Se vogliamo un futuro è cruciale un New Deal Verde

A proposito di Fridays For future e cambiamento climatico

di Noam Chomksy, Robert Pollin e CJ Polychroniou (*)

Il cambiamento climatico è di gran lunga la crisi più grave che il mondo affronta oggi. In gioco è il futuro della civiltà come la conosciamo. Tuttavia, sia la consapevolezza del pubblico sia l’azione del governo rimangono indietro rispetto a quanto è necessario per evitare una catastrofe climatica. Nell’intervista che segue Noam Chomsky e Robert Pollin discutono le sfide che abbiamo di fronte e ciò che deve essere fatto.

Noam Chomsky è docente emerito di linguistica al MIT e docente di linguistica presso l’Università dell’Arizona. Robert Pollin è docente universitario distinto di economia e co-direttore del Political Economy Research Institute presso l’Università del Massachusetts ad Amherst. Chomsky, Pollin e Polychroniou sono co-autori di un libro sul cambiamento climatico e il New Deal Verde di prossima uscita presso la Verso nella primavera del 2020.

C.J. Polychronious: Noam, fammi cominciare con te per chiederti che condividere ciò che pensi riguardo all’unicità della crisi del cambiamento climatico.

Noam Chomsky: La storia è fin troppo ricca di testimonianze di guerre orrende, di indescrivibili torture e massacri e di ogni immaginabile violazione di diritti fondamentali. Ma la minaccia della distruzione della vita umana organizzata in ogni forma riconoscibile o tollerabile, questa è del tutto nuova. La crisi ambientale in corso è davvero unica nella storia umana, ed è una vera crisi esistenziale. I vivi di oggi decideranno il destino dell’umanità e il destino delle altre specie che stiamo oggi distruggendo a un ritmo che non si vedeva da 65 milioni di anni, quando un grande asteroide colpì la terra, mettendo fine all’era dei dinosauri e aprendo la via all’evoluzione di alcuni piccoli mammiferi per porre una minaccia alla vita sulla terra simile a quella del precedente asteroide, anche se, diversamente da esso, noi possiamo fare una scelta.

Nel frattempo il mondo sta a guardare mentre procediamo verso una catastrofe di proporzioni inimmaginabili. Ci stiamo pericolosamente approssimando alla temperatura globale di 120.000 anni fa, quando i livelli dei mari erano di 6-9 metri superiori agli attuali. Ghiacciai stanno scivolando in mare cinque volte più rapidamente che negli anni Novanta, con più di cento metri di spesso del ghiaccio persi in alcune aree a causa del riscaldamento dell’oceano il raddoppio delle perdite annuali ogni decennio. La perdita completa del manto di ghiaccio eleverebbe i livelli di mari di circa cinque metri, annegando città costiere e con effetti totalmente devastanti altrove, le basse pianure del Bangladesh, ad esempio. Questa è una delle molte preoccupazioni di coloro che prestano attenzione a ciò che sta succedendo davanti ai nostri occhi.

Gli scienziati del clima stanno certamente prestando una forte attenzione e diffondendo avvertimenti sinistri. Il climatologo israeliano Baruch Rinkevich coglie succintamente il sentimento generale:

Dopo di noi il diluvio, come afferma il detto. La gente non comprende appieno ciò di cui stiamo parlando qui… Non comprende che tutto è atteso cambiare: l’aria che respiriamo, il cibo che mangiamo, l’acqua che beviamo, i paesaggi che vediamo, gli oceani, le stagioni, la routine quotidiana, la qualità della vita. I nostri figli dovranno adattarsi o finire estinti… Non riguarda me. Sono lieto che non ci sarò.

Tuttavia, proprio nel momento in cui dobbiamo agire insieme, con dedizione, per affrontare la “sfida finale” dell’umanità, i leader dello stato più potente della storia umana, in piena consapevolezza di ciò che stanno facendo, si stanno dedicando con passione a distruggere le prospettive della vita umana organizzata.

Con rare eccezioni la dirigenza politica prevalente negli Stati Uniti continua a guardare dall’altra parte riguardo al cambiamento climatico. Perché?

