Scor-data: 26 marzo 2012

«Toccare il fondo non è mai stato così bello»: James Cameron scende nelle Marianne

di Fabrizio Melodia (*)  

Scendere in due ore a quasi 11mila metri, sott’acqua. Sono le 23:52 del 26 marzo 2012 e James Cameron, noto regista-sceneggiatore (di fantascienza e non solo; fra gli altri «Terminator» e «Avatar» oltre che il pluripremiato e vituperato «Titanic») scende con il suo batiscafo fino al Challenger Deep, il punto più profondo della Fossa delle Marianne, compiendo un autentico viaggio nello spaziomare, l’arrivo in un’altra galassia distante anni luce da noi, dove la vita si presenta sotto forme che nemmeno riusciamo a immaginare, viste le profondità e le pressioni a cui è sottoposta.

Ad annunciarlo è lo stesso Cameron per mezzo del suo account Twitter: «Appena arrivato nel punto più profondo dell’oceano. Toccare il fondo non è mai stato così bello. Non vedo l’ora di condividere con voi quello che sto vedendo».

Gli strumenti del suo batiscafo Deepsea Challenger registrano una profondità di 10.898, raggiunta dopo una discesa durata 2 ore e 36 minuti, durante i quali gli scienziati della nave appoggio, finanziata dal «National Geographic», sono rimasti in trepidante attesa, fino a quando la radio non fa sapere, per voce dello stesso regista, che tutti i sistemi sono a posto.

Rannicchiato alla guida della sua astronave marina, James Cameron ha passato le ore successive a esplorare un ambiente alieno come potrebbero esserlo Marte o Venere, a raccogliere immagini e campioni. Cameron è una delle tre persone a essere sceso in quell’abisso, al largo di Guam, l’unico ad averlo fatto in solitaria.

Motivo dell’impresa: raccogliere campioni e immagini impensabili nel 1960, quando i due membri dell’unica missione precedente non videro nulla a causa dei sedimenti sollevati dal loro batiscafo.

Un’impresa paragonabile dunque allo sbarco sulla Luna o sul pianeta rosso (il quale dovrebbe avvenire secondo le previsioni della Nasa intorno al 2027. sempreché i cinesi non attuino un prodigioso “recupero”).

Orgoglioso come mai, Cameron è rispuntato a galla dopo un’ascesa di soli 70 minuti, per la felicità dell’equipaggio della nave-appoggio Octopus, dove il proprietario Paul Allen (co-fondatore di Microsoft e amico di vecchia data del regista) stava twittando a rotta di collo tutti gli aggiornamenti della storica impresa.

Le immagini 3D girate e i campioni raccolti furono subito messi a disposizioni degli scienziati ma come afferma Cameron: «C’è un valore scientifico molto importante in questo tipo di immagini. Permettono di determinare la scala e la distanza degli oggetti in una maniera che sarebbe impossibile attraverso immagini bidimensionali».

I primi rilievi della profondità di questa zona dell’Oceano Pacifico furono effettuati dalla spedizione Challenger, che fra il dicembre 1872 e il maggio 1876 compì quella che è considerata la prima spedizione oceanografica, percorrendo 68.890 miglia e circumnavigando il globo. Le misurazioni effettuate dalla corvetta Challenger nella zona scoprirono l’esistenza della depressione, rilevando una profondità massima di 4.475 braccia, equivalenti a 8.184 metri.

La carboniera statunitense Nero, incaricata all’epoca di compiere rilievi idrografici, registrò successivamente una profondità di 9.636 metri, all’incirca 5.269 braccia.

Nel 1951 il vascello Challenger II della Royal Navy esplorò per la prima volta la zona utilizzando un sonar, scoprendo una depressione profonda 10.900 metri – posta a 11° 19′ N, 142° 15′ E – che in seguito fu battezzata Challenger Deep. Il rilevamento venne eseguito misurando con un cronometro il ritorno del segnale al ricevitore e, dato che tale misura era effettuata a mano, fu necessario applicare una correzione di circa 40 metri, cosicché la profondità venne rettificata a 10.863 m.

Nel 1957, il vascello sovietico Vitjaz misurò una profondità di 11.034 metri; tuttavia, dato che successive spedizioni dell’epoca non hanno ripetuto tale misura, essa non venne considerata accurata. Nel 1962 la M. V. Spencer F. Baird registrò la più grande profondità dell’epoca, pari a 10.915 m.

In un’immersione senza precedenti, il batiscafo Trieste della U.S. Navy – ma era di progettazione e produzione italiana – raggiunse la profondità della fossa il 23 gennaio 1960 alle 13:06. Sul batiscafo erano presenti il tenente di vascello Don Walsh e Jacques Piccard (che avrebbe ispirato poi il famoso capitano Jean Luc Picard della nave stellare USS Enterprise D nella nota serie televisiva di fantascienza «Star Trek: The Next Generation»).

Come zavorra vennero usati pellet di ferro, mentre per favorire il galleggiamento fu usata benzina, più leggera dell’acqua. Il riempimento con benzina aveva anche lo scopo di rendere lo scafo incomprimibile. Gli strumenti di bordo individuarono una profondità di 11.521 metri, più tardi rettificati a 10.916. Sul fondo della fossa Walsh e Piccard furono sorpresi di trovare particolari specie di sogliole o platesse, lunghe circa 30 cm e anche gamberetti. Secondo Piccard, «il fondo appariva luminoso e chiaro, un deserto che faceva trapelare diverse forme di diatomee».

Dopo questa prima grande impresa, ci furono altri tentativi di misurazione. Nel 1984 il vascello giapponese Takuyo, nave altamente specializzata, misurò con il sonar multi-direzionale di cui era dotato una profondità massima di 10.924 m. Il 24 marzo 1995, undici anni dopo, un’altra sonda nipponica, la Kaiko, ottenne una nuova misurazione di 10.916. Nel 2009 fu effettuata una misurazione mediante il robot Nereus: 10.902 metri. Poi la storica impresa di James Cameron, che apre nuovi orizzonti all’esplorazione sottomarina.

(*) Ho un ricordo da mettere a fuoco, aiutatemi: quando Piccard scese con il suo batiscafo anche il pittore Salvador Dalì “strombazzò” (era il suo stile) un’impresa simile e, se la memoria non mi tradisce, costruì (o adattò?) una macchina per calarsi nel “mare dell’inconscio”, ben più profondo delle Marianne. Per favore se qualche Dalì-filo sta leggendo confermi o corregga e magari racconti come andò a finire.

Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Talvolta il tema è più leggero.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 26 marzo avevo, fra l’altro, ipotizzato la «giornata del book crossing»; 1794: processo «amici libertà»; 1850: nasce Edward Bellamy; 1943: battaglia a Kursk; 1953: vaccino di Salk; 1969: muore Traven… e chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info .

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *