Scuola: oltre il risentimento

Proprio oggi che (in certe zone) è il primo giorno di scuola, mi piace postare – lo riassumo un poco – e fare mio quanto Roberto Papetti ha scritto

ad amiche/amici che lamentavano la difficoltà di far scuola di questi tempi (si intende: all’epoca dei tagli dei governi e delle bugie imposte dal pensiero unico, tanto per ricordarne due).

Capisco il lamento sulla scuola attuale, mi ricorda quanto diceva il grande Giorgio Manganelli: «Oggi sono quel che sono stato per tanto tempo della mia vita, un professore pessimista, neanche tanto tragico, pessimista; professore austriacante dell’anima. E’ vero ho partecipato alla grande congiura intesa a uccidere Dioniso. Il nato due volte vuole essere ucciso continuamente, ovunque, sempre. Ho insegnato nelle scuole, anche all’università, il supremo istituto dell’uccisione, le cattedre dell’infanticidio, del sonno senza sogni, della demolizione di muri su cui sono iscritti miracoli, del bruciamento dei libri sibillini, della umiliazione degli oracoli. E’ vero, Dioniso, sono stato in quei luoghi dove l’odore di morte, morte assoluta, decomposizione, è criterio di competenza».
Si deve vivere oltre il lamento e il risentimento. Altrimenti che vita è la nostra? Si può essere insegnanti in modo artigianale e poetico, intrufolati come talpe ad aprire varchi, costruire reti, scuole, saperi invece che stare dalla parte dei tagli e della tristezza.

 

Redazione
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