Scor-data: 30 dicembre 1996

Cile: quattro guerriglieri del Frente Patriótico Manuel Rodríguez evadono da un carcere di massima sicurezza di Santiago

di David Lifodi (*)

Sono le 15,45 del 30 dicembre 1996 quando un elicottero con a bordo alcuni militanti internazionalisti e guerriglieri del Frente Patriótico Manuel Rodríguez (Fpmr) riesce a liberare quattro loro compagni da un carcere di massima sicurezza nel centro di Santiago del Cile: si tratta di una fuga spettacolare, in molti parleranno di evasión cinematográfica, fatto sta che Ricardo Palma, Mauricio Hernández, Pedro Ortiz e Pablo Muñoz si fanno beffe delle guardie carcerarie aggrappandosi alle funi lanciate dal velivolo, con buona pace di quella che doveva svolgere le funzioni di una fortezza inespugnabile.

Nel Cile che aveva riassaporato da pochi anni la democrazia  l’episodio fece scalpore, anche perché in molti ritenevano che lo stesso Frente fosse ormai in via di dissolvimento. L’azione fu preparata per mesi nei minimi dettagli: in gioco c’era la libertà di quattro tra i massimi dirigenti rodriguistas, condannati all’ergastolo per aver commesso numerosi delitti sotto la dittatura pinochettista, tra i quali quello dell’ideologo di Augusto Pinochet, Jaime Guzmán, avvenuto nell’aprile del 1991, quando già era tornata la democrazia. Al presidente Eduardo Frei andò di traverso il messaggio di fine anno indirizzato a tutti i cileni, che stava registrando negli studi di una tv, mentre il ministro dell’Interno Carlos Figueroa mise in guardia il paese dalla rinascita del terrorismo. La Concertación, la timida coalizione di centrosinistra a maggioranza democristiana, di cui il presidente Frei era la massima espressione, fu accusata strumentalmente dalla destra (senza alcun sprezzo del ridicolo) di fomentare una nuova stagione del terrorismo. Anni dopo fu il programma tv Contacto, dell’emittente di orientamento cattolico Canal 13, a rivelare tutti gli aspetti di quella che è passata alla storia come l’”Operación Vuelo de Justicia” attraverso un pregevole lavoro giornalistico. I preparativi ebbero inizio almeno un anno prima, sfruttando anche la coabitazione dei guerriglieri all’interno delle stesse celle che, per ammissione del direttore del carcere Claudio Martínez, dovevano rimanere isolati rispetto agli altri detenuti affinché questi non fossero contagiati da idee sovversive. Lo stesso direttore confessò che non si aspettava una fuga aerea dal carcere, del resto in Cile non era mai successo: i quattro frentistas svolsero un eccellente lavoro in qualità di basi logistiche del tutto indisturbati. Tutto ebbe inizio quando un militante argentino, Luis Carlos Distéfano, fu contattato da emissari cileni a Buenos Aires per liberare i quattro guerriglieri rinchiusi nel carcere di Santiago, senza però essere a conoscenza nei dettagli del piano: di certo non immaginava che avrebbe dovuto frequentare un corso per prendere la patente di pilota aereo per voli di carattere turistico. Fu sotto questo tipo di copertura che Distéfano sorvolò più di una volta il carcere e i suoi dintorni, che si trovavano nel centro della capitale, e studiare i dettagli dell’operazione sulla base delle indicazioni che provenivano dai guerriglieri proprio dall’interno della prigione. Non si trattò dell’unico compito che fu assegnato a Luis Carlos Distéfano, che venne incaricato anche di trovare un’abitazione per l’intero gruppo che avrebbe partecipato alla liberazione dei quattro esponenti dell’Fpmr, tra cui due donne argentine rimaste sconosciute e le sorelle irlandesi Christine e Frances Shannon, legate al Sinn Fein, allora il braccio politico dell’Ira. Al nucleo che abitava nella casa si aggiunse un altro argentino, conosciuto con il nome di battaglia “Esteban”, che mise a disposizione del gruppo tra le 30 e le 40 carte di identità e passaporti falsi. Il gruppo di Luis Carlos Distéfano doveva passare come inosservato nel quartiere dove abitava, tanto che chiamarono addirittura i carabineros per aiutare una vicina che aveva subito un furto: la consegna era quella di essere al di sopra di ogni sospetto. Alla fuga avrebbe dovuto partecipare anche un quinto guerrigliero, Rafael Escorza Henríquez, che però preferì non darsi alla fuga e rimanere insieme alla sua compagna, anch’essa frentista e molto malata: questo gli costerà 11 anni di prigione ed uscirà per un solo giorno alla settimana, la domenica, nel settembre 2003. L’”Operación Vuelo de Justicia”, a cui contribuì anche lo storico comandante rodriguista Emilio, Raúl Escobar, ebbe un successo clamoroso, non solo perché l’elicottero riuscì ad alzarsi in volo con gli evasi al termine di una drammatica sparatoria con le guardie carcerarie, ma anche per il proseguimento della fuga. I fuggitivi abbandonarono l’elicottero in un parco di Santiago con le pale dell’elica ancora rotanti e scapparono in auto. All’interno dell’elicottero la polizia trovò alcuni fucili M-16 e alcuni giubbotti antiproiettile. I servizi di sicurezza cilena furono beffati anche dalla rete di militanti che aveva organizzato la fuga. Luis Carlos Distéfano e le due donne argentine lasciarono il Cile a bordo di un taxi che attraversò senza problemi la frontiera, mentre le sorelle Christine e Frances Shannon tornarono in Irlanda lo stesso giorno delle liberazione dei frentistas tramite un volo aereo. Gli evasi sapevano che questa operazione avrebbe messo in gioco la loro stessa vita, peraltro condotta sempre all’insegna del rischio. Il Frente, in un comunicato, sottolineò che il buon  esito dell’operazione era dovuto esclusivamente alla forte coesione del gruppo e ai suoi alti valori politici. Più semplicemente, forse, giocò un ruolo decisivo l’esperienza dei quattro guerriglieri, abituati per anni a vivere in situazioni estreme e la disperazione del non aver più niente da perdere.  Ad esempio, già nel 1992 Pedro Ortiz e Pablo Muñoz avevano tentato la fuga da un penitenziario di Santiago ed erano stati torturati dai carabineros. Dei quattro fuggitivi, l’unico a finire in carcere, anni dopo, per sequestro, in Brasile, sarà Mauricio Hernández, più noto come el comandante Ramiro. Pedro Ortiz ottenne asilo politico in Svizzera, mentre Ricardo Palma e Pablo Muñoz riuscirono a far perdere le loro tracce. Ad alcuni anni dalla fuga, un dettagliato articolo del quotidiano cileno El metropolitano, evidenziò che erano stati aperti due processi dall’Interpol cilena e argentina in una sorta di revival del Plan Condor: “La polizia cilena ha anche istruito la propria corrispondente argentina affinché questa procedesse e determinasse se esistessero abbonati telefonici che avessero effettuato chiamate a 44 numeri di telefono di Santiago e Valparaiso, Cuba, Svizzera e Spagna, che corrispondono a appartenenti ad organizzazioni per i diritti umani, oltre a familiari ed amici dei quattro evasi”.

A distanza di diciassette anni il Fpmr celebra ancora “quei combattenti che presero il volo verso la libertà”.

 

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Ma qualche volta ci sono argomenti più leggeri che… sorridere non fa male.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 30 dicembre fra l’altro avevo ipotizzato: 1890: nasce Victor Serge; 1943: eccidio nazista a Francavilla; 1992: il Vaticano «riabilita» Galilei; 1996 E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

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