Scor-date: dal 20 febbraio al 2 maggio 1882

Karl Marx in Africa, un’odissea solitaria

di Francesco Cecchini (*)  

Tutte le guide turistiche (Le Petit Fouté, Le Routard, Lonley Planet e altre) descrivono il luogo, ne consigliano la visita, sottolineano che un film di Tarzan con Johnny Weissmuller è stato girato al suo interno nel 1932. Si tratta di un famoso orto botanico sperimentale in una città di mare. La descrizione, qui sotto, del luogo è di un autore speciale ma non appare nelle guide o in articoli di riviste di viaggi e turismo.

«Ieri verso l’una del pomeriggio, siamo discesi a Mustapha e da lì con il tram abbiamo raggiunto il Jardin Hamma o Jardin d’Essai utilizzato come Promenade Publique, dove si tengono concerti di musica militare, utilizzato come vivaio, per la crescita e la diffusione della vegetazione indigena, oltre che per la sperimentazione botanica e scientifica e come giardino di acclimatazione. Il tutto occupa un vasto terreno con una parte accidentata ed una in piano. Per visitarlo con attenzione, serve almeno un giorno intero».

Siamo ad Algeri, di fronte al Mediterraneo, in una giornata d’inverno o primavera del 1882. «Algér la blanche», una città ancora mezza ottomana e mezza francese: allora non era quella di Albert Camus né tanto meno quella oggi soffocata dal traffici e dallo smog e ogni tanto macchiata di sangue dal terrorismo detto islamista.

Hamma, il nome del giardino, significa febbre, quella che profumi e colori possono dare. L’autore della citazione non era un viaggiatore qualsiasi, uno dei tanti europei che in quegli anni visitavano quest’Africa non lontana: era Karl Marx il più grande rivoluzionario di quel secolo, autore con Friedrich Engels del «Manifesto dei comunisti» e ispiratore della Comune di Parigi. Chi gli fa da guida è il botanico italiano Gaetano Leone Durando, nato nel 1811 a Caraglio in provincia di Cuneo. Oltre a essere autore di lavori e articoli specializzati, Durando è un seguace di Charles Fourier: trascorre la maggior parte della sua vita in Algeria, muore ad Algeri nel 1898; oggi una strada e un ospedale portano il suo nome.

Marx e Durando prima di visitare l’Orto Botanico si fermano a bere in un cafè mauresque, all’aperto. Marx racconta che il caffè che beve è eccellente; descrive anche l’ambiente dove nota una certa uguaglianza di comportamento fra gli avventori arabi, che siano vestiti riccamente o modestamente. All’occhio critico di Marx sicuramente non sfugge che questo “egualitarismo” non è fondato sulla coscienza di essere tutti colonizzati dai francesi, ma su una visione religiosa (quella musulmana) della vita, del mondo e della società.

 

La ragione della visita ad Algeri non ha niente a che vedere con la rivoluzione o con un’analisi sul campo del colonialismo francese. Marx ha scritto, alla fine degli anni trenta, assieme a Engels tre articoli sulla conquista dell’Algeria da parte dei francesi. I due rivoluzionari vedono nel colonialismo una tappa necessaria dello sviluppo capitalista e quindi della maturazione del comunismo, con buona pace di chi al colonialismo francese si oppone come l’Emiro Abd El Kader. Il Fronte di liberazione algerino che sconfisse la Francia quasi un secolo dopo non si basò certo su quello che allora dissero i due.

La decisione del viaggio all’altra sponda del Mediterraneo è legata alla salute ed è sofferta per vari motivi: l’età, la famiglia, l’impegno teorico e pratico nel movimento comunista. Marx sta vivendo non il più difficile ma senz’altro il periodo più brutto della sua vita; è morta da poco la moglie, è vecchio e gravemente malato di una pleurite con bronchite e polmonite prese viaggiando tra Parigi e Londra.