Chomsky: Entrambi i partiti politici hanno avuto una svolta a destra negli anni neoliberisti, in gran parte come in Europa. La dirigenza Democratica è oggi più o meno quelli che sarebbero stati chiamati “Repubblicani moderati” alcuni anni fa. I Repubblicani si sono spinti oltre gli estremi. Studi comparativi mostrano che, nelle loro posizioni generali, si classificano alla pari con i partiti radicali di destra in Europa. Sono, inoltre, il solo grande partito conservatore a rigettare il cambiamento climatico antropogeno, come già citato: un’anomalia globale. Due rispettati analisti politici dell’American Enterprise Institute, Thomas Mann e Norman Ornstein, descrivono il Partito Repubblicano, dopo  il suo impossessamento da parte di Newt Gingrich negli anni Novanta, non come un partito politico normale, bensì come una “insurrezione radicale” che ha largamente abbandonato la politica parlamentare. Sotto la guida di McConnell ciò è diventato solo più evidente, ma lui è in vasta compagnia nei circoli del Partito Repubblicano.

Le posizioni della dirigenza influenzano certamente gli atteggiamenti dei leali al Partito Repubblicano. Solo circa il 25 per cento dei Repubblicani (il 36 per cento dei millennials più ferrati) riconosce che gli esseri umani sono responsabili del riscaldamento globale. Dati sconvolgenti.

E nella graduatoria dei problemi urgenti tra i Repubblicani, il riscaldamento globale (quand’anche ammesso che stia avvenendo) è quasi irrintracciabile.

E’ ritenuto offensivo affermare che il Partito Repubblicano è l’organizzazione più pericolosa della storia umana. Forse è così, ma alla luce della posta in gioco, che cos’altro potrebbe concludere una qualsiasi persona razionale?

Bob, il New Deal Verde è considerato forse la sola soluzione praticabile per evitare la catastrofe del cambiamento climatico del tipo appena descritto da Noam, tuttavia molti continuano a considerarlo irrealistico, non solo da un punto di vista puramente economico (l’affermazione è che semplicemente non possiamo permettercelo) ma anche nel senso che le economie e le società moderne non possono funzionare senza l’energia dei combustibili fossili. Innanzitutto, il New Deal Verde è una proposta politica dettagliata per allontanarci da una catastrofe del cambiamento climatico e, secondo, è realistico?

Robert Pollin: Il New Deal Verde si è guadagnato l’anno scorso un enorme seguito come quadro organizzativo. Questo, di per sé, è un grosso risultato. Ma rimane imperativo trasformare questa grande idea in un programma realizzabile. Secondo me, dare sostanza al New Deal Verde inizia da una singola semplice idea: dobbiamo assolutamente smettere di consumare petrolio, carbone e gas naturale per produrre energia entro, al massimo, i prossimi trent’anni; e dobbiamo farlo in un modo che sostenga anche l’aumento dei tenori di vita e ampli le opportunità dei lavoratori e dei poveri in tutto il mondo.

Questa versione di un programma di New Deal Verde è, di fatto, del tutto realistica in termini delle sue caratteristiche puramente economiche e tecniche. Fonti di energia pulita rinnovabile – comprese quelle solari, eoliche, geotermali e, in una scala minore, energia idrica e bioenergia a basse emissioni – sono già a parità di costi con i combustibili fossili e con il nucleare oppure sono più economiche. Inoltre il singolo modo più semplice ed economico per ridurre le emissioni consiste nell’aumentare gli standard di efficienza energetica mediante, tra altre misure, l’ammodernamento degli edifici esistenti, far operare gli edifici nuovi come consumatori di zero energia netta e sostituire le auto ciuccia benzina con l’espansione di trasporti pubblici e auto elettriche. Le misure di efficienza energetica, per definizione, faranno risparmiare soldi alla gente; ad esempio le bollette elettriche di casa potrebbe essere realisticamente tagliate della metà senza dover ridurre la quantità di illuminazione, riscaldamento o raffrescamento dei locali. Dunque, nel tempo, il New Deal Verde non costerà nulla ai consumatori, nella misura in cui risolveremo il problema di fatto semplicissimo di finanziare gli investimenti nel New Deal Verde attraverso i risparmi di costi che otteniamo aumentando gli standard di efficienza e producendo energie rinnovabili a basso costo. I miei collaboratori e io abbiamo stimato che costruire un sistema di energia pulita al cento per cento richiederà circa il 2,5 per cento del PIL globale annuale per circa i prossimi trent’anni. Sì, sono un mucchio di soldi in termini di dollari, qualcosa come due trilioni nel 2021 e successivamente in aumento. Ma tuttavia significa in realtà che il 97,5 per cento dell’attività economica globale può essere dedicate a cose diverse dagli investimenti in energia pulita.

