Scor-data: 7 gennaio 1964 (nella fiction)

Noi e la Nuvola Nera

di d. b. (*)  

Così iniziò: «Erano le 8 sul meridiano di Greenwich. In inghilterra si levsava il sole invernale del 7 gennaio 1964». Sono le prime righe del romanzo «La nuvola nera» scritto nel 1957 dall’astrofisico inglese Fred Hoyle. All’epoca fu un evento (e, comre leggerete sotto, servì a Carl Gustav Jung per accreditare certe sue tesi) ma ancor oggi è un testo degno di interesse letterario, filosofico e scientifico.

Ecco il riassunto (abbastanza soddisfacente) su Wikipedia.

«Gli astrofisici scoprono una nube interstellare di gas che si avvicina al sistema solare. Un gruppo di scienziati, fra cui il protagonista, Chris Kingsley, viene riunito a Nortonstowe, in Inghilterra, per studiare il fenomeno […] Contrariamente alle aspettative, avvicinandosi al sistema solare la nube rallenta anziché accelerare, fino a fermarsi intorno al Sole, impedendo così alla luce e alle radiazioni solari di raggiungere la Terra. Un’ondata di gelo avvolge il pianeta, minacciando l’estinzione dell’umanità. Gli scienziati di Nortonstowe entrano nel frattempo in conflitto con i politici, che avevano cercato inizialmente di nascondere la notizia dell’arrivo della nube, e che li sottopongono ora a un controllo asfissiante.

Chris Kingsley, astrofisico carismatico e insofferente all’autorità, sviluppa l’ipotesi che il comportamento anomalo della nube vada considerato come volontario: la nuvola è un superorganismo senziente, che cerca luce e calore dal Sole. Il gruppo riesce a comunicare con la nuvola, che è a sua volta sorpresa dall’incontro con forme di vita senzienti su un pianeta solido. I politici, venuti a conoscenza della vera natura della nuvola, decidono di cercare di indurla ad allontanarsi facendo esplodere al suo interno alcuni ordigni nucleari, che vengono però prontamente rispediti ai mittenti. È la nuvola stessa – sia per via delle sue conversazioni con gli scienziati, sia perché desiderosa di raggiungere una nube gemella che ha cessato di comunicare – a decidere di riprendere il suo viaggio interstellare. Le “conversazioni” con la nuvola – che mostra, ad esempio, una speciale predilezione per la musica per piano di Beethoven – sono fra le sezioni più interessanti del romanzo. Prima di partire, la nuvola acconsente a trasmettere parte delle sue conoscenze a Kingsley, che però non sopravvive all’esperimento: le conoscenze della nuvola sono talmente diverse e di un livello di complessità talmente maggiore di quello umano, da provocare nell’astrofisico una irreversibile crisi cerebrale».

Aggiungo un paio di cosette sulla trama. Quando la Nuvola Nera chiede spiegazioni sulla natura della musica si decide di inviare la registrazione dell’opera 106 appunto di Beethoven. «Molto interessante» commenta la Nuvola «vi prego di ripetere la prima parte a velocità maggiorata del trenta per cento». Lo si fa e la Nuvola subito manda un messaggio: «Meglio. Benissimo. Intendo pensarci sopra». Si accende fra gli scienziati una discussione – «continuò fino a notte alta» – sulla natura della musica con uno dei protagonisti (McNeil) a sostenere: «Ci sono prove a sufficienza per dimostrare che i ritmi musicali riproducono sostanzialmente i ritmi elettrici che avvengono nel cervello» e poi: «Direi piuttosto che la musica ci dà il miglior indice degli schemi generali del cervello mentre le parole sono il miglior indice degli schemi particolari».

Anche le discussioni sulla natura della scienza, frequenti nel romanzo, sono molte ricche: con l’eresia – in tempi di guerra fredda – della buona intesa fra scienziati esponenti dei due blocchi e dall’altro lato la totale incomunicabilità fra politici e scienziati… dello stesso blocco.

Sin qui la storia ma ora vediamo se c’è qualche strada (o viottolo) per collegare fantascienza e psicoanalisi e/o inconscio collettivo, passando magari per “ponte Hoyle”. Sentite un po’ Carl Gustav Jung nel suo celeberrimo (e dunque di solito poco meditato, eh-eh) «Su cose che si vedono nel cielo» del 1958: «Ho letto il libro di Fred Hoyle, “La nuvola nera”. L’autore è una autorità mondiale nel campo dell’astronomia […]». Dopo un lungo riassunto del romanzo, Jung commenta così: «Non è difficile scorgere che l’Autore ha affrontato il problema degli Ufo». Commento mio: mah, francamente non mi sembra. A essere cattivo tenderei a dire che Jung non ha capito il romanzo ma siccome oggi sono buono dirò che ha un’interpretazione assai diversa dalla mia. Deciso arbitrariamente che la Nuvola Nera – la cui natura non importa a Jung che si concentra solo sulla sua forma sferica, rotonda – di Hoyle rientra nella categoria Ufo come Jung la interpreta (una ossessione ricorrente che riguarda il nostro inconscio collettivo) il successivo ragionare di Jung tocca comunque punti interessanti. Ecco qualche stralcio: «Hoyle illustra questo aspetto, cioè l’analogia con una catastrofe psichica, nel confronto che ha luogo fra il contenuto psichico della nuvola e la coscienza delle due infelici vittime. Come gran parte degli esseri viventi escono annientati dallo scontro con la nuvola, così anche la psiche e la vita dei due scienziati vengono distrutte nel cozzo con l’inconscio. […] E’ sintomatico che proprio l’eroe della vicenda, il matematico geniale, sia colpito dalla sventura. Nessun autore infatti sfugge al destino inevitabile di attribuire all’eroe della storia qualche tratto della sua propria persona […] Inteso psicologicamente il racconto descrive contenuti fantastici che, per la loro natura simbolica, provano la loro provenienza dall’inconscio. Dovunque si verifica un confronto di questo tipo emerge di regola un tentativo di integrazione». E avanti così fino alla conclusione: «Non verificandosi alcun confronto, alcun processo dialettico fra i contenuti della coscienza e quelli dell’inconscio, l’inconscio oscura la coscienza. Per l’individuo ciò significa che la nuvola gli sottrae energia solare, cioè che la sua coscienza è sopraffatta dall’inconscio».

