Scor-data: 27 settembre 1919

Nasce Maria Lai

di Maria Paola Masala (*)  

A chi le chiedeva del lavoro rispondeva: «Non ho nulla da spiegare, io gioco».
La straordinaria avventura di Lola, che riuscì a restare bambina per sempre

C’è riuscita. Lola è riuscita ad arrivare alla fine del suo percorso restando bambina. “Una bambina antica”, per Pietro Clemente. Questa definizione le piaceva. E le piacque la domanda che quegli scienziati russi giunti in Ogliastra per indagare sul segreto della longevità della zona le fecero, nella sua casa-laboratorio di Cardedu, quattro anni fa, mentre si congedavano. «Io mi sentivo come in fondo a un pozzo, con questi uomini alti tutti in piedi. Ma risposi sicura: basta non crescere». Maria Lai si raccontava ai microfoni di Radio Sardegna, con quella voce infantile che spesso ha creato equivoci sulla sua presunta arrendevolezza. Rideva dell’umanità intera che non capiva una cosa così banale. «Solo restando bambini si vive bene. Far crescere un bambino è aiutarlo a conquistare la sua libertà». E aggiunse che questo aveva fatto con lei il padre Peppino, veterinario, dandole una grande prova d’amore. «Sapeva che non ero una molto normale, mi impedì anche di prendere la patente di guida, ma quando gli dissi che volevo partire, mi lasciò andare, e mi aiutò».

«La mia capretta, mi chiamava». Perché non stava mai ferma, perché saltava i recinti ed era attratta dai precipizi. Quell’ansia di infinito che la svegliava nel cuore della notte, nel lettino di Cardedu, anche negli ultimi tempi della sua vita piena, e la spingeva a mettersi al lavoro. Quella con la quale ha cucito geografie celesti e trasformato greggi in costellazioni. Aspirazione al cielo, e inquietudine profonda. Maria, che cosa è l’arte? «E che ne so. Perché non chiedi a un bambino perché gioca? Io non ho nulla da spiegare, io gioco». Raccontava, quel giorno, che le avevano appena fatto avere alcuni passi di Schiller nei quali si riconosceva pienamente. «Dice che l’uomo gioca solo quando è un uomo nel pieno senso della parola, ed è un uomo completo solo quando gioca. Io sono stata fortunata. A casa mia mi hanno permesso di giocare. Da bambina disegnavo sui muri col carbone, i miei zii ogni tanto mandavano qualcuno con la calce per cancellarli, ma mi lasciavano fare». Ma sia chiaro, il gioco è rigore. Ha il suo linguaggio e le sue regole. Lo aveva detto con passione, nella sua lectio magistralis, nove anni fa, a Cagliari, in Rettorato, davanti a tanti amici. Il tocco sul caschetto sale e pepe, la toga accorciata all’ultimo momento con una pinzatrice. «Vorrei che ogni scuola avesse una piccola stanza per accogliere un’opera d’arte, tenerla per almeno quindici giorni, mostrarla ai bambini, ai ragazzi, e consentire di apprenderne il linguaggio». Naturalmente sotto la guida di esperti. Nel sogno di Maria, “che sapeva vedere ciò che non si vede in ciò che c’è”, ha scritto di lei Bruno Tognolini, la stanzetta avrebbe dovuto precedere i musei. «L’arte ha il compito di aprire le coscienze», aveva ammonito. «I politici hanno paura dell’arte, ma la Sardegna ha bisogno di questo, altrimenti diventa arida. Sarà il mio capolavoro, se ci riuscirò».
(*) Maria Lai è morta il 16 aprile 2013. Questo ritratto-ricordo di Maria Paola Masala è uno degli articoli usciti sul quotidiano «
L’unione sarda» il giorno dopo. Purtroppo poche/i conoscono la sua storia e soprattutto pochissime persone hanno visto i suoi «giochi» anche perché quasi sempre lei ha voluto che le sue opere fossero immerse nella natura e fra le persone; però se andate in rete qualcosa riuscite a vedere e vi assicuro che vi verrà voglia di andare (o tornare) in Sardegna anche per andare a cercare dove e come Maria Lai «giocava».

Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 27 settembre fra l’altro avevo ipotizzato: 1540: Paolo III approva la «Compagnia di Gesù»; 1911: lo sciopero contro la guerra in Libia si intreccia con la vicenda dei «figli dei serrati»; 1940: patto Roma-Berlino-Tokio; 1943: le quattro giornate di Napoli; 1956: muore Piero Calamandrei; 1960: muore Sylvia Pankhurst; dal 1960 Christ Wolf annota sul diario ogni 27 settembre e nel 2000 pubblica «Un giorno l’anno»; 1968: «Hair» sbarca a Londra; 1976: Manfredonia di nuovo avvelenata; 1996: i talebani conquistano Kabul; 2002: assolti Maletti e i fascisti sulla bomba di Bertoli; 2004: Tanzi torna libero. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

  • la scoperta di Maria Lai .. del suo “fare” .. è qualcosa di esilarante ..
    una maestra fuori dai clamori fracassoni di questi tempi .. il piacere di essere bambini/e .. spiazzati dalle norme asfittiche del “comune vivere” .. aria aria aria

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *