Scor-data: 27 giugno 1880

La conoscenza al di là dei sensi: nasce Helen Adams Keller

di Fabrizio Melodia (*)  

«Noi tutti, vedenti e non vedenti, ci differenziamo gli uni dagli altri non per i nostri sensi, ma nell’uso che ne facciamo, nell’immaginazione e nel coraggio con cui cerchiamo la conoscenza al di là dei sensi»: così Helen Keller in «The five-sensed world» del 1910.

Pensate di perdere vista e udito, a causa di una malattia. Pensate di avere questa disgrazia a nemmeno due anni, che vi si chiuda la via maestra per il mondo e per comunicare con i vostri cari. Pensate di dover chiedere per tutto. Non fareste di tutto per riuscire a comunicare? Non fareste l’impossibile per riuscire a non sentirvi cosi tremendamente soli? Quando percepite la forma delle cose vorreste sapere come si chiamano ma non potete perché il suono delle parole per voi è precluso.

Helen Adams Keller nacque il 27 giugno 1880, a Tuscumbia, in Alabama. A 19 mesi si ammalò, probabilmente di scarlattina o meningite: si riprese ma divenne cieca e sorda.

La bambina, nella più totale solitudine, nonostante le premure e l’aiuto della famiglia, non si perse d’animo, arrivando a inventare insieme ai genitori all’incirca una sessantina di segni convenzionali con i quali comunicare con loro, per le situazioni basilari.

La madre Kate tempo dopo fu colpita dal resoconto di Charles Dickens sulla rivista «American Notes», in cui si parlava del tentativo di mandare a scuola una bambina cieca e sorda di nome Laura Bridgman, esperimento coronato dal successo.

Fu così che Helen Keller, insieme alla madre Kate, fece conoscenza con uno specialista locale di nome Alexander Graham Bell, il quale all’epoca non si occupava ancora di telefonia ma di educazione e cura di bambini sordi. Bell mette in contatto la famiglia Keller con la scuola frequentata da Laura Bridgman, il Perkins Institute for the Blind, nel sobborgo irlandese di South Boston.

La piccola Helen fu affidata alla cure dell’educatrice Anne Sullivan, ex allieva dell’istituto stesso e parzialmente cieca, all’epoca poco più che ventenne, dando inizio a un connubio destinato a perdurare nel tempo.

Anne Sullivan, per riuscire a insegnare a Helen, ottenne non senza fatica il permesso dal padre di isolare la bambina dal resto della famiglia, vivendo insieme a lei in una dépendance nel giardino di casa. Come primo gradino, Anne Sullivan doveva insegnare la disciplina a Helen, che era stata viziata dai genitori a causa della sua disabilità. Con molte difficoltà causate dalla testardaggine e dal carattere difficile della bambina, Anne Sullivan riuscì a stabilire un contatto con Helen, facendole imparare l’alfabeto manuale.

Il grande passo in avanti fu quando, sentendo l’acqua fredda scorrere sul palmo della mano, Helen riuscì a comprendere il concetto di “acqua”. Da quel momento non smetterà più di chiedere alla sua maestra il nome di tutti gli altri oggetti a lei familiari, compresa la sua amatissima bambola. E’ il primo passo verso la liberazione dalla prigione dell’incomunicabilità, ottenuta mediante la pazienza, la determinazione e la fantasia.

Nel 1890, Helen Keller venne a sapere della straordinaria vicenda umana di Ragnhild Kåta, una ragazzina norvegese anch’essa cieca e sorda, riuscita nell’impresa d’ imparare a parlare. Il successo di Raghnild la spronò ulteriormente a imparare l’uso della parola.

Anne Sullivan continuò ad educare Helen Keller attraverso il metodo Tadoma (toccare le labbra e il collo di chi sta parlando) e l’alfabeto manuale. Più tardi, Helen imparerà a leggere inglese, francese, tedesco, greco e latino in Braille.

Nel 1894, Helen Keller si sentì pronta al grande passo, trasferendosi insieme ad Anne Sullivan a New York per frequentare la Wright-Humason School for the Deaf. Nel 1898, tornarono nel Massachusetts e Helen si iscrisse alla Cambridge School of Weston. Due anni dopo fu ammessa al Radcliffe College, dove si laureò «magna cum laude» a 24 anni, diventando così la prima persona cieca e sorda a laurearsi in un college nella disciplina di giurisprudenza.

Così Helen Keller divenne un avvocato molto attento e sensibile alle cause e alla salvaguardia dei diritti delle persone disabili. Fu impegnatissima anche in politica, suffragetta (cioè per il voto alle donne), pacifista e attivista del movimento per il controllo delle nascite.

Nel 1903 pubblicò il primo libro (di 11) della sua autobiografia «The story of my life». Helen Keller era divenuta una personalità di spicco nel clima culturale americano, dove veniva considerata un’oratrice e una scrittrice di gran pregio. Nel 1915, fondò l’organizzazione non-profit «Helen Keller International» per la prevenzione della cecità.

Il suo impegno politico s’intensificò quando si iscrisse al Partito Socialista d’America (quanto di più comunista gli Usa potessero concepire) partecipando attivamente alle iniziative e scrivendo molti articoli in favore della classe operaia dal 1909 al 1921. Sostenne attivamente anche Eugene Debs, il candidato del Socialist Party. All’epoca scrisse: «Ho visitato i luoghi dove lavorano gli operai sfruttati, le industrie, i bassifondi sovraffollati. Anche se non li ho potuti vedere, li ho odorati».