A margine faccio notare che Jung forza talmente le sue tesi (per esempio scrivendo che «nessun autore sfugge al destino inevitabile di attribuire all’eroe della storia qualche tratto della sua propria persona») da ignorare quanto Hoyle scrive all’inizio del romanzo: «è idea assai diffusa che le opinioni di uno fra i personaggi debbano coincidere per forza con quelle dell’autore. Anche a rischio di parere ovvio voglio affermare che questo accostamento può non essere legittimo».

Tutto il ragionare di Jung su coscienza e inconscio resta interessante… ma da me non condiviso in questo contesto: il romanzo di Hoyle parla soprattutto di altro e in particolare della possibilità che alcune «cose che si vedono (o non si vedono, aggiungo io) nel cielo» siano viventi, intelligenti, diverse da noi. Perché usare «La nuvola nera» per parlar d’altro? Il punto di vista di Jung mi appare troppo terracentrico o forse jungcentrico. Di ben più grande respiro la tesi di Hoyle che – nella doppia veste di romanziere e di scienziato – ci avvisa: siamo circondati da extraterrestri intelligenti… e magari li incontreremo.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e il mix di ignoranza e smemoratezza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 7 gennaio fra l’altro avevo ipotizzato: 1745: nasce Jacques Montgolfier; 1929; nasce Tarzan, serie a fumetti; 1979: i vietnamiti rovesciano Pol Pot; 1984: ultimo (?) delitto di Ludwig; 2005: Crevalcore, strage in ferrovia; 2006: muore Hugh Thompson, l’eroe di My Lai; 2010: rivolta a Rosarno. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info.

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

 

Redazione
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  • Massimo rispetto per dibbì che ricorda date e anniversari della realtà e della fiction! Non conoscevo l’interpretazione di Jung del romanzo, davvero interessante, grazie per la segnalazione. Mi permetto un commento che forse può armonizzare la tesi di Hoyle, dichiarata nell’opera e quindi manifesta, e quella di Jung, che invece sarebbe nascosta nell’opera e probabilmente da un autore inconsapevole di averlo fatto. Nella visione fanta-scientifica, il romanzo narra l’incontro tra l’intelligenza umana e un’intelligenza aliena che aliena lo è per davvero, data la sua natura di gas e plasma. Nella visione psicoanalitica, il romanzo narra dell’incontro tra l’intelligenza cosciente e l’inconscio, non mi sembra poi così importante se siano intelligenza e inconscio di Hoyle in quanto individuo oppure intelligenza e inconscio del singolo essere umano. Nella versione di Hoyle l’alieno è dato a priori, la nuvola che cala dagli spazi interstellari, nella versione di Hoyle l’alieno arriva a posteriori, con la scoperta che coscienza e inconscio possono comunicare (i contatti tra i terrestri e la nuvola), ma restano distinti e non possono identificarsi uno nell’altro (la trasmissione delle conoscenze dalla nuvola ai terrestri è impossibile). Quindi da una parte si cerca l’alieno fuori, nello spazio esterno, altri esseri viventi con cui dividiamo la Galassia a nostra insaputa; dall’altra si scopre l’alieno dentro, nello spazio interno, con cui dobbiamo convivere tutta la nostra vita. E così andiamo da Hoyle a Jung passando per Ballard, che era britannico come Hoyle e cominciava la sua attività in quegli anni: dai che non è affatto male, dibbì!

    • grazie Andrea
      suppongo che la tua frase “Nella versione di Hoyle l’alieno è dato a priori, la nuvola che cala dagli spazi interstellari, nella versione di Hoyle l’alieno arriva a posteriori” vada riscritta così: “Nella versione di Hoyle l’alieno è dato a priori, la nuvola che cala dagli spazi interstellari, nella versione di JUNG l’alieno arriva a posteriori”.
      Un refuso o forse una nuvola passeggera (eh-eh) non inficia questo tuo ecumenico – in senso letterale – ragionare di spazi esterni ed esterni. (db)

  • Spigolando in rete ho trovato un commento al libro di un lettore che sostiene che nella sua autobiografia Home Is Where the Wind Blows: Chapters from a Cosmologist’s Life, a quanto mi risulta inedita in Italia, Hoyle stesso racconta che il grande fisico Wolfgang Pauli gli disse che aveva ampiamente discusso con Jung le implicazioni filosofiche del romanzo. Pauli addirittura gli avrebbe detto che considerava La nuvola nera migliore di tutti i lavori scientifici di Hoyle! Come noto Jung elaborò la sua tesi sulla sincronicità mentre aveva in analisi Pauli, come descritto nel libro Pauli e Jung. Un confronto su materia e psiche di Silvano Tagliagambe e Angelo Malinconico, pubblicato da Raffaello Cortina Editore nel 2011. Non ho letto quest’ultimo, chissà se anche lì si accenna anche alle discussioni su La nuvola nera. Quanti grande menti e quanti concetti profondi dietro a questa scor-data così peculiare, grazie ancora dibbì!

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