Scor-data: 9 settembre 2007

Argentina: condannato all’ergastolo Christian Von Wernich, il prete carnefice dei desaparecidos

di David Lifodi (*)

Il 9 settembre 2007 Christian Von Wernich, il prete-carnefice argentino responsabile della morte di numerosi desaparecidos, viene condannato all’ergastolo per tortura, assassinio, sequestro e sparizione di persone. Fino ad allora il sacerdote aveva continuato a dire messa sotto falso nome. Dal 1996 Christian González, alias Von Wernich, operava come parroco nella diocesi cilena di El Quisco: furono dei giornalisti a scoprirlo, nel 2003.

Responsabile di 7 omicidi, 31 casi di tortura e 42 privazioni della libertà (tra cui quella del giornalista Jacobo Timmerman), Christian Von Wernich è stato il primo membro della chiesa argentina ad essere chiamato in giudizio per aver partecipato attivamente alla repressione della giunta militare. Non solo: il sacerdote è stato anche cappellano di polizia sotto il comando dell’ex commissario Miguel Etchecolatz, il torturatore contro il quale avrebbe dovuto testimoniare Julio López, se non fosse che l’allora desaparecido Julio, scampato alle torture della giunta militare negli anni ‘70, è stato rapito di nuovo nell’ottobre 2007 e di lui, da allora, non si hanno più notizie. Julio è il desaparecido trentamila uno della storia argentina, il primo dal ritorno nel paese della democrazia. Al contrario della chiesa brasiliana, quella argentina è stata in gran parte complice con la dittatura (pur con le eroiche eccezioni, solo per fare un nome, di monsignor Enrique Angelelli), e la scoperta di Von Wernich, nel suo esilio dorato cileno, ha riaperto anche le tante ombre sul ruolo del nunzio apostolico Pio Laghi, il “tennista” che si dilettava in partitelle con gli alti papaveri della giunta militare e di cui lo stesso prete-carnefice è stato uno stretto collaboratore: “È stato responsabile di un circo a cui tutti partecipavano”, ha affermato con disprezzo Hebe de Bonafini, storica esponente delle Madres de la Plaza de Mayo. La condanna di Von Wernich all’ergastolo suscitò enorme clamore in Argentina, anche perché in quel periodo, oltre a Julio Lopez, erano cominciate di nuovo le sparizioni  e i sequestri lampo ai danni di esponenti dei movimenti sociali, soprattutto del Movimiento Trabajadores Desocupados e del Frente Popular Dario Santillán. Anche in occasione dell’ergastolo comminato a Von Wernich, però, le alte gerarchie ecclesiastiche argentine non hanno mai avviato un’autocritica sul comportamento tenuto durante gli anni della dittatura militare. Secondo Rubén Capitanio, sacerdote delle comunità di base, “la chiesa argentina stette dalla parte dei torturatori invece che delle vittime, e questa è una macchia enorme che difficilmente può essere cancellata”. Di certo, furono gli stessi esponenti dell’episcopato argentino a rilasciare dichiarazioni sconcertanti. Alcuni si limitarono a sostenere che sarebbe stato il diritto canonico a giudicare Von Wernich, altri invocarono una frettolosa quanto improbabile riconciliazione. La complicità della chiesa argentina con i militari fu così stretta che, proprio grazie a loro, furono trucidati non solo i montoneros o i militanti di sinistra, ma anche i cattolici del Movimiento Tercer Mundo e le suore francesi Léonie Duquet e Alice Domon, che i militari ribattezzarono con macabra ironia “le suorine volanti” perché furono uccise in uno dei tanti voli della morte che si alzavano sopra il cielo di Buenos Aires per gettare i desaparecidos nelle acque limacciose del Rio de la Plata. Emilio Mignone, fondatore del Centro di studi legali e sociali, ha definito Von Wernich come un “clerico-fascista assimilato alle forze armate” e del resto l’ex cappellano militare non ha fatto niente per smentire questa teoria. Nel suo libro Maldido tu eres, il giornalista Hermán Brienza ha raccolto numerose testimonianze secondo le quali il sacerdote appariva nei centri di detenzione e diceva ai detenuti che dovevano pagare per le azioni contro Dio e la patria. Secondo Luis Velasco, sequestrato nel 1977 e rinchiuso nel centro clandestino della Brigada de Investigaciones de la Plata, alle domande dei detenuti sui bambini nati durante la prigionia, il sacerdote rispose: “La colpa è vostra e i figli pagheranno le colpe dei genitori”.  Al processo, che si svolse con eccezionali misure di sicurezza poiché solo nove mesi prima era scomparso Julio López, l’estrema destra cattolica argentina cercò di alzare la tensione dichiarando a più riprese che Von Wernich era un martire della giustizia, ma l’allora presidente Nestor Kirchner non si fece intimidire e prese la decisione di ritirare tutti i cappellani militari legati alla dittatura: tra loro Luis Mecchia, predicatore della cosiddetta “dottrina controrivoluzionaria”, ma soprattutto Antonio Baseotto, accusatore della prima ora nei confronti della politica kirchnerista impegnata a favore dei diritti umani. La rinuncia di quest’ultimo all’episcopato, avvenuta al 75° anno di età, fu accolta immediatamente dall’allora pontefice Benedetto XVI, non propriamente una personalità progressista, al termine di un serrato confronto con la Casa Rosada.  Inoltre, sempre in occasione del processo, il giudice Carlos Rozanski ricevette minacce di morte. In pratica, secondo l’accusa, “Von Wernich sotto la mal simulata apparenza del sostegno spirituale agiva come un qualsiasi carnefice”. Sul ruolo di consigliere spirituale dei militari, non solo dell’ex commissario Miguel Etchecolatz, ma anche del comandante Ramón Camps, intervenne anche il vescovo bonaerense Miguel Hesayne che, in un documento redatto insieme al Premio Nobel Pérez Esquivel, affermò che la gerarchia della chiesa doveva ancora affrontare le proprie responsabilità, “non solo per non aver evitato l’orrore, ma per averlo giustificato in termini ideologici e teologici”. Quella parte della Chiesa argentina schierata a fianco degli ultimi pagò con la vita la sua vicinanza e il suo impegno sociale contro il regime: furono almeno cento i religiosi assassinati dalla feroce Tripla A, l’Alleanza Anticomunista Argentina.

Il comunicato delle alte gerarchie ecclesiastiche di allora, “siamo spiacenti che nel paese ci siano state tante divisioni e odio e che la chiesa non abbia saputo prevenirle né sanarle”, fu ritenuto fin troppo prudente e neutrale: difficile per le Madres de la Plaza de Mayo e per tutti i familiari dei desaparecidos accontentarsi di parole così generiche e scontate, segno di una certa benevolenza verso le nefandezze della dittatura.

 

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info.

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *