Scusate
di Marco Cinque (*)
a seguire i link agli articoli di Mauro Armanino, Ascanio Celestini, Domenico Chirico, Paola Somma, Fulvio Vassallo Paleologo e Guido Viale su «Comune info»
Scusate se siamo fuggiti
dalle guerre che voi nutrite
con le vostre stesse armi
Scusate se ci siamo avvelenati
con i rifiuti tossici sotterrati
dalle vostre potenti industrie
Scusate se avete dissanguato
la nostra terra, deprivandoci
di ogni possibile risorsa
Scusate la nostra povertà
figlia della vostra ricchezza
dei vostri neo-colonialismi
Scusate se veniamo massacrati
e disturbiamo le vostre vacanze
col nostro sangue invisibile
Scusate se occupiamo
coi nostri sudici corpi
i vostri centri di detenzione
Scusate se ci spezziamo la schiena
nei vostri campi di pomodoro
schiavi senza alcun diritto
Scusate se viviamo nelle
vostre baracche di lamiera
ammucchiati come bestie
Scusate per la nostra presenza
che causa ogni vostra crisi
e non vi fa vivere bene
Scusate se le vostre leggi
non sono abbastanza severe
e molti di voi vorrebbero la forca
Scusate se esistiamo
se respiriamo, se mangiamo
persino se osiamo sognare
Scusate se non siamo morti in mare
e se invece lo siamo, scusate ancora
l’impudenza d’avervelo fatto sapere.
(*) ripreso da «Comune Info» (la foto è di Marco Cinque) che nella sua ultima newsletter segnala, fra l’altro, questi post:
IL TRIONFO DELL’INUMANO
Una volta tolte di mezzo le fastidiose velleità di salvataggio e le pericolose testimonianze delle Ong, il ministro Minniti comincia a intravedere luce alla fine del tunnel. Gli sbarchi diminuiscono e chi deve morire non lo farà tanto vicino alla coste della civiltà. Grazie agli accordi con le “istituzioni” libiche, anche il business sulla pelle dei migranti resta solido, l’economia deve pur fare la sua parte. Il crudele abbandono di migliaia e migliaia di persone in mare o in balia di noti carnefici è un prezzo da pagare, il minore, secondo un’antica tradizione di realismo politico. Della presenza di Minniti al governo resterà per decenni non la sua effimera e cinica popolarità attuale ma il sostanzioso contributo alla disumanizzazione della società e alla desertificazione culturale. Lo mostrano anche episodi non certo rilevanti come lo sterminio dei migranti ma, per certi versi, significativi. Come lo sgombero violento di due centri sociali bolognesi, ben noti per le pratiche di supporto alla vita sociale dei rispettivi quartieri: attività culturali autogestite, nido per i bambini, scuole di italiano, feste di quartiere, orto urbano, mercatino, accoglienza dei profughi in forme civili e solidali che li hanno fatti accettare e apprezzare da tutto il vicinato, mensa popolare, ecc. Tutta roba che nuoce al disegno di cancellazione della socialità e a quel trionfo dell’inumano che impazza, sostenuto da gran parte dei governi e delle opposizioni politiche europee che contano, ma comincia a suscitare qualche timida alzata di sopracciglio perfino nei grandi media nostrani che tanta legna hanno raccolto per accenderlo. Un altro piccolo prezzo da pagare, di cui non dovrebbe restar traccia quando arriverà il momento di votare (Guido Viale)
QUANDO L’UMANITARIO LO FA IL CAPITALE
Come le grandi imprese del capitalismo globalizzato sfruttano a loro modo la tragedia dei rifugiati. I loro portavoce scrivono: «l’umanitarismo può far fare buoni affari». Scrive Paola Somma: “La feroce determinazione con cui si colpisce chi cerca di salvare vite umane mentre si lascia carta bianca alle multinazionali che si stanno spartendo la “risorsa rifugiato” sono due aspetti non disgiunti, ma complementari, dello stesso disegno di appropriazione del pianeta. Un disegno nel quale la crescente collaborazione tra il settore pubblico e le grandi multinazionali, coinvolte nelle così dette “partnership per i rifugiati” ha un ruolo non irrilevante.” (Paola Somma)
MARCINELLE E I MINATORI DEL MARE
Era l’8 agosto del 1956, l’incendio nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio, uccise 262 minatori, quasi tutti provenienti dall’Italia. Sessantuno anni dopo, malgrado l’abietta amnesia che ha colpito gli italiani, non possiamo che riconoscere che avremmo dovuto dovuto saperlo che quei morti, con il dolore incancellabile delle loro famiglie, sarebbero tornati. Parlano lingue diverse e spesso hanno la pelle di un altro colore, i “migranti” economici delle gallerie del mare dei nostri giorni, ma hanno le stesse speranze e lo stesso sguardo (Mauro Armanino)
LA SOLIDARIETÀ’ NON PUÒ’ NAUFRAGARE
Scrive Domenico Chirico “La battaglia di Raqqa va avanti ormai da alcuni mesi senza sosta . Sono centinaia di migliaia i civili che tentano di fuggire da Raqqa. Da mesi sono sotto i bombardamenti e hanno bisogno di ogni genere di aiuto. In una sola giornata ne abbiamo assistiti oltre 40, perché era esplosa una mina in strada e i feriti sono giunti miracolosamente fino al nostro centro. Sono giorni in cui da un lato osserviamo sul campo gli effetti della guerra e cerchiamo di lenirli, con i nostri limitati mezzi e limitate forze; dall’altro ogni giorno leggiamo uno sproporzionato attacco alle Ong, che mina il senso del nostro impegno. Un attacco contro quel tessuto sano di solidarietà della società civile che ancora ci difende e ci protegge dalla barbarie che osserviamo in luoghi come la Siria”. (Domenico Chirico )
COSA RESTA DEL DIRITTO INTERNAZIONALE ?
Il giorno di ferragosto una motovedetta libica ha tentato di sequestrare in acque internazionali la nave Golfo Azzurro della Ong ProActiva Open Arms di Barcellona. Un segnale evidente di come l’accordo tra il governo italiano e il cosiddetto governo di Tripoli stia rischiando di fare a pezzi anche le più elementari regole del diritto internazionale del mare, dello stato di diritto e gli obblighi di soccorso della vita umana a carico degli stati. Però, spiega il giurista Fulvio Vassallo Paleologo, i documenti delle Nazioni Unite e dell’UNHCR fissano obblighi di soccorso che gli stati non possono eludere. La Guardia Costiera di Tripoli non ha i mezzi né le competenze per assumere la delega che gli si vorrebbe scaricare. D’altra parte, al di là dei sospetti di collusione con i trafficanti, ha già mostrato di essere intenzionata a collaborare solo con la nave razzista di Generazione identitaria, mentre non ha esitato a ricorrere alle armi per minacciare i mezzi delle Ong impegnati nel soccorso a mare. Si tratta di violazioni del diritto internazionale che potrebbero avere già risvolti penali nel nostro paese, qualora emergesse che vi siano coinvolti come partecipi delle attività di coordinamento operativo cittadini italiani. Il contributo che possono dare i giuristi di diversa estrazione sarà di far prevalere la dignità umana, che non è solo dei migranti, sui calcoli politici, e il rispetto dei diritti fondamentali della persona sulla difesa delle frontiere (Fulvio Vassallo Paleologo)
IN DIFESA DEI GIUSTI, CONTRO LO STERMINIO
Alle Ong che cercano di sottrarre quei profughi a un destino di sofferenza e morte andrebbe riconosciuto il titolo di “Giusti” come si è fatto per coloro che ai tempi del nazismo si sono adoperati per salvare degli ebrei dallo sterminio. La lotta agli scafisti indetta dal governo italiano e dall’Unione Europea è in realtà una guerra camuffata contro i profughi, contro degli esseri umani braccati. Ed è una guerra che moltiplica il numero e i guadagni di scafisti, autorità libiche corrotte e terroristi: quei viaggi sono l’unica alternativa ai canali di immigrazione legale che l’Europa ha chiuso fingendo di proteggere i propri cittadini. (Guido Viale)
NESSUNO RIESCE A VEDERE I BIMBI MORTI
Criminali si confrontano sul tavolo del loro Risiko infame. E versano qualche lacrima sintetica via Twitter per lo sterminio americano di Nagasaki ricordato oggi. Joe O’Donnell fotografò un bambino che portava il fratello piccolo sulle spalle. Sembrava addormentato. (Ascanio Celestini)