Scor-data: 5 maggio 2001

Guatemala: omicidio politico della suora statunitense Barbara Ann Ford. Aveva aiutato le vittime di guerra a denunciare i crimini subiti e a promuovere le esumazioni.

di David Lifodi (*)

Suor Barbara Ann Ford era giunta in Guatemala nel 1978 dagli Stati Uniti: lavorava per la Caritas nel dipartimento del Quiché, a nord del paese, uno di quelli che maggiormente fu investito dalle violenze dell’esercito nei confronti di contadini e indigeni maya tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80. La religiosa aveva sposato la causa degli oppressi appoggiandone le lotte e le rivendicazioni operando nella diocesi del Quiché, la stessa di monsignor Juan Gerardi e la più colpita durante i 36 ani di guerra civile.

La hermana Barbara, così era conosciuta tra campesinos e indigeni, fu assassinata il 5 maggio 2001: quel giorno si trovava a Città del Guatemala, quando degli sconosciuti bloccarono il veicolo su cui viaggiava e le spararono in pieno giorno. Gli assassini abbandonarono il mezzo a 500 metri dal luogo della sparatoria e fuggirono indisturbati. Sull’omicidio della suora, che aveva 62 anni, lo stato guatemalteco finse di fare chiarezza, cercando però di derubricare il fatto ad uno dei tanti episodi di violenza comune che ancora oggi fanno della capitale guatemalteca una delle città più insicure di tutto il Centroamerica. Fu grazie ai movimenti sociali e a quelli per i diritti umani che emerse come l’omicidio di suor Barbara fosse di natura politica. La religiosa lavorava nel Quiché ad un programma di assistenza psicosociale per gli indigeni, in particolare per le vedove, vittime di torture o che avevano visto lo sterminio delle loro famiglie durante gli assalti dei reparti dell’esercito negli anni dell’operazione “terra bruciata” avallata dal generale Ríos Montt. Inoltre, suor Barbara aveva collaborato con monsignor Gerardi nella raccolta delle testimonianze  sulle violenze dell’esercito, da cui sarebbe derivato il rapporto Guatemala Nunca Más e il progetto Rehmi (Proyecto diocesano de Recuperación de la Memoria Histórica), che sancivano le responsabilità dello stato nello stermino delle comunità maya. Proprio monsignor Gerardi verrà barbaramente ucciso da dei sicari armati probabilmente dallo stato o comunque da quelle forze di ultradestra contrarie al processo di pace, il 26 aprile 1998, due giorni dopo la pubblicazione di Guatemala Nunca Más, che metteva nero su bianco le atrocità commesse dai militari guatemaltechi. L’omicidio di suor Barbara Ann Ford presenta almeno una stranezza: fu assassinata nella zona 9 di Città del Guatemala, il quartiere della capitale conosciuto perché sede delle forze militari del paese, ad esempio la Guardia de Honor e la Antigua Escuela Politécnica dell’esercito, oggi ubicata presso il Ministero della Difesa. Si trattava, quindi, di una zona della città ad alta sorveglianza, anche per la presenza di alcuni ministeri: se gli assassini hanno messo a punto il loro piano proprio in quel territorio significa che sapevano di godere della massima impunità. L’allora presidente guatemalteco, Alfonso Portillo, con grande ipocrisia, chiese aiuto agli Stati Uniti, il paese che ha enormi responsabilità per il conflicto armado guatemalteco, a partire dal rovesciamento di Jacobo Arbenz del 1954 e dal silenzio che avallò il regime di Montt in nome di un viscerale quanto anacronistico anticomunismo. Lo stesso Portillo, amico intimo di Ríos Montt, il suo mentore politico, sapeva bene che l’omicidio della suora non era attribuibile alla pur dilagante delinquenza comune, ma si trattava di una vera e propria esecuzione extragiudiziaria di natura politica, pianificata nei dettagli per eliminare una persona scomoda che aveva dedicato la sua vita alla causa indigena e contadina. L’allora ministro dell’Interno Byron Barrientos ammise che aveva chiesto aiuto all’Fbi per indagare sul caso, puntualizzando comunque che l’omicidio era opera di semplici delinquenti. Anche la posizione assunta dalla chiesa ufficiale guatemalteca, riunita nella Conferenza episcopale, si limitò a rilasciare una generica dichiarazione di condanna in cui l’assassinio della religiosa era il sintomo “di quell’anti-cultura di morte presente nel paese”. Agenti dell’Fbi si recarono davvero in Guatemala, ma rimasero allineati alla tesi ufficiale sostenuta dal governo e dal presidente Portillo, pur conosciuto per i suoi continui cambi di posizione a seconda del proprio tornaconto personale. Legato ad organizzazioni indigene e di sinistra nel corso degli anni ’70, l’allora presidente guatemalteco prima virò verso il Partido Socialista Democrático, poi transitò nella Democracia Cristiana Guatemalteca, infine passò all’estrema destra del Frente Republicano Guatemalteco, il partito del generale Ríos Montt le cui squadracce hanno più volte seminato il terrore per le strade della capitale e non solo pur di fargli ottenere la possibilità di candidarsi al Congresso e ottenere l’immunità per non essere processato a causa delle sue responsabilità nelle violazioni dei diritti umani. Durante le periodiche dimostrazioni violente degli efferegistas, tra cui il Jueves Negro e il Viernes de Luto del 24-25 luglio 2003, Portillo si guardò bene dal far intervenire la polizia per fermare i tumulti provocati dagli stessi esponenti del suo partito. Nel maggio 2013 Portillo sarà estradato negli Stati Uniti con le accuse di corruzione e riciclaggio di denaro sporco. Alcuni giorni dopo l’omicidio della suora, la polizia arrestò tre giovani che non si erano fermati ad un posto di blocco. Al termine di un breve inseguimento furono arrestati Erick Rolando Carredano Osorio, José Eduardo De León García e Julio René Martínez, ma non si scoprì mai il vero mandante dell’omicidio e il governo riuscì a far passare l’idea che si fosse trattato di un assassinio compiuto da tre balordi.

La morte di suor Barbara Ann Ford ricorda quella di suor Dorothy Stang, anch’essa statunitense, uccisa in Brasile il 12 febbraio 2005 dopo una vita spesa a difendere le comunità indigene e contadine dell’Amazzonia di fronte ai fazendeiros e alle loro guardie armate: entrambe sono martiri cadute per la giustizia sociale in America Latina.

 

 

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info.

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

 

 

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