Scor-data: 21 settembre 1976

Omicidio di Orlando Letelier, ministro di Salvador Allende, ad opera della Cia e del regime militare cileno

di David Lifodi (*)   

Erano le 9 del 21 settembre 1976 quando l’auto di Orlando Letelier esplose ad un paio di chilometri dalla Casa Bianca: per il ministro di Salvador Allende e la sua segretaria, Ronni Moffitt, non ci fu scampo. Letelier si trovava in esilio a Washington , ma non aveva fatto i conti con la fase tre del Plan Condor, il piano ideato dai regimi militari del continente latinoamericano per eliminare gli oppositori politici ovunque essi si trovassero. Il terzo livello consisteva proprio nel compiere omicidi politici su ordine della giunta pinochettista ai danni di esiliati che avevano trovato rifugio all’estero: per svolgere questa operazione alla Moneda non si fecero scrupoli e misero in contatto la Dina (Dirección de Inteligencia Nacional, la polizia politica cilena) con i gruppi paramilitari degli altri paesi che avevano aderito al Plan Condor e con i mercenari al soldo dell’ultradestra cubana.

Fu Guillermo Novo a schiacciare il tasto che nel giro di pochi secondi avrebbe fatto saltare in aria l’auto di Orlando Letelier, rifugiatosi negli Stati Uniti a seguito del golpe militare che aveva rovesciato il governo di Salvador Allende e la sua Unidad Popular. L’attentato compiuto contro Letelier fu opera dei gruppi terroristi che agivano per destabilizzare Cuba (ad esempio il Movimento Nacionalista Cubano, a cui apparteneva lo stesso Novo), della Dina, ma soprattutto della Cia, sotto la cui guida avvennero omicidi politici come quello del ministro degli Interni, delle Relazioni Internazionali e della Difesa, rimasto fedele a Salvador Allende.  Letelier aveva ingaggiato una coraggiosa battaglia contro il regime pinochettista, tanto che al momento del colpo di stato fu arrestato e confinato nell’isola di Dawson, vicino all’Antartide. Fu grazie alle pressioni internazionali che Orlando Letelier, il quale aveva ricoperto anche la carica di ambasciatore negli Stati Uniti, fu rimesso in libertà e approdò in Venezuela: da lì giunse negli Stati Uniti. Fu Pinochet in persona a togliergli la cittadinanza cilena, senza però aver messo in conto la replica di Letelier: “Nací, soy y moriré Chileno. Pinochet nació fascista y traidor  y así vivirá, morirá y será recordado”. Al tempo stesso gli Stati Uniti, che avevano concesso asilo al ministro di Allende, avallarono le peggiori trame ai danni della democrazia cilena e latinoamericana. Poco dopo l’assassinio di Letelier Bush padre, allora a capo della Cia, liquidò così la questione senza alcuna vergogna: “Fu un regolamento di conti nella sinistra”, disse. In realtà i legami tra la dittatura cilena e la Cia sono facilmente comprovabili, a maggior ragione a seguito della declassificazione di alcuni documenti che evidenziano il ruolo di Henry Kissinger nell’omicidio: l’allora segretario di stato Usa (sotto la presidenza di Gerald Ford) avrebbe potuto prevenire l’attentato, ma non lo fece.  Kissinger dette l’ordine ai funzionari della Cia di non avvisare il Cile su una serie di assassinii di carattere politico che si stavano preparando e di non muovere un dito. A differenza di quanto ha sempre sostenuto lo stesso Kissinger, la Cia e il Dipartimento di Stato americano, tutti erano a conoscenza del Plan Condor. Il giornalista John Dinges, direttore di Archivos Chile, e Peter Kornbluh, direttore dell’omonimo Nacional Security Archive negli Stati Uniti, raccontano che l’ordine di Kissinger partì il 16 settembre 1976, cinque giorni prima che Letelier venisse assassinato. Nei loro libri, Operación Condor: una década de terrorismo internacional en el Cono Sur, e Pinochet: los archivos segretos,  Dinges e Kornbluh scrivono che ci sono almeno trenta documenti declassificati della Cia in cui è testimoniato come gli Stati Uniti non avessero alcuna intenzione di intraprendere azioni contro i paesi del Plan