Scor-date: febbraio 1961

L’ultima (sanguinosa) spallata dell’Oas

di Karim Metref (*)

Organisation de l’Armée Secrète: OAS. Una sinistra sigla di estrema destra che farà regnare il terrore per anni in Algeria e in Francia.

L’organizzazione nasce nel 1961 a Madrid sotto la protezione del regime franchista e si attiva in Francia e in Algeria per bloccare il processo di oasautodeterminazione del Paese nordafricano che per 130 anni era considerato parte del suolo francese. I muri delle città algerine e francesi si coprono di scritte: «OAS=Algérie française».

L’organizzazione contava poche centinaia di membri attivi. Ma mise in serio pericolo la repubblica francese, visto che era composta da personalità di rilievo nell’amministrazione e da vari alti ufficiali dell’esercito.

Bisogna ricordare che il 1961 era l’ultimo anno di presenza coloniale della Francia in Algeria. Il Paese viveva dal 1954 una sanguinosa guerra di indipendenza. Il generale De Gaulle, arrivato al potere tramite un quasi golpe il 13 maggio 1958, aveva iniziato un percorso di negoziati segreti con il Fronte di Liberazione Nazionale (Fln) algerino che sfociarono nell’accordo per un referendum di autodeterminazione. L’8 gennaio 1961 dalle urne uscì un risultato molto chiaro: 75% di “sì” per l’indipendenza. Gli europei in Algeria erano circa 1 milione su 10 milioni di abitanti. Un 10% abituato a regnare da padroni. Sino a quel referendum un voto europeo valeva 10 voti indigeni. Molte scuole erano riservate a loro. Molti impieghi pubblici erano vietati ai “musulmani”. Uno stato di apartheid di fatto nella Repubblica francese che si vantava d’essere democratica .

Essere staccati politicamente e soprattutto militarmente dalla “metropoli” voleva dire per loro perdere i privilegi, ritrovarsi a vivere a tu per tu con quelli che finora erano quasi schiavi. Per molti europei d’Algeria era insopportabile. Su questa frustrazione e sentimento di abbandono si costruì il discorso e l’azione dell’Oas.

Come prima azione l’Oas tenta di formare un piccolo esercito di resistenza nelle montagne in Algeria. Ma l’avventura finisce velocemente. I «Pied noirs» – cioè gli europei d’Algeria – avevano finora fatto la bella vita. Pelle troppo liscia per fare la vitaccia dei “fellaga” (dispregiativo usato dai francesi nei confronti dei partigiani del Fln): 20 giorni dopo parte di quell’ “esercito” fu arrestato, l’altra entrò in clandestinità nelle città.

Nelle città maggiormente popolate da europei come Algeri e Orano si trovarono come un pesce nell’acqua. Per mesi fecero regnare il terrore sia Algeria ma anche in Francia. Il 31 marzo ’61 la loro prima vittima fu Camille Blanc, sindaco di Evian, città che per la sua posizione sul confine con la Svizzera fu scelta per ospitare i negoziati segreti con l’Fln. Il messaggio era chiaro.

Nella notte del 21 aprile 1961 i generali in pensione André Zeller, Maurice Challe e Edmond Jouhaud, presto raggiunti dal collega Raoul Salan finora in esilio a Madrid, tentano il colpo di stato con l’appoggio dei colonelli Antoine Argoud, Jean Gardes, Joseph Ortiz e Jean-Jacques Susini. Algeri cade in poche ore. Ma Orano e Costantina non finiscono sotto il loro controllo. Nella stessa notte anche Parigi è in stato d’allerta.  Si temono movimenti di truppe leali all’estrema destra.

Molto popolari tra i “Pieds noirs” d’Algéria e ben inseriti nelle gerarchie militari, i generali putchisti non riscuotono nessun appoggio in metropoli e durano pochissimo. Nella notte del 26 aprile 1961, la vigorosa reazione di De Gaulle arriva fino ad Algeri. Il golpe è sventato e gli insorti si arrendono. 

Ma la brutta fine del “quarteron de généraux”, come li soprannominò De Gaulle, non mise fine all’avventura dell’Oas. Anzi, gli attacchi alle forze lealiste, attentati e azioni punitive (sia nei confronti degli algerini sia nei confronti dei politici e intellettuali francesi accusati di fraternizzare col nemico e di disfattismo) si moltiplicarono.

Anche se ufficialmente finirà con il “cessate il fuoco” del 19 marzo 1961, la guerra d’Algeria conosce subito dopo uno dei suoi periodi più sanguinari. Nel febbraio 1962 di nuovo sangue. Si spara e si mettono bombe da tutte le parti: Oas, Fln e servizi segreti francesi. Rapimenti, torture, bombe, spie, contro-spie, esecuzioni sommarie, spari all’impazzata sui passanti per le strade di Algeri…

Ma il 5 luglio 1962 l’indipendenza diventa effettiva. L’esercito francese comincia a lasciare l’Algeria, seguito da 1 milione di cittadini francesi. Un esodo biblico.

La storia dell’Oas continua per un po’ nelle città sotto forma di attentati isolati, arresti, esecuzioni…

Il 24 luglio 1968 De Gaulle chiuse il caso Oas attraverso un’amnistia generale: tutti i prigionieri sono liberati e i latitanti escono allo scoperto. C’è un nuovo nemico comune da combattere: le idee rivoluzionarie che si stanno diffondendo tra i giovani francesi.

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(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata», di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione la gente sedicente “per bene” ignora, preferisce dimenticare o rammenta “a rovescio”.

Se l’idea vi piace fate circolare le “scor-date” o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e col piccolo gruppo intorno all’idea di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

Karim Metref
Sono nato sul fianco nord della catena del Giurgiura, nel nord dell’Algeria.

30 anni di vita spesi a cercare di affermare una identità culturale (quella della maggioranza minorizzata dei berberi in Nord Africa) mi ha portato a non capire più chi sono. E mi va benissimo.

A 30 anni ho mollato le mie montagne per sbarcare a Rapallo in Liguria. Passare dalla montagna al mare fu un grande spaesamento. Attraversare il mediterraneo da sud verso nord invece no.

Lavoro (quando ci riesco), passeggio tanto, leggo tanto, cerco di scrivere. Mi impiccio di tutto. Sopra tutto di ciò che non mi riguarda e/o che non capisco bene.

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