Scor-data: 18 marzo 1983

Muore (re) Umberto e Luigi Pintor lo saluta con «W l’Italia, W il re, avanti Savoia, W Verdi eccetera»   

E’ morto l’uomo, non il re: il re vive nei nostri cuori. Ieri non lo sapevamo ma oggi sì e ci sentiamo migliori. Oggi sappiamo che la sua ultima parola è stata «Italia», come un patriota alle Fosse Ardeatine, come i soldatini che morirono gridando «Savoia». Presente al suo capezzale, ce ne dà testimonianza Eugenio Scalfari sul suo giornale caro alla migliore intelligenza italiana e vicino alla profonda anima di sinistra del nostro Paese. Non dimenticheremo questo addio. E molti sul letto di morte mormoreranno: Umberto.

Che vergogna per noi. L’onda di emozione che ha sommerso tutti per la morte del Re, sul nostro giornale di ieri non si vedeva. Come siamo lontani dall’animo pubblico, prigionieri dei nostri pregiudizi, chiusi nei nostri poveri ricordi privati o nei nostri anacronismi storici! Questo non è un giornale, che ci andiamo a fare nelle edicole? Antipatici, petulanti, vecchi.

Prendiamo per esempio il concetto, o il sentimento, di «nostalgia», qual è evocato dall’ultimo mormorio regio (a meno che non si riferisse a Villa Italia in Cascais): perché non gli abbiamo dedicato una delle nostre pagine di filosofia? Nostalgia dei luoghi d’infanzia, nostalgia degli amori dell’adolescenza, nostalgia dei fasti d’un tempo o della gloria militare…

Oppure prendiamo il concetto di «dinastia»: avremmo potuto disquisire sul rapporto spurio, e tuttavia stretto, che passa tra monarchie e oligarchie, così da spiegare e spiegarci perché la gente non veda più gran differenza tra le istituzioni del passato e quelle del presente, e anzi provi tenerezza per le prime come i bambini che preferiscono il mondo delle fate alla sordida realtà che li circonda. Perché no, il cappello piumato del maresciallo Badoglio era certo meglio della faccia del generale Giudice, e il marchese Lucifero, a confronto del ministro Darida, è pur sempre un signore.

Non dico insomma che avremmo dovuto fare anche noi come «La repubblica-Gente-Oggi» (intellettuali marci, noi non siamo capaci di unificare in un solo mercato la sinistra sofisticata e il pubblico di donna Letizia). E neppure come «L’unità» che, tra noi e gli altri, sceglie la terza via (tre colonne di spalla, foto a una colonnina, immagino parola per parola la discussione che ha portato a questa equilibrata decisione popolar-nazionale). Ma non esserci preparati a mandare anche noi, come Montanelli, un qualche nostro «saluto al Re», questo è marziano. Eppure abbiamo seguito con attenzione il congresso delle puttane a Pordenone: se quel mestiere è in difficoltà è perché si è universalizzato e intellettualizzato, e se noi facciamo eccezione non è per moralità ma per inettitudine.

Ha ragione quel professore svizzero il quale ha detto: su Umberto giudicherà la storia. Io ho conosciuto dei ragazzi che, trovandosi a Roma l’8 settembre 1943, la famiglia reale e tutta una classe dirigente le avevano già giudicate. Ma quei ragazzi amici miei sono morti ammazzati e ben gli sta, coglioni. Ora invece che a Superga o al Pantheon io proporrei che Umberto venisse sepolto insieme a loro, in uno qualsiasi dei cimiteri militari di cui è ricca la Penisola. Non sotto una croce bianca ma in una tomba speciale, si capisce, e se no come potrebbe il papa riconoscerla e impartire la benedizione «particolare» che gli ha già mandato per posta? Mica siamo tutti eguali, davanti a Dio.

 

(*) Questo editoriale di Luigi Pintor fu pubblicato sul quotidiano «il manifesto» del 20 marzo 1983 e poi ripreso nella sua antologia «Parole al vento» (ovvero «Brevi cronache degli anni ’80») della Kaos edizioni.

Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 18 marzo avevo ipotizzato: 1738: nasce Tupac Amaru secondo; 1849; rivolta di schiavi in Brasile; 1895: «L’uscita dalle officine Lumiere» (ovvero arriva il cinema): 1900: nasce Federico Joliot-Curie; 1956: discorso choc di Aimè Cesaire; 1944: strage nazista a Cervarolo; 1948: grande sciopero dei ferrovieri in Senegal; 1951: riforma del diritto di famiglia; 1980: assassinio di Guido Galli; 1983: corsivo di Pintor su “re” Umberto; 1994: ucciso don Diana; 1999: fermato Italo De Palo che muore «misteriosamente»; 2003: la Lega Nord chiede che il giorno «del papà» torni festa nazionale; 2008: muore A. C. Clarke (qui in blog se ne è parlato più volte); 2011: via alla guerra libica e alle relative bufale informative. E chissà, a cercare un poco, quante altre «scor-date» salterebbero fuori su ogni giorno.

Molte le firme (non abbastanza però per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi, magari solo una citazione, un disegno o una foto. E ogni tanto – oggi a esempio – troverete due blog però… magari in lieve ritardo (capita anche questo in un «povero blog»). Comunque se l’idea delle «scor-date» vi piace fatele circolare o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo un gran bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

 

Redazione
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