Scor-data: 29 settembre 1932

La guerra del Chaco tra Bolivia e Paraguay scatenata dalle multinazionali del petrolio

di David Lifodi (*)  

Il 29 settembre 1932 aveva inizio la guerra fratricida tra due dei paesi più poveri del continente latinoamericano, la Bolivia e il Paraguay, per il controllo della regione del Chaco Boreal (detto anche Gran Chaco), ma il conflitto fu scatenato dalle multinazionali del petrolio e, a farne le spese, i popoli di questi due stati.

Lo storico e scrittore René Zavaleta Mercado nel suo libro Bolivia. El desarrollo de la conciencia nacional (Montevideo, 1967) ha definito il conflitto del Chaco come “la guerra dei soldati nudi”. Nel suo Memoria del fuego  (1986) Eduardo Galeano ha scritto che boliviani e paraguayani furono obbligati ad odiarsi per un territorio che nessuno dei due amava. Il Chaco era un deserto inospitale, dove nubi di mosquitos attaccavano senza pietà i soldati che si dirigevano verso la rispettiva linea nemica. A trarre vantaggio da questa situazione due multinazionali del petrolio: dietro alla Bolivia stava la statunitense Standard Oil, dalla parte del Paraguay l’anglo-olandese Shell. Entrambi i paesi ebbero la peggio nelle battaglie per la conformazione degli stati nazionali del XIX secolo. In occasione della guerra con il Cile nel biennio 1879-1880 la Bolivia aveva perso l’accesso al mare (che rivendica tuttora), mentre nel conflitto scatenatosi tra il 1865 e il 1870, Brasile e Argentina avevano espropriato al Paraguay buona parte del suo territorio e la popolazione era rimasta realmente decimata. In questo contesto, la Bolivia era in pratica amministrata dalla rosca, la cupola delle tre famiglie conosciute come los barones del estaño (Patiño, Aramayo e Hoschild) che controllavano gran parte dell’estrazione mineraria del loro paese ed oltre la metà della produzione boliviana dello stagno. Si racconta che le entrate annue dei Patiño fossero addirittura superiori a quelle dello stato boliviano. Fin dagli anni Venti il governo di Batista Saavedra accrebbe la dipendenza della Bolivia verso gli Stati Uniti con la concessione al gigante nordamericano delle prime estrazioni petrolifere, che nel 1922 furono monopolizzate proprio dalla Standard Oil: nel 1930 la multinazionale Usa possedeva già 32mila chilometri quadrati di giacimenti petroliferi, con ben 16 pozzi in funzionamento. Sotto la presidenza di Hernando Siles, nel 1926, avvennero i primi incidenti di frontiera con il Paraguay, che si accentuarono a partire dal 1930, quando un golpe condotto dallo stesso Saavedra e da Daniel Salamanca (il presidente sotto il quale ci fu la dichiarazione di guerra) lo spodestarono. Al pari della Bolivia, la situazione del Paraguay non era delle migliori: l’estrema povertà, acuita dalla crisi del 1929, e i rovesci militari che ne avevano ampiamente diminuito il suo territorio, spinsero le elites del paese a battersi ad ogni costo per il mantenimento del Chaco. Se in Bolivia gli Stati Uniti furono accorti nel perseguire i propri interessi e a dirigere di fatto la politica in direzione a loro favorevole, lo stesse avvenne in Paraguay, dove le grandi imprese argentine e britanniche cominciarono a sfruttare le risorse naturali del paese, a partire dal monopolio dei trasporti fluviali, per la commercializzazione dei prodotti paraguayani, ad esempio il legname. Nel frattempo, la Bolivia e il Paraguay si erano trasformati in vere e proprie residenze della maggior parte della classe capitalistica dell’epoca: di fronte alle proteste sociali, che in Paraguay portarono alla presidenza José Guggiari e ad una rivolta di gruppi di orientamento comunista repressa senza troppi complimenti dal nuovo capo di stato (il quale aveva abolito tutte le garanzie costituzionali), le scaramucce di frontiera tra i due paesi crebbero. Sul fronte boliviano Spruille Braden, ambasciatore Usa in