Condor per tutelare gli oppositori politici, anzi: il timore è una “cubanizzazione” dell’America Latina. Tuttavia Guillermo Novo (implicato nel 2000 anche in un attentato all’Università di Panama che avrebbe dovuto uccidere Fidel Castro, oltre ad aver cercato di far fuori Ernesto Che Guevara durante una sessione Onu a cui partecipava il comandante in persona nel 1964), condannato a soli sette anni di carcere, non è certo l’unico mercenario professionista ad agire a libro paga Cia. La rete che agiva a livello continentale per creare un’internazionale nera in America Latina godeva di ampio sostegno (solo per fare qualche nome Posada Carriles, Orlando Bosch, José Basulto, Rodolfo Frómeta), come già avvenne in occasione degli omicidi del generale democratico René Scheneider e di Carlos Prats: quest’ultimo fu assassinato a Buenos Aires nel 1974. Entrambi erano rimasti legati a Salvador Allende. Un ruolo decisivo nell’operazione condotta contro Letelier fu svolto dal Frente de Liberación Nacional de Cuba, un’organizzazione terroristica sorta nel 1974 e composta da membri dell’Asociación de Veteranos de la Bahía de Cochinos (la Baia dei Porci), nota come Brigada 2506: fu proprio il loro presidente, Juan Pérez Franco, ad ammettere che il Cile aveva messo a loro disposizione dei campi per l’addestramento paramilitare. Grazie alle indagini della giustizia cilena sulla morte di Ronni Moffitt (collaboratrice ventiseienne di Letelier presso l’Instituto de Estudios Políticos), richieste dall’Agrupación de Familiares de Ejecutados Políticos, è emerso che svolse un ruolo di primo piano anche Manuel Contreras, massimo rappresentante della Dina, insieme ad alcuni suoi scagnozzi. La giustizia cilena è intervenuta perché nell’omicidio di Letelier e Moffit svolsero un ruolo di primo piano gli agenti della polizia politica pinochettista, nonostante la giovane fosse di nazionalità statunitense. Non solo: la compagnia aerea cilena Lan Chile (di cui adesso è proprietario l’attuale presidente uscente cileno Sebastian Piñera, che si è sempre dichiarato un sostenitore di Pinocho ed ha militato nei partiti di estrema destra) fornì già nel 1975 tre pasajes abiertos all’addetto culturale cileno a Miami, Héctor Durán, e a Frank Castro Paz, uno dei più noti terroristi anticubani, fin dal 1975. Il destino di Orlando Letelier era quindi segnato da tempo. Il 9 settembre 1976 gli Usa accolsero Michael Townley, agente della Cia al servizio della Dina di ritorno da Santiago del Cile insieme ad alcuni componenti del Movimento Nacionalista Cubano, a cui apparteneva anche un altro autore materiale dell’attentato di Washington, José Dionisio Suárez, colui che avrebbe collocato la bomba sotto l’auto di Letelier e Moffit. Townley aveva già numerosi contatti con la mafia cubano-americana di Miami fin dal 1967 e successivamente agì in collaborazione con i paramilitari fascisti cileni di Patria y Libertad, gli stessi che hanno salutato con tutti gli onori Pinochet al momento della sua morte. Sempre Townley ebbe contatti anche con Eugenio Berrios Sagredo, alias agente Hermes, anch’esso al servizio della Cia, della Dina, ma anche ufficiale di collegamento con i neofascisti italiani di Avanguardia Nazionale.

Il 21 settembre 1976 Letelier aveva quarantaquattro anni: negli Stati Uniti aveva cominciato a lavorare come ricercatore per l’Instituto de Estudios Políticos. Come ultimo affronto Pinochet non gli concesse la sepoltura in Cile e i suoi resti furono portati nel suo paese dal Venezuela, dove era stato sepolto, solo nel 1994. Settembre è il mese del ricordo di Orlando Letelier: Pinochet lo uccise, ma come gli aveva preannunciato lo stesso Letelier, il generale sarà ricordato come un vigliacco e un traditore del suo paese.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – o anchre solo di suggerire qualche data mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

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