poteva prodursi la emancipazione economica del lavoro. La Comune è il primo tentativo della rivoluzione proletaria di spezzare la macchina dello Stato borghese; è la forma politica «finalmente scoperta» che può e deve sostituire quel che è stato spezzato.

Le rivoluzioni russe del 1905 e del 1917, la rivoluzione cinese e quella cubana continuano, in situazioni differenti e in altre condizioni storiche, l’opera della Comune e confermano la geniale analisi storica di Marx.

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(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 18 marzo avevo, fra l’altro, ipotizzato una miscellanea sulla «Giornata del cervello» oppure 1584: muore Ivan «il terribile»; 1815: nasce Cochise; 1897: nasce Dorothy Day; 1935: nasce Tonino Bello; 1944: strage nazista in Appenino; 1950: «Civiltà cattolica» difende il fascismo; 1962; accordi Evian; 1968: un famoso discorso di Bob Kennedy; 1970: Usa attaccano Cambogia;1978: Fausto e Iaio; 2011: raid contro Libia. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info .

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

Redazione
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