Argentina negli anni Quaranta, ma soprattutto esponente di spicco della Standard Oil (fondata nel 1921 dal padre William), sobillò il presidente boliviano Daniel Salamanca, invitandolo a conquistare il Chaco paraguayano perché questo avrebbe significato incrementare gli ingressi derivanti dalla rendita petrolifera. Il 30 marzo 1934 Huey Long, senatore del Congresso Usa, in un suo intervento attaccò con forza la Standard Oil, “colpevole di aver provocato il conflitto e di finanziare l’esercito boliviano per impadronirsi, suo tramite, del Chaco paraguayano, presumibilmente ricco di petrolio e comunque indispensabile per costruire un oleodotto che dalla Bolivia giungesse al fiume”. Così scrisse Eduardo Galeano in Le vene aperte dell’America Latina (Sperling&Kupfer, Milano, 1997). “Questi criminali”, aggiunse Long, “si sono recati laggiù ed hanno assoldato i loro killer”. Il senatore ci aveva visto giusto, tanto che non risparmiò alla Standard Oil termini violenti, quali “criminale e facinorosa”. Al tempo stesso, i paraguayani erano spinti alla guerra dalla Shell. Al termine del conflitto, tra il 1932 e il 1935, si contarono tra i 120 e i 150mila morti. Standard Oli e Shell si erano giocate sulla pelle di boliviani e paraguayani l’esportazione del petrolio estratto nella città boliviana di Camiri, ma anche nelle trattative di pace furono le stesse multinazionali a dettare le condizioni. Entrò di nuovo in azione Spruille Braden che, nonostante dal punto di vista militare la guerra fosse stata vinta dal Paraguay, assegnò alla Bolivia varie migliaia di chilometri quadrati conquistate dai paraguayani proprio dove avevano avuto inizio le trivellazioni. Chi aveva capito subito i termini della questione era stato il giovane Ernesto Che Guevara in un gustoso episodio raccontato dal professor Antonio Moscato in Il risveglio dell’America Latina (Edizioni Alegre, Roma, 2008). Moscato ricorda che il padre di Guevara, nel suo libro Mio figlio il Che, aveva raccontato al futuro guerrillero heroico una versione della guerra del Chaco orientata a favore del Paraguay. Fu il ragazzo a spiegare al padre come si fosse trattato di una guerra tra due compagnie petrolifere che si erano proposte come mediatrici, al termine della guerra, per fare i loro interessi e non quelli dei popoli boliviano e paraguayano. Terminato il conflitto, scrive ancora Galeano nel suo Memoria del fuego, i soldati di Bolivia e Paraguay, che avevano maledetto  il giorno in cui erano nati uomini, scalzi e vestiti di stracci, si abbracciarono perché aveva avuto fine una guerra assurda.

A fine aprile del 2009 i presidenti Evo Morales e Fernando Lugo (che sarà poi spodestato dal golpe di Federico Franco) hanno firmato un accordo che sancisce la definizione della frontiera in comune: entrambi hanno ricordato che furono le multinazionali a scatenare quella guerra insensata.

(*)  Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – o anchre solo di suggerire qualche data mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

Redazione
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  • Ottima nota che stimola l’ approfondimento di un episodio emblematico della storia latinoamericana.
    La guerra fu una guerra contro i due popoli dove il nazionalismo delle borghesie oligarchiche si mescolo’ ad interessi delle due multinazionali citate. Per esempio la Bolivia era interessata allo sbocco atlantico del Rio Paraguay. A parte l’ abbraccio finale i due eserciti si scannarono lasciando sul campo di battaglia assurdo come il Chaco circa 100000 morti. La guerra fu vinta dal Paraguay che aumento’ considerevolmente il suo territorio. Bolivia pero’ mantenne il territorio petrolifero. Il trattato tra Morales e il suo corrispondente mi sembra non abbia ristabilito i confini originari prima della guerra del Chaco.

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