Non c’è miglioramento. Alcuni medici inglesi consigliano un soggiorno ad Algeri dove il clima può aiutare la guarigione. Non sanno che gli inverni e anche gli inizi di primavera sono piovosi e umidi; sarebbe più opportuno consigliare il deserto del Sahara, questo sì caldo, secco e adatto a chi ha i polmoni malati. Il parere vede d’accordo Engels e i familiari. Marx parte da Marsiglia il 18 febbraio 1882 alle cinque del pomeriggio sul vapore Said e arriva ad Algeri il mattino del 20 alle tre e mezzo del mattino. È una traversata faticosa, anche se la cabina che occupa è confortevole: Marx non riesce per due notti a chiudere occhio per il rumore delle macchine, del vento e delle onde.

Il maltempo durante la traversata dall’Europa all’Africa e il clima che trova non aiutano. Il soggiorno è quasi inutile, guarisce della bronchite cronica ma non è in salvo: esposto ad altre ricadute che arriveranno.

Un amico dei generi (Paul Lafargue e Charles Longuet) lo accoglie e lo aiuta. Si tratta del giudice Albert Fermé che giorni prima aveva ricevuto una lettera da Lafargue. Fermé si trova ad Algeri in esilio per aver partecipato alla Comune di Parigi.

 

Lo sbarco dal Said avviene dove si trova ora la pêcherie vicina all’ammiragliato. Da lì Marx e Férmé salgono la rampa che porta a l’Avenue de la Republique, l’attuale lungo mare o Boulevard Che Guevara.

 

Dopo aver trascorso due notti al Grand Hotel d’Orient, nel centro di Algeri (fra la Grande Poste e l’Hotel Aletti) Marx si sistema nella Pensione Hotel Vittoria, all’incrocio fra il boulevard Bon Accueil e la strada che portava nel quartiere di Mustafa superieur, nelle colline e allora in piena campagna. Férmé abita vicino, più giù al 37 di Rue Michelet oggi Didouche Mourad: non molto distante quindi dalla chiesa del Sacro Cuore, progettata poi su disegni di Le Coubusier.

 

Marx racconta la sua permanenza ad Algeri in un epistolario che invia al suo amico e compagno Engels e alle figlie. Le lettere sono state raccolte nel libro «Lettres d’Algér et de la Côte d’Azur», pubblicate da Le temps des Cerises nel 1997. Sono tradotte in francese e presentate da Gilbert Badia, un germanista che fra le molte opere ha scritto assieme a Renée Cartelle «L’ideologie allemande de Karl Marx, Frederich Engels». Le lettere sono commentate da Tobias Goldschmidt nel suo lavoro «Karl Marx and colonialism in Algeria» GRIN Verlag, 2005. Dopo aver preso in considerazione la corrispondenza da Algeri, Goldschmidt si sofferma su alcuni scritti di Engels sul colonialismo: un articolo del 1848 per l’«Herald Tribune» di New York, uno per «New American Cyclopedia» e un’analisi comparativa fra il colonialismo francese del 1848 e la situazione del 1857. Di Marx analizza quanto ha scritto in generale sul modo di produzione asiatico. Il lavoro di Goldschmidt è interessante perché mette in luce che da una parte, nelle lettere, Marx condanna moralmente il comportamento dei colonialisti ma a livello teorico generale rimane convinto che il colonialismo liberi la società algerina dagli ostacoli feudali e la incammini verso il capitalismo e dunque il comunismo.

Nelle lettere Marx riferisce quello che il giudice Férmé racconta delle ingiustizie del regime coloniale francese, come le condanne a morte e le torture per casi di furto. Commenta anche la presenza di proprietà comunitaria nella società berbera in Kabilia, convinto che quando in Europa la classe operaia vincerà questi popoli potranno passare direttamente al comunismo senza vivere una fase capitalista. Ma la sua descrizione di Algeri è innanzitutto fisica: racconta le persone che incontra e luoghi che visita, la Casbah, il luogo dove vive, il Jardin d’ Essai. Descrive quello che vede.

«Qui la situazione è magnifica, davanti alla mia camera la baia del mar Mediterraneo, il porto di Algeri, alcune ville disposte ad anfiteatro che si arrampicano sulle colline, più lontano delle montagne, fra le altre le cime nevose, dietro il Matifou delle montagne della Kabilia, le punte aguzze del Djoura. Il mattino verso le otto, niente di più esaltante che il panorama, l’’aria, la vegetazione, questa mescolanza meravigliosa europea-africana».

 

Marx viene preso in cura da miglior medico d’Algeri, il dottor Stephann che gli applica innanzitutto trattamenti che provocano «cloques sur la potrine», bolle, vesciche sul petto. I due comunque parlano di scienze naturali, di fisica, di cosmogonia, ma soprattutto della morte. Secondo Marx bisogna rassegnarsi al proprio destino: «Solo gli atomi sono immortali».

Il pensiero della morte abita in questi giorni nella testa di Karl Marx. Ne parla anche con Madame Casthelaz, padrona della pensione la quale gli chiede «Nella sua concezione dello Stato chi farà i lavori più umili? Non posso immaginare un mondo livellato per il basso, perché voi avete senza dubbio certi gusti e certe attitudini che vengono attribuite all’aristocrazia».

«Nemmeno io» risponde Marx «ma questi tempi arriveranno e noi non saremo più in questo mondo».

Il tema ritorna sotto forma di un racconto breve, «Lezione di saggezza araba», in una lettera scritta alla figlia Laura.

«Un traghettatore sta per attraversare con una piccola barca un fiume impetuoso. Sale a bordo un filosofo che vuole raggiungere l’altra sponda. Fra i due c’è un dialogo.

Traghettatore, conosci la Storia.

No!

Allora hai perduto metà della tua vita.

Traghettatore, hai studiato le Matematiche?

No!

Allora hai perduto più della metà della tua vita.

Appena il filosofo pronuncia queste parole un forte vento rovescia la piccola barca e i due occupanti, filosofo e traghettatore, precipitano in acqua. Il traghettatore urla:

Sai nuotare?

No!

Allora la tua vita intera è perduta».

 

Un pensiero sembra assillarlo, simile alle parole scritte dall’algerino Jaques Derrida oltre un secolo dopo.

«Il y aura ce jour. Rien ne peut entamer la terrifiante lumiére glacée de cette certitude», cioé della morte.

Fra le persone che Marx frequenta all’Hotel Victoria, oltre al giudice Fermè, al dottor Stephann, ai padroni e al personale di sevizio, vi è una giovane donna carina e intelligente, rimasta senza nome. Sappiamo solo che è tedesca, originaria di Dessau: conosce per fama l’ospite, è ammiratrice di Auguste Bebel, di cui ha letto «La donna e il socialismo. La donna nel passato presente e futuro». La ragazza conosce bene il console prussiano ad Algeri, Fröbe, la cui villa (sede del consolato) si trova a Mustafa Superiore, non lontano dalla pensione. Anzi durante il soggiorno lei trova lavoro come istitutrice dei ragazzi del console. Marx si guarda bene di presentarsi al consolato ma possiamo immaginare che in qualche maniera venga controllato utilizzando la giovane che è probabilmente inconsapevole. Fröbe non teme per la Prussia, che non ha interessi importanti in Algeria, ma forse spera che il vecchio rivoluzionario sia in missione politica per creare problemi al “nemico” francese. Sicuramente non conosce il pensiero di Marx sul colonialismo, né è al corrente delle sue condizioni di salute.

In un certo senso il vecchio Marx si invaghisce platonicamente della ragazza che gli ricorda una delle figlie. La ragazza ricambia la simpatia. E’ lei, la bella senza nome, che accompagna Marx nelle sue passeggiate in città. In una di queste incontrano un pittore che sta dipingendo uno scorcio della Casbah, una scalinata. Dalla descrizione – volto emaciato con barba – dovrebbe essere Pierre-Auguste Renoir.

I due non si riconoscono, né parlano del motivo della loro presenza. Marx è lì per guarire; Renoir è in città per dipingere l’Oriente e per caso incrocia uno dei meno orientalisti fra gli europei.

 

É alla ragazza che Marx confida il suo complesso di colpa per l’ozio, per l’abbandono dell’attività teorica e rivoluzionaria. Lei ascolta e forse riferisce al console prussiano.

Il 28 aprile Marx scrive a Engels: «A causa del sole mi sono sbarazzato della barba da profeta e della capigliatura (siccome le mie figlie mi preferiscono così) mi sono fatto fotografare nell’altare di un fotografo algerino. Avrò le foto domenica prossima (30 aprile). Vi invierò le copie da Marsiglia».

 

Marx trascorre ad Algeri settantadue giorni, la lascia il 2 maggio 1982 verso l’Europa e la fine della sua vita. Sul molo agitando il fazzoletto vi sono sicuramente l’amico Fermé, il dottor Stephanne e la giovane tedesca.

Il nome del piroscafo a vapore con il quale riattraversa il Meditterraneo è Péluse.

I biografi di Karl Marx hanno dedicato poco tempo a questi 72 giorni trascorsi fuori d’Europa. Comunque quest’odissea solitaria di un rivoluzionario a poco dalla morte potrebbe essere il tema di lavori d’arte, romanzi o film, più adatti a raccontare la vicenda che fredde analisi politiche.

Alla Fiera del Libro di Algeri del 2009 si parla di una équipe cinematografica che ha fatto una ricognizione nei luoghi visitati da Marx, per un documentario o un film. Nel quotidiano algerino «El Watan» di venerdì 9 dicembre 2011 appare un’intervista con il cineasta franco-americano Philip Diaz che dichiara: «Fare un film sulla personalità di Marx in Algeria è una questione interessante. Nel passato l’Algeria è stata visitata da grandi uomini, come Victor Hugo, appassionati e con sguardi differenti. Il documentario permetterà di mettere in luce la scoperta di Marx della realtà algerina, dell’élite algerina, del sentimento nazionale. So che sul soggetto ci sono discussioni in corso». Del film si è parlato anche nel marzo 2012 indicando oltre al regista, Philip Diaz, il produttore, il budget, l’attore principale Mario Adorf e altro. Poi il silenzio.

Manca ancora un romanzo che racconti quest’ultimo viaggio del padre del comunismo, impegnato non più con la rivoluzione ma con se stess

 

L’ elenco dei libri o degli articoli i cui titoli ho sparso nel testo o ai quali mi sono riferito è il seguente:

K. Marx «Lettres d’Alger et de la Côte d’Azur» (traduzione e presentazione di G. Badia), Le temps de Cerises, Parigi 1997.

Marlen Vesper «Marx in Algier», Pahl-Rugenstain, Bonn 1995.

Tobias Goldschmidt «Karl Marx and colonialism in Algeria», GRIN Verlag 2005

H.J. Kriyansk «Le dernier voyage de Karl Marx»: progetto per un film d’animazione.

M.L. Benhassaine. «Le sejour de Karl Marx a Algér du 20 fevrier au 2 mai 1882», un breve saggio apparso in rete nel 2001.

Louis Piesse. «Itinéraire de l’Algérie», Guides-Joanne. Hachette. 1882

 

La ricerca sul soggiorno di Marx ad Algeri ha ancora percorsi da esplorare:

Gli archivi del consolato prussiano dell’epoca. Dove sono? Ne sa qualcosa l’ambasciata tedesca ad Algeri? Non è possibile dare un nome alla ragazza tedesca che Marx ha incontrato alla pensione Hotel Victoria e verificare se ha scritto qualcosa? La ragazza ha lavorato come istitutrice dei figli del console prussiano, la cui casa era anche sede del consolato.

Gli archivi dei giornali che Marx lesse ad Algeri, «Le petit colon» innanzitutto (disponibile per i clienti) al Grand Hotel d’Orient e alla Pensione Hotel Victoria, ma anche «Solidarité», «Akhabr» , «Vigie Algerienne», «Moniteur d’Algérie» e che informarono puntualmente della sua morte forse contengono qualcosa sul suo soggiorno ad Algeri.

Il dottor Stephann, che ha curato Marx, era professore all’Università di Algeri; forse esistono gli archivi medici (di allora) dei pazienti.

Ad Algeri tra professori e intellettuali circola voce di un incontro fra Marx e una importante personalità politica algerina di quei tempi, il Consigliere generale Ben Rahal. Per chiarire il dubbio si potrebbero consultare gli archivi di Ben Rahal che si trovano alla Biblioteca nazionale di Algeri.

 

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 21 febbraio avevo anche ipotizzato: 1895: muore Frederik Douglass; 1910: inizia la rivoluzione artistica messicana; 1959: nasce la Corte europea dei diritti umani; 1970: shock petrolifero; 1987: mandato di cattura per Marcinkus; 2008: 5 condanne per i 118 morti a Linate... e chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info.

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *