Scor-data: 5 aprile 1997

Ignazio Buttitta che raccontava la vita

di Domenico Stimolo (*)

IgnazioButtitta

Poeta con una genìa di creazione immensa, scrutatore dell’animo e delle sventure umane, cantore della lotta agli sfruttamenti, agitatore sociale nel suo modo d’essere. In vita, uomo del sud e del nord. Nelle emozioni elargite uomo di tutte le aree geografiche. Partecipò in Lombardia alla lotta di Liberazione, vi rimase, dopo alterne vicende, fino agli inizi degli anni 60. Ha attraversato attivamente quasi cent’anni di storia, partecipando direttamente ai molti eventi che in particolare hanno caratterizzato la Sicilia. Nato (a Bagheria, vicino Palermo) nel 99 dell’Ottocento e morto nel ’97 del Novecento, sempre a Bagheria). Un’esperienza di vita e di partecipazione lunga un secolo.

Aveva solo la licenza elementare, nei fatti autodidatta ma, grazie alla sua leggiadra soggettività, al suo immenso pregio di insigne “lettore” della società e di fine dicitore, fu – diversamente da tanti altri accademici creati ad arte per uso e consumo del potere, figli di servili clientelari cerchie – un gigante dell’intellettualità, quella vera, che scrutava negli animi raccontando sofferenze e ribellioni. Virtù conquistate in strada, nel percorso delle vissute tribolazioni, senza padrini e padroni.

Antifascista, per il giusto razionale istinto umano contro le armate liturgie gerarchiche al soldo dei padroni, nemico delle ingiustizie, amico degli sfruttati, degli uomini e delle donne fatti diventare servi.

Sono questi gli “attori” delle sue poesie, severamente rappresentate in dialetto, giusto perché nello scorrere degli anni, nel cammino del suo vissuto, era quello il linguaggio praticato dall’assoluta maggioranza delle genti siciliane. (**)

I sentimenti, il racconto delle cronache, la nenia, la memoria, la denunzia sociale, lo sdegno e la lotta, i drammi dell’emigrazione, si illustravano con la lingua tramandata dai padri e dalle madri, ben comprese dal popolo – in quegli anni ancora in gran parte analfabeta – nelle parole, emozioni e coinvolgimento

Attraversò, direttamente partecipe – nelle variegate forme di combattente – le due infami (per il genere umano) guerre mondiali e le mise in versi in «Evviva la Guerra», «U surdatu orbu» (il soldato cieco) «Un seculu di storia» (***).

La condanna del fascismo è espressa viva e forte in «U fascismu», «A un fascista che ha preteso la dedica», «I fratelli Cervi» ove i versi scorrono lungo il corso «di parecchie pagine» e nel prologo declama «Vi canto la storia dei fratelli Cervi. Dei sette fratelli contadini, fucilati dai fascisti a Reggio Emilia; il ventotto dicembre del 1943. Il padre è ancora vivo, la madre morì di dolore. Lasciarono quattro vedove e undici figli. Storia vera, ricordatela». Iniziando così nella prima strofa: «I fascisti li ammazzarono al poligono di Reggio, il ricordo non si cancella, giorno fu di sacrilegio».

Ha convissuto con i grandi movimenti di lotta contadina che, in maniera eroica e tragica, hanno caratterizzato per molti anni la Sicilia nel primo e nel secondo dopo guerra. Lotte per il lavoro, il pane e la dignità, contro lo sfruttamento, per la conquista delle terre, contro il potere mortale della mafia.

Su questi temi la più eccelsa grandezza lirica la rappresentò nel «Lamentu pi Turiddu Carnivali» (****). Una poesia universale, trasformata in suono e canto da diversi cantastorie popolari (iniziò Ciccio Busacca). Si annunciava nella premessa: «E’ arrivato il cantastorie Ciccio Busacca per farvi sentire il lamento per la morte di Turiddu Carnevali, il picciotto socialista ammazzato dalla mafia. Ammazzatu, perché lottava per dare pane e lavoro, ai braccianti del suo paese, che non hanno un palmo di terra e vivono nella miseria. A Sciara si piange: la madre ha perduto l’unico figlio, i braccianti la bandiera del combattimento. Sentite, c è da sentire in questo lamento: c’è il cuore spaccato dei poveri». Una poesia (e un canto) lancinante che ha ammaliato il cuore e la mente di milioni di persone, in Italia e in giro per il mondo. La più alta figurazione – laicamente sacrale – della morte violenta, della lotta per il riscatto e del dolore. Un inno al sacrificio e alla liberazione.

