Scor-data: 31 ottobre 1980

Giarre, una tragedia annunciata: in ricordo di Giorgio e Antonio

di Domenico Stimolo (*)

 

Sono trascorsi 34 anni da quel 31 ottobre 1980. In parecchi ancora nella cittadina di Giarre, a poco più di 20 chilometri da Catania, ricordano bene la tragica vicenda, che suscitò sgomento e scandalo.

I corpi di Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola furono ritrovati in un’area di campagna (un agrumeto) il due novembre. Venticinque anni Giorgio, quindici anni Antonio detto Nino o Tony dagli amici. Nell’ultimo atto della loro esistenza le braccia dell’uno cingevano l’altro, quasi a reciproca protezione. Così la morte “fotografo” il loro costretto abbandono alla vita.

Il loro inno, alla gioia e all’amore, era stato irrimediabilmente distrutto.

Una morte “strana” di persone appartenenti al comune popolo, non eccellenti e non all’occhio dell’attenzione per la pubblica opinione e informazione nazionale. Da subito, data la dinamica del tragico evento, si innalzarono le grida e le “pelose” speculazioni. Gli untori sono sempre in agguato, a tempo pieno al servizio dei “benpensanti”.

Erano quelli anni ancora molto bui per tutte le manifestazioni delle diversità. Specie in una realtà territoriale che non era mai stata toccata dalle “novità”. Feudo da sempre democristiano e dei valori al loro uso promulgati. Il verbo onnipresente della Chiesa cattolica era imperante, condizionando e guidando, specie nell’uso delle “camere da letto”. Le articolate innovazioni prodotte dai movimenti nati nel 1968, con tutti i cambiamenti introdotti nel sociale e nelle relazioni umane, non erano mai passate – tranne qualche piccolissimo soffio – da Giarre. Sì, nella vicina Catania il vento nuovo fischiava, ma nel corpaccione principale del paese – così come in tanti altri luoghi – si era ancora distante anni luce. Forti ancora gli antichi distorti echi somministrati in abbondanza del «dio, patria e famiglia». Della “moralità” distillata dai sacri scanni e del fariseo orrore per la sessualità che sconsacrava la “ancestrale” ritualità d’uso.

Il più grande dei due ragazzi, Giorgio, già bollato da anni con la “mala fama”, era considerato un avvelenatore delle giovani coscienze. I due ragazzi si erano allontanati dalle loro case circa due settimane prima. A mezza lingua, da tempo, il mormorio malefico delle “brave persone” era stato sempre più crescente. Il dileggio e la condanna volavano sempre più in alto, bollando con disprezzo il “loro modo d’uso”… Il famoso venticello, non di astratto pettegolezzo ma di omofobia, contro ogni “diverso” che buttava fango all’onore degli “uomini” e all’ordine sociale tutto costituito. Sembrava quasi di essere tornati nella Catania della fine degli anni trenta quando il fascismo perseguitò i “diversi” del popolo (i ricchi erano ben protetti) inviandone alcune decine al confine nelle più disperse isolette.

Due i “testimoni” alla tragedia. Uno, un alto pino (ormai non più esistente) muto da sempre, portò impresso nei suoi arbusti le visioni di quella mattina che non poteva rivelare. L’altro un bambino di tredici anni che raccontò ai carabinieri una bizzarra storia. Lui, disse, era la mano omicida. Uno dei due ragazzi era lo zio. Gli fornì una pistola, intimando di sparare alle loro teste. In caso diverso sarebbe stato ucciso. Quasi una “fiaba”, con un orologio dato per ricompensa. Fu la versione ufficiale. Ma i dubbi restarono: omicidio («d’onore») o suicidio? Un dato è certo, i due giovani amanti furono distrutti dal bigottismo e dall’oscurantismo imperanti.

In quei giorni montò forte in Italia lo sdegno dei gay e di tutti i cittadini realmente democratici. In prima linea il FUORI – Movimento di liberazione sessuale ed omosessuale. Dopo alcune settimane nacque a Palermo il primo circolo dell’Arcigay. Così si aprì una nuova fondamentale stagione contro l’omofobia, per il riconoscimento delle libertà e dei diritti per tutti.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

 

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