Scor-data: 26 giugno di ogni anno

Giornata dedicata alle vittime della tortura
di Patrizio Gonnella (*)

«Si è inventato tutto». «non ci sono prove». «E’ una invenzione dei soliti sovversivi». «E’ una invenzione degli ebrei». «E’ una invenzione dei giornalisti». «E’ matto». «E’ un terrorista». «E’ una prostituta». «E’ un violento». «E’ un drogato». «E’ un soggetto pericoloso». «Non è la prima volta che è finito in galera». «E’ caduto dal letto». «E’ scivolato sul pavimento». «Si è fatto male da solo». «Le costole se le era rotte anni fa». «Non credetegli, è un criminale». «Non credetegli, è un pedofilo». «Non credetegli, è un comunista». «Stava già male». «E’ una persona malata». «Ha opposto resistenza». «E’ andato in escandescenze». «Bisognava contenerlo».
Alla vittima delle torture si cerca di togliere lo status di vittima.
[…] Le Nazioni Unite hanno previsto che vi sia una «Giornata dedicata alle vittime della tortura», il 26 giugno di ogni anno. Lo hanno fatto nella consapevolezza che alla vittima della tortura è spesso negata la propria condizione di vittima nei processi giudiziari da parte degli Stati. Non resta pertanto che dedicare loro una giornata per tenere salda la memoria […] Accadde nel 2010 che i media (italiani) resero pubblica una conversazione telefonica intercettata fra il comandante di reparto e un poliziotto del carcere di Teramo. «Il detenuto va picchiato sotto, non in sezione». L’audio era chiaro. Il pestaggio a cui si faceva cenno era avvenuto davanti a un unico testimone, un detenuto nigeriano, Uzoma Emeke, morto di tumore al cervello poco tempo dopo che furono resi pubblici i fatti. […] La testimonianza della persona pestata a nulla è valsa rispetto a quella dei poliziotti, coesi nello spirito di corpo. Neanche l’intercettazione è stata sufficiente perché si giungesse al rinvio a giudizio.
[…] L’indignazione ha una grande forza moltiplicatrice. […] Nel momento in cui i media registreranno l’ondata travolgente dell’indignazione offriranno spazio pubblico agli human rights defenders e alle loro storie. Ciò avverrà quando i difensori dei diritti umani saranno tolti dallo spazio pubblico giornalistico dei “buoni” e posti nello spazio degli indignati. In questo senso il racconto della singola storia di tortura può avere un impatto mediatico più forte rispetto alla proposizione di un ragionamento giuridico-filosofico complesso intorno alla sua illegalità o immoralità. L’indignazione di chi racconta questa storia potrà produrre una catena umana di centinaia di migliaia di indignati. Una catena che deve arrivare sino alla porta di casa dei torturatori e dei loro protettori politici.
(*) Brani tratti da «La tortura in Italia» (sottotitolo: «Parole, luoghi e pratiche della violenza pubblica») di Patrizio Gonnella edito nel 2013 da DeriveApprodi e recensito in blog (vedi Le mani insanguinate dello Stato, 21 agosto 2013). Mi piacerebbe dirvi che il 26 giugno in Italia sono previste ovunque manifestazioni e testimonianze, proteste contro l’assenza di una legge contro la tortura… ma così non è purtroppo.
Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 26 giugno avevo, fra l’altro, queste ipotesi: 1096: i crociati di Pietro l’eremita devastano Belgrado; 1409: Alessandro VI è papa; 1876: muore Bakunin; 1884: nasce Francesco Misiano (di lui si è già parlato in blog); 1894: il boicottaggio della Pullman; 1913: nasce Aimè Cesaire; 1945: nasce Onu; 1947: ucciso «Fra diavolo»; 1967: muore Lorenzo Milani; 1975: muore Josè Escriva de Balaguer; 1982: muore Alexander Mitscherlich; 1996: eccidio Abu Selim; 2008; Loris campetti racconta una “normale” giornata italiana di omicidi bianchi. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

Redazione
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