Poi Buttitta rappresentò con i versi, magistralmente, il dramma antico della emigrazione. Lo testimoniò in «Lu treni di lu suli» (Il treno del sole) e con «L’emigranti ripartunu» .

In tante poesie cantò anche le gioie della vita, la spensieratezza e l’amore.

Questo fu Ignazio Buttitta. Vanto delle genti tutte che amano la libertà e si ribellano alle sopraffazioni.

(*) Qui in blog-bottega di Ignazio Biuttitta si è parlato varie volte in «scor-date» e altrove.

Come sa chi frequenta codesta bottega ogni giorno – per due anni, cioè dall’11 gennaio 2013 all’11 gennaio 2015 – la piccola redazione ha offerto (salvo un paio di volte per contrattempi quasi catastrofici) una «scor-data» che in alcune occasioni raddoppiava o triplicava: appariva dopo la mezzanotte, postata con 24 ore di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; ma qualche volta i temi erano più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi.
Tanti i temi. Molte le firme (non abbastanza probabilmente per un simile impegno quotidiano). Assai diversi gli stili e le scelte; a volte post brevi e magari solo una citazione, una foto, un disegno… Ovviamente non sempre siamo stati soddisfatti a pieno del nostro lavoro. Se non si vuole copiare Wikipedia – e noi lo abbiamo evitato 99 volte su 100 – c’è un lavoro (duro pur se piacevole) da fare e talora ci sono mancate le competenze, le fantasie o le ore necessarie.

Abbiamo deciso – dall’11 gennaio 2015 che coincide con altri cambiamenti del blog, ora “bottega” – di prenderci un anno “sabbatico”, insomma un poco di riposo, per le «scor-date». Se però qualche “stakanovista” (fra noi o all’esterno) sentirà il bisogno di proporre una nuova «scor-data» ovviamente troverà posto in blog; la redazione però non le programmerà.

Nell’anno di intervallo magari cercheremo di realizzare il primo libro (sia e-book che cartaceo?) delle nostre «scor-date», un progetto al quale abbiamo lavorato fra parecchie difficoltà che per ora non siamo riusciti a superare. Ma su questa impresa vi aggiorneremo.

Però…

(c’è quasi sempre un però)

visto il “buco” e viste le proteste (la più bella: «e io che faccio a mezzanotte e dintorni?» simpaticamente firmata Thelonius Monk) abbiamo deciso di offrire comunque un piccolo servizio, cioè di linkare le due – o più – «scor-date» del giorno, già apparse in blog.

Speriamo siano di gradimento a chi passa di qui: buone letture o riletture

La redazione (in ordine alfabetico): Alessandro, Alexik, Andrea, Barbara, Clelia, Daniela, Daniele, David, Donata, Energu, Fabio 1 e Fabio 2, Fabrizio, Francesco, Franco, Gianluca, Giorgio, Giulia, Ignazio, Karim, Luca, Marco, Mariuccia, Massimo, Mauro Antonio, Pabuda, Remo, “Rom Vunner”, Santa, Valentina e ora anche Riccardo.

(**) Perché bisogna difendere il dialetto, cioè la propria lingua, Buttitta lo spiegò in questi splendidi versi:

«Un populu mittitilu a catina

spugghiatilu

attuppatici a vucca

è ancora libiru.

Livatici u travagghiu, u passaportu

a tavola unni mancia

u lettu unni dormi,

è ancora riccu.

Un populu diventa poviru e servu

quannu ci arrobanu la lingua

addutata di patri:

è persa pi sempri.

Diventa poviru e servu

quannu i paroli nun figghianu paroli

e si manciano tra d’iddi».

Se non comprendete qualche termine in rete trovate una traduzione italiana.

(***) Qui in “bottega” trovate Un seculu di storia.

(****) La trovate qui: Scor-data: 16 maggio 1955

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

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