Scor-data 27 giugno 1986

La Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia condanna gli Stati Uniti per azioni terroristiche contro il Nicaragua

di David Lifodi

Il 27 giugno 1986 è una data che, in tempi di guerre umanitarie e conflitti costruiti su bugie e menzogne per invadere paesi stranieri e violarne la sovranità territoriale (vedi i casi di Iraq, Afghanistan e Kossovo, solo per citarne alcuni tra i più noti), avrebbe potuto fare scuola a livello di diritto internazionale: quel giorno gli Stati Uniti furono condannati dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia (Cig) per aver condotto attività terroristiche contro il Nicaragua sandinista.

Fu Padre Miguel D’Escoto Brockmann, allora Ministro degli Esteri del paese centroamericano, a lavorare alla denuncia del gigante nordamericano, che fu inoltrata alla Corte dell’Aia il 9 aprile 1984. In un’intervista rilasciata nel 2006 a www.itanica.org , il sito dell’Associazione Italia-Nicaragua, Padre Miguel ricorda che, dopo appena un mese, la Corte fu oggetto di enormi pressioni da parte degli Stati Uniti affinché non respingesse la denuncia. Del resto gli Stati Uniti giocavano sporco a viso aperto: volevano abbattere a tutti i costi il governo sandinista, terrorizzati dal fatto che il contagio comunista si potesse espandere in tutto il Centroamerica: fu questo che spinse il più potente stato del mondo a procedere con l’invasione grottesca della minuscola Granada nel 1983, dopo che Maurice Bishop nel 1979 aveva condotto la piccola isola caraibica sulla strada del socialismo. La Corte Internazionale dell’Aia condannò gli Usa per aver utilizzato la forza in maniera illegittima allo scopo di rovesciare il governo nicaraguense: in pratica gli Stati Uniti furono condannati per aver promosso azioni che oggi la stessa Casa Bianca definirebbe di terrorismo internazionale. Washington perseguitò il Nicaragua allo stesso modo con cui, ancora oggi, promuove attività militari e paramilitari contro Cuba, a partire dal massiccio appoggio, economico e logistico, fornito alla controrivoluzione: sarebbe nato da qui lo scandalo Iran-Contras. Nel 1982, a seguito del divieto sancito dal Congresso Usa di inviare aiuti diretti ai Contras, l’amministrazione di Ronald Reagan cercò di rifornirli militarmente con i ricavi della vendita di armi all’Iran, fin quando il governo di Violeta Barrios de Chamorro, succeduto ai sandinisti grazie alla loro sconfitta elettorale nel 1990, non decise di scrivere alla Corte Internazionale dell’Aia per rinunciare al proseguimento della denuncia. Eppure, fu proprio sotto la presidenza di Ronald Reagan che gli Stati Uniti commisero le peggiori violazione dei diritti umani, civili e politici. Washington organizzò e foraggiò i contras, gran parte dei quali provenienti dalla Guardia Nazionale somozista, rifugiatasi in Honduras dopo l’entrata vittoriosa dei sandinisti a Managua il 25 luglio 1979. L’Honduras si trasformò in una base d’appoggio statunitense: da lì partivano le azioni per minare i porti del paese e attaccare il Nicaragua. I fedelissimi del dittatore Anastasio Somoza e della sua famiglia (che dalla fine degli anni Trenta aveva governato il paese con il pugno di ferro), intravidero la possibilità di riconquistare Managua: il giornalista americano Gary Webb denunciò che i contras godevano dell’appoggio della Cia. Gli Stati Uniti non riconobbero mai la sentenza della Corte Internazionale, ma fecero di tutto per affossarla, appoggiati da quegli stessi stati che, oggi come allora, votano insieme agli Usa a favore del bloqueo ai danni di Cuba. Di fronte all’opposizione americana di fronte alla risoluzione del 27 giugno 1986, il Nicaragua cercò di ottenere giustizia rivolgendosi all’Assemblea Generale dell’Onu: i soli tre voti contrari furono quelli di Stati Uniti, Israele e El Salvador, che, al pari dell’Honduras, aveva la funzione di patio trasero degli Usa. Proprio di fronte all’Onu, l’ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite sotto l’amministrazione Reagan, Jeane Kirkpatrick, aveva ripetutamente delegittimato la Corte definendola un organo “semi-giudiziario”. Furono alcuni degli stessi membri della Cia ad ammettere candidamente di aver computo atti di terrorismo sul suolo Nicaraguense, dal bombardamento di depositi petroliferi all’addestramento della controrivoluzione, che aveva le sue basi non solo in Honduras, ma anche in Costarica. A guidare i contras, insieme al somozista Enrique Bermúdez, anche Edén Pastora, uno dei guerriglieri storici del Frente Sandinista passato velocemente nelle file della contra: quello che un tempo era conosciuto come il Comandante Zero non si era fatto alcun problema ad andare contro ai suoi vecchi compagni. Se con l’arrivo di Reagan alla Casa Bianca i rapporti tra Stati Uniti e Nicaragua peggiorarono sensibilmente, già sotto la presidenza di Jimmy Carter gli Usa cercarono di impedire il trionfo della rivoluzione sandinista cercando di imporre al paese quello che alcuni analisti politici hanno definito il “somozismo senza Somoza”. La sentenza del 27 giugno 1986, emessa con il voto favorevole di 14 giudici su 15, sancì in ogni caso che dall’affermazione sandinista del 1979 e per tutti gli anni ’80, gli Stati Uniti avevano condotto azioni terroristiche ai danni del paese centroamericano: “L Corte decide che collocando mine nelle acque interne o acque territoriali della Repubblica del Nicaragua durante i primi mesi del 1984, gli Sati Uniti d’America hanno violato, rispetto alla Repubblica del Nicaragua, gli obblighi che gli impone il diritto internazionale tradizionale di non ricorrere alla forza contro un altro stato, di non intervenire nei suoi temi, di non attentare alla sovranità e di non interrompere il commercio marittimo pacifico”. La stessa Corte decise che gli Stati Uniti avevano l’obbligo di “riparare qualunque danno causato al Nicaragua per la violazione del Trattato di Amicizia, Commercio e Navigazione tra le parti, firmato a Managua il 1 gennaio 1956”.

Su questa sentenza è stato fatto cadere l’oblio: ricordarla avrebbe significato inchiodare gli Stati Uniti alle proprie responsabilità e contraddire una politica estera fatta di aggressione nel nome di un diritto internazionale che la Casa Bianca per prima ha sempre violato.

Redazione
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2 commenti

  • Ottimo articolo, che ricorda un avvenimento storico che in tempo di guerre d’ ingerenza e’ di estrema attualita’. Ieri in Nicaragua, oggi in Afghanistan, Irak, Libia, Siria e altrove la bestia imperialista perde il pelo, ma non il vizio. Va anche detto che non sempre vince, oltre il Viet Nam anche lo stesso Nicaragua sandinista sopravvive, nonostante contraddizioni interne importanti. La sentenza, che si può scaricare dalle nuvole, io l’ ho fatto con la copia messa in linea dalla Municipalidad de Bogotà, merita di essere letta. Come modesto contributo alla diffusione dell’ articolo, lo condividerò nella mia pagina Facebbok.

  • molto utile, grazie

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