Dunque, assolutamente, il New Verde può essere un progetto realistico di stabilizzazione del clima globale. Più specificamente in New Deal Verde è in grado di conseguire i necessari obiettivi di riduzione delle emissioni per la stabilizzazione della temperatura media globale di 1,5 gradi Celsius sopra i livelli preindustriali entro il 2100, come stabilito dal Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) lo scorso ottobre. Tuttavia la domanda reale, ovviamente, non è se il New Deal Verde sia economicamente o tecnicamente realizzabile, ma piuttosto se è realizzabile politicamente. Riguardo a questa domanda Noam ovviamente centra esattamente il punto nel chiedere: noi, la razza umana, ci permetteremo di diventare il clone del ventunesimo secolo dell’asteroide, o no?

E riguardo all’affermazione che una transizione all’energia al cento per cento rinnovabile determinerà la perdita permanente di milioni di posti di lavoro ben remunerati?

Pollin: In realtà gli investimenti in energia pulita saranno una grande fonte di creazione di nuova occupazione, in tutte le regioni del globo. Il fattore cruciale è che gli investimenti in energia pulita creeranno molti più posti di lavoro che mantenere l’esistente infrastruttura di energia sporca, nella gamma da due a quattro volte più posti di lavoro per dollaro speso in tutti i paesi che abbiamo studiato, tra cui Brasile, Cina, India, Indonesia, Sudafrica, Spagna e Stati Uniti. Naturalmente i posti di lavoro collegati all’industria dei combustibili fossili saranno eliminati. I lavoratori colpi e le loro comunità dovranno essere sostenuti mediante generose misure di Giusta Transizione, tra cui la garanzia delle pensioni dei lavoratori, il trasferimento a nuovi lavori senza perdita di reddito, e l’investimento nelle comunità colpite in una varietà di progetti. Il recupero  dei terreni è solo una di tali opportunità d’investimento, compresa la bonifica di miniere di carbone abbandonate e la conversione di residue ceneri di carbone di prodotti utili, come la carta. Non sono in grado di sottolineare abbastanza che, in tutto il mondo, programmi di “giusta transizione” vanno intesi come assolutamente necessari per il New Deal Verde.

Noam, come aumentiamo la consapevolezza del pubblico riguardo alla necessità di azione governativa riguardo al cambiamento climatico?

Chomsky: La semplice risposta è: lavorare più intensamente. Non ci sono trucchi speciali. Sappiamo qual è il messaggio. Conosciamo le barriere che vanno superate. Dobbiamo trovare modi per modellare il messaggio, in parole e azioni, in modo che superi le barriere.

Il messaggio è duplice: innanzitutto stiamo affrontando una crisi esistenziali cui occorre far fronte rapidamente e, secondo, ci sono modi per superarla.

La prima parte è espressa abbastanza semplicemente in articoli correnti sulle riviste più prestigiose e affidabili. Il professore di fisica di Oxford Raymond Pierrehumbert, un eminente autore del recente rapporto dell’IPCC, apre il suo esame delle situazioni e opzioni esistenti scrivendo: “Mettiamo immediatamente questo sul tavolo, parlando fuori dai denti. Riguardo alla crisi climatica, sì, è tempo di panico… Siamo in guai grossi”. Poi egli espone attentamente e scrupolosamente i dettagli, esaminando le possibile correzioni tecniche e i loro problemi molto seri concludendo: “Non esiste un Piano B”. Dobbiamo arrivare a emissioni carboniche zero e in fretta.

