Scor-data: ancora su quell’infame primo luglio 1916

Di nuovo a ricordare Silvio Ortis e gli altri tre, fucilati dal regio esercito perchL colpevoli di pensare
di Remo Agnoletto (*)

Nato a Paluzza, in Carnia, Silvio Ortis era un giovane muratore senza istruzione. Partecipò alla guerra di Libia dove fu decorato con due medaglie al valor militare. Quando l’Italia nel 1915 entrò nel conflitto, Ortis fu arruolato negli alpini e combatté sul fronte carnico non lontano da suo paese. Per aver discusso, da conoscitore della montagna e sopratutto della zona di operazioni (a proposito di un ordine d’attacco suicida impartito da un suo superiore) fu condannato a morte per rivolta e fucilato il 1° luglio 1916 assieme ad altri tre suoi commilitoni: Basilio Matiz di Timau, Giovan Battista Coradazzi di Forni di Sopra e Angelo Massaro di Maniago, dopo un processo sommario condotto con spietata freddezza. Sulla sua memoria e sulla famiglia restò per troppo tempo il disonore della condanna. La riabilitazione richiesta da un suo discendente nel 1990, fu respinta delle autorità competenti perché “non richiesta dall’interessato” cioè da Ortis stesso! Ma la battaglia giudiziaria non si fermò e sotto la spinta dell’opinione pubblica del paese nel luglio del 2000 la Commissione Difesa del Senato annunciò la revisione del processo. Il 30 giugno 1996 a Cercivento in provincia di Udine, fu posto un cippo per ricordare i fucilati i cui nomi non avevano trovato posto sulle lapidi ufficiali dei caduti.
Ecco come andarono davvero le cose. E’ il 23 giugno 1916, siamo Carnia. Al secondo plotone della 109a Compagnia alpini giunge l’ordine di prendere d’assalto la cima del Cellon, da dove l’artiglieria nemica batte le posizioni italiane. Assalto, per così dire, “alla Cadorna”: ossia in massa fuori dalla trincea, allo scoperto sotto il fuoco austriaco e chi arriva sull’obiettivo probabilmente morirà mentre gli altri hanno già perso la vita durante la folle corsa. La tattica a cui si ispira il Comando supremo è questa: quanto costasse in vite umane… esulava dal conto. Gli alpini protestano, sono tutti nativi di quei luoghi, conoscono altri e più sicuri sentieri d’attacco che potrebbero evitare un nuovo massacro. L’alpino Silvio Ortis tenta di spiegarlo al tenente, perché lo dica al capitano e questi al generale. Si infervora, diventa il portavoce dei commilitoni. In quelle condizioni non usciranno dalle trincee. La risposta dei “superiori comandi” è terrificante e idiota nello stesso tempo: tradimento, rifiuto d’obbedienza di fronte al nemico. Processo sommario, condanna a morte. L’alpino Silvio Ortis viene fucilato dietro il cimitero del paese natale, con altri tre alpini suoi conterranei. Colpevoli di che? Di quale tradimento? Di quale rivolta, se la loro colpa è consistita soltanto nel far intendere a ufficiali fanatici e incompetenti che esisteva un’alternativa intelligente e logica ai loro ordini assurdi. Da quel giorno, l’alpino Silvio Ortis, traditore della patria, scompare dalla storia, cancellato per sempre. Non per Maria Rosa Calderoni, che la sua storia è andata a ripescarla fra quelle degli oltre mille soldati fucilati nella prima guerra mondiale “per dare un esempio”. E lo ha fatto rivivere: gli ha fatto raccontare la sua vicenda, fino al momento dell’esecuzione. Un morto che parlava dall’aldilà e cercava ancora di capire dove avesse sbagliato, incoraggiando i suoi parenti a tentare di farlo riabilitare, a cercare giustizia dopo tanti anni (e naturalmente non l’hanno avuta: si può ottenere la revisione della relazione del “signor tenente” e del “signor capitano” che devono far carriera e che, nemmeno troppo misteriosamente, verranno poi trovati uccisi da proiettili italiani?). Nella seconda guerra mondiale un caso di fucilazione per viltà di fronte al nemico vi fu, quello d’un capomanipolo della Milizia. Fu l’unico e la vittima, risultata innocente, venne riabilitata. Nessun procedimento invece a carico dell’ammiraglio comandante la base di Siracusa che, all’apparire degli inglesi, vede inutilizzabili i cannoni e taglia la corda per primo. Ma queste sono altre storie e ne riparleremo.
Per una lettura più approfondita sulla vicenda si consiglia il bel libro di Maria Rosa Calderoni “La fucilazione dell’alpino Ortis», (Mursia editore)

Una circolare del Comando Supremo, firmata il 28 settembre 1915 da Cadorna in persona, sentenziava minacciosa: «Deve essere certo ogni soldato di trovare, all’occorrenza, nel superiore il fratello o il padre, ma anche deve essere convinto che il superiore ha il sacro potere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti e i vigliacchi». Il Regio Esercito, che aveva gettato al fronte milioni di cittadini li obbligava a essere “coraggiosi”, pena la morte.
(*) Anche un anno fa la «scor-data» era dedicata a Silvio Ortis: continueremo a parlare di lui finchè non sarà riabilitato. E continueremo a rammentare i soldati “decimati” dai comandi, le stragi inutili chiedendo la verità su quella sporca guerra e sul nuovo nazionalismo-militarismo di oggi.
Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 1 luglio avevo, fra l’altro, queste ipotesi: 1239: enciclica di Gregorio IX (e «Trattato dei 3 impostori»); 1742: nasce Lichtenberg; 1751: esce il primo volume dell’Enciclopedia; 1839: rivolta di Amistad; 1849: la repubblica romana proclama la Costituzione; 1862: Pacific Railway Act; 1863: battaglia di Gettysburg; 1898: battaglia di El Viso e stesso giorno nasce la Fiat; 1960: indipendenza Somalia; 1961: muore Hemingway: 1968: trattato di non proliferazione nuke; 1978: nasce il Walkman; 1997: Hong kong torna cinese; 2002: strage Usa in Afghanistan; 2009: in India legge contro l’omosessualità. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

Remo Agnoletto

  • Giorgio Chelidonio

    “la belva umana”, cantava Guccini nel 1967, ma a voler essere più precisi si potrebbe tradurre con “l’uomo è un animale socio-culturale che troppo spesso si comporta da belva”. E il militarismo ne é una delle manifestazioni storicamente più rilevanti ed evidenti: la scena della decimazione (http://it.search.yahoo.com/search?fr=mcafee&type=A211IT662&p=%22uomini+contro%22 “Uomini contro”, F.Rosy 1970) mi confermò solo, in modo drammaticamente efficace, quello che già mio padre, “ragazzo del ’98”, mi raccontava essendo scampato alle carneficine del Carso, alla ritirata di Caporetto e a 2 anni di campo di concentramento austriaco. E non c’era gran differenza fra decimazioni (formali ) o lo sparare alle spalle (https://www.youtube.com/watch?v=y5FPHZmmN9I) ai soldati che si rifiutavano di andare inutilmente al macello. Anzi il risultato era spesso una “decimazione alla rovescia”: dopo una settimana in prima linea, mi raccontava mio padre, su 100 si ritrovavano in 10! Non mi stancherò mai di riportare questa sua testimonianza….

  • Giorgio Chelidonio

    E se il metodo non fosse stato chiaro : https://www.youtube.com/watch?v=6rXSZIzGS2Y

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