Scor-data: 23 novembre 1609

Una lettera ci svela Galileo nel difficile momento della transizione

di Andrea Albini (*)  

Il 23 novembre 1609 Galileo Galilei ricevette a Padova una lettera dall’amico veronese Ottavio Brenzoni. Possiamo immaginare che fosse una giornata qualsiasi, con l’inverno che inizia a irrigidire, ma per Galileo era il momento più cruciale della sua vita. Coll’aiuto dei maestri vetrai veneziani – compagni di ricerche ma anche di bisboccia – aveva da poco perfezionato un giocattolo venuto dall’Olanda: il telescopio e lo aveva trasformato in uno strumento per penetrare i dettagli dell’universo. Aveva quindi cominciato segretamente a compiere quelle osservazioni su Luna, Sole e pianeti di cui avrebbe dato, di lì a poco, un annuncio clamoroso.

Dopo che per secoli e millenni l’umanità aveva scrutato le stelle a occhio nudo, l’idea di Galileo portava una trasformazione radicale nel mondo dell’astronomia. Ma lo studioso pisano aveva in mente di utilizzarla per un progetto ancora più rivoluzionario: rovesciare la scienza tradizionale – basata sull’autorità degli eruditi classici come Aristotele e Tolomeo – e sostituirla con una “nuova scienza” basata sugli esperimenti e le prove osservative. Una cosa forse banale ai nostri occhi, ma un’eresia per gli ambienti colti del Cinquecento cui Galileo apparteneva, abituati a trasmettere pigramente e comodamente una scienza immutabile ereditata dall’Antichità.

Galileo e Ottavio Brenzoni erano entrambi “matematici”, nel senso che entrambi conoscevano la matematica necessaria ai calcoli astronomici. Il primo la insegnava senza troppo entusiasmo all’università di Padova, il secondo – laureato in medicina e filosofia – la impiegava per guadagnarsi da vivere stendendo l’oroscopo dei malati e di chi ne avesse la necessità.

L’astrologia, in realtà, era la reale motivazione che stava dietro allo scambio di lettere che da anni avveniva fra i due amici. Dopo essersi complimentato con Galileo per gli onori ricevuti quando aveva presentato il cannocchiale al governo veneziano, Ottavio passava subito agli affari e ringraziava l’amico per avergli richiesto – per procura – un consulto astrologico. Da un po’ di tempo infatti Galileo girava a Brenzoni le domande di previsioni astrologiche che riceveva in quanto matematico ufficiale dello Studio padovano. In questo modo riusciva a guadagnare tempo prezioso da dedicare ai suoi reali interessi: la fisica, l’astronomia e la costruzione di apparecchi scientifici che vendeva per arrotondare lo stipendio e mantenere in questo modo i figli avuti dalla sua compagna e la sua famiglia di origine.

La necessità economica sta probabilmente dietro all’attività oroscopica (scarsa rispetto a quella di illustri colleghi astronomi suoi contemporanei come Keplero) che Galileo aveva esercitato a Padova negli anni precedenti. Nel 1604 era però accaduto un fatto increscioso: l’inquisitore della città lo aveva denunciato per aver fatto pronostici, e soprattutto per aver affermato che gli astri “necessitavano” le azioni umane. Affermazione eretica per la Chiesa perché negava il libero arbitrio individuale e la possibilità di redenzione. Secondo questa tesi chi veniva alla luce sotto una “cattiva stella” era irrimediabilmente condannato fin dalla nascita.

Per grande fortuna di Galileo era intervenuta la Repubblica Veneziana, insabbiando un procedimento giudiziario ecclesiastico che rischiava di compromettere il suo migliore scienziato. Da quel momento però Galileo non si era più fidato di fare oroscopi in prima persona e la disponibilità dell’amico veronese capitava a pennello. Per sé riservava solo quei consulti “cui non si poteva dire di no”; come la richiesta di Cristina di Lorena, moglie del granduca di Toscana, di avere un pronostico sul marito.

Il fatto che Galileo si sia “sporcato le mani” con l’attività astrologica può stupire (o scandalizzare) solo chi non conosce il momento di transizione in cui egli visse: un’epoca in cui astronomia e astrologia ancora convivevano. La lettera stessa di Brenzoni del 23 novembre 1609 ne è testimonianza; in essa il “nuovo” (la scienza osservativa galileiana) e il “vecchio” (l’arte astrologica) convivono nella stessa pagina. E questo dà uno spunto di riflessione su come le rivoluzioni – anche quelle scientifiche – difficilmente sono nette; e su come sia preferibile fare i conti – piuttosto che censurare – con fasi storiche in cui predomina una certa ambiguità.

Detto questo sarebbe ingiusto condannare Galileo per essere stato un astrologo, sia pure riluttante. Solo dopo la sua morte la scienza “basata sulle prove” da lui fondata riuscì a separare l’astronomia e l’astrofisica dalla pratica astrologica, rilegando la seconda fra le superstizioni. Ci meraviglia piuttosto che un acceso polemista come lui – un uomo che osò sfidare una Chiesa a quel tempo molto potente – sia stato, tutto sommato, clemente con i colleghi e con tutti coloro che praticavano l’astrologia. Ma forse preferì lasciare parlare i fatti, sicuro che un domani i successi della sua giovane e ancora fragile scienza avrebbero saputo definitivamente affrancarla da suo passato magico.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

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