Vari editorialisti e commentatori dei giornali, prima pieni di elogi per il suo coraggio e la sua intelligenza, iniziarono però a perseguitarla, affondando il coltello sulla disabilità di Helen Keller, dopo che la donna aveva preso nette posizioni socialiste.

L’editore del «Brooklyn Eagle» arrivò a scrivere che: «i suoi errori [politici] scaturiscono dalle sue manifeste limitazioni fisiche».

Keller rispose per le rime all’editore, ricordando il giorno in cui si incontrarono (ben prima che egli scoprisse le sue posizioni politiche): «Quel giorno, i complimenti che lui mi tributò furono così generosi che ancora arrossisco al solo ricordarli. Ma adesso che ho reso pubbliche le mie posizioni socialiste, lui ricorda a me e al pubblico che sono cieca e sorda e soggetta a compiere molto facilmente errori. Evidentemente, mi si deve essere ristretta l’intelligenza dall’ultima volta che ci siamo visti… Oh, ridicolo “Brooklyn Eagle”! Cieco e sordo socialmente, difende un sistema intollerabile, un sistema che è responsabile di larga parte di quei casi di cecità e sordità che noi cerchiamo di prevenire».

Per continuare le sue lotte, nel 1912 Helen Keller entrò a far parte in modo attivo anche degli Iww, Industrial Workers of World,  il sindacato orizzontale, per cui pubblicherà vari articoli fra il 1916 e il 1918.

In una intervista rilasciata al «New York Tribune» dichiarò: «Fui nominata per una commissione per studiare le condizioni delle persone cieche. Per la prima volta, proprio io che pensavo che la cecità fosse una malattia non dipendente dall’uomo, ho scoperto che troppe volte le cause erano rintracciabili in condizioni di lavoro insostenibili, spesso dovute all’egoismo e all’avarizia degli industriali. E che anche i mali sociali contribuiscono, da par loro: la povertà ha portato spesso le donne a condurre una vita indecente, conclusasi con la cecità totale». Fu dunque fra le prime persone a impegnarsi per la sicurezza degli operai nei luoghi di lavoro, oltre che per l’equità, giuste retribuzioni e pari opportunità. Continuerà la sua lotta fino agli ultimi anni della sua vita,dedicandosi infine a raccogliere fondi per la American Foundation for the Blind.

Nel 1960, diede alle stampe il suo libro «Light in my Darkness», in cui Helen sostenne con veemenza le teorie dello scienziato e filosofo svedese Emanuel Swedenborg.  Nel 1964 fu insignita dal presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson della «Medaglia presidenziale della libertà», l’onorificenza civile più alta negli Stati Uniti. Si spense il 1º giugno 1968 nella sua casa di Easton (Connecticut) a 87 anni.

La sua vicenda umana – ma censurata della politica – ispirò profondamente il cinema: dal film muto «Deliverance» (nel 1919) al famoso «Anna dei miracoli» («The Miracle Worker», del 1962, regia di Arthur Penn) che racconta la storia di Anne Sullivan (interpretata da Anne Bancroft, futura moglie di Mel Brooks, premiata con l’Oscar alla migliore attrice protagonista) e di Helen Keller (interpretata da Patty Duke, Oscar per l’attrice non protagonista). Nel 1984 fu trasmesso il film tv «The Miracle Continues», riguardante l’ingresso di Helen al Radcliffe College. Nessuno dei film citati accenna all’impegno politico di Helen Keller.  Anche Bollywood – ovvero il cinema indiano – nel 2005 tributa i suoi onori ad Helen Keller con il film «Black», che illustra la sua vita dall’infanzia alla laurea. Sempre nel 2005, la Fondazione Swedenborg ha prodotto un documentario dal titolo «Shining Soul: Helen Keller’s Spiritual Life and Legacy», incentrato sul ruolo svolto dalle teorie di Emanuel Swedenborg nella sua vita.

Vorrei ricordare come anche il Giappone abbia ricordato la storia di Helen Keller in un bellissimo fumetto, dal titolo «Il grande sogno di Maya», scritto e disegnato da Suzue Miuchi, in cui la determinata Maya, aspirante attrice, interpreta a teatro la vicenda di Helen Keller, arrivando a farsi bendare e chiudere in una stanza per meglio entrare nella parte.  

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 26 giugno fra l’altro avevo ipotizzato: Giornata internazionale contro la tortura; 1876: muore Bakunin; 1913: nasce Aimè Cesaire;  1945: nascono le Nazioni Unite; 1964: «mancato golpe» di De Lorenzo; 1967: muore Lorenzo Milani. Mentre sul 27 giugno fra le ipotesi c’erano: 1489: a Milano nasce il Lazzaretto; 1905: il Piotiomkin si ammutina e lo stesso giorno negli Usa nasce l’Iww; 1980: strage di Ustica. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

Redazione
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  • M. Piras Keller

    Davvero interessante e ben presentata la vicenda eccezionale di questa donna eccezionale. Eccezionale anche la sua maestra, evidentemente. MI ha fatto ripensare a Karen, un libro che lessi da adolescente, una bambina cerebrolesa che aiutata dalla famiglia fece progressi che la medicina allora riteneva impossibili. La madre, Marie Killilea, autrice anche del libro (anche di altri) fondò anche lei un’associazione di sostegno per disabili.

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