La seconda parte è esposta in convincente dettaglio nel lavoro di Bob, brevemente riassunto qui.

Il messaggio deve essere trasmesso in modi che non inducano alla disperazione e alla rassegnazione gli inclini ad accettarlo e non evochi risentimento, rabbia e persino maggior rifiuto tra quelli che non accettano ciò che in realtà sta diventando chiaro in misura schiacciante.

Nel secondo caso è necessario comprendere i motivi, forse il rifiuto del tutto della scienza o l’adozione della preferenza degli economisti per soluzioni basate sul mercato che, qualsiasi cosa se ne pensi, sono su una scala temporale completamente sbagliata o i moltissimi che si attendono il Secondo Avvento, o quelli che pensano che saremo salvati da qualche tecnologia o grande figura ignote, forse il colosso percepito da studiosi dell’Istituzione Hoover della Stanford University, il cui “spirito si aggira nel paese, osservandoci come un fantasma affettuoso e amico” (Ronald Reagan).

Il compito non sarà facile. Va intrapreso con urgenza. Con parole e azioni, come quelle in corso negli scioperi per il clima del settembre 2019.        

Bob, che cosa ci vorrà perché il movimento sindacale, nel suo complesso, si presenti a sposare la visione del New Deal Verde?

Pollin: Il New Deal Verde sta guadagnando un grande sostegno nel movimento sindacale ormai da molti anni. C’è ancora un lungo cammino da percorrere, ma il progresso è evidente. Ad esempio la coalizione dello stato di Washington che ha avanzato la proposta di un New Deal Verde nel ciclo elettorale del 2018 era guidata dall’allora presidente visionario dell’AFL-CIO dello stato, Jeff Johnson. Alla fine l’iniziativa è stata sconfitta quando le compagnie petrolifere hanno inondato le frequenze con 30 milioni di dollari di propaganda virulenta nelle settimane precedenti le elezioni di novembre. Iniziative simili sono avanzate in Colorado, di nuovo guidate dai leader dei principali sindacati dello stato.

Naturalmente dobbiamo progredire molto rapidamente oltre solo questi pochi esempi luminosi. Ciò che è cruciale qui è che il movimento climatico deve essere fermamente impegnato a una giusta transizione come componente del New Deal Verde di significato pari a tutti gli altri. Il movimento climatico deve anche essere chiaro sul punto che costruire l’economia dell’energia pulita sarà di supporto alla creazione di opportunità di lavoro e migliorerà il tenore di vita, come io sono convinto possa fare.

Non c’è motivo per cui il New Deal Verde debba essere in qualsiasi modo associato a politiche economiche di austerità. Al contrario, gli investimenti in energia pulita creeranno nuove opportunità per una vasta gamma di forme di proprietà pubblica, cooperativa e privata su scala ridotta. Non occorrono grandi progetti minerari, condutture o piattaforme di esplorazione per produrre energia pulita. Pannelli solari sui tetti e in parcheggi e turbine eoliche nelle fattorie possono, da soli, portarci ragionevolmente avanti nel soddisfare le necessità di energia di una crescente economia ugualitaria. Da questo punto di vista il New Deal Verde dovrebbe essere giustamente considerato come un’alternativa del tutto realizzabile all’economia dell’austerità oltre a essere il solo percorso realistico per evitarci di diventare il clone del ventunesimo secolo dell’asteroide.

Questo articolo fa parte di Covering Climate Now, una collaborazione globale di più di 220 canali giornalistici per rafforzare la copertura della narrazione sul clima.

C.J.Polychroniou è un economista politico/politologo che ha insegnato e lavorato in università e centri di ricerca in Europa e negli Stati Uniti. I suoi principali interessi di ricerca sono l’integrazione economica europea, la globalizzazione, l’economia politica degli Stati Uniti e la decostruzione del progetto politico-economico del neoliberismo. E’ un collaboratore regolare di Truthout e anche membro del Public Intellectual Project di Truthout. Ha pubblicato numerosi libri e i suoi articoli sono apparsi in una varietà di riviste, periodici, giornali e siti giornalisti popolari in rete. Molte delle sue pubblicazioni sono state tradotte in numerose lingue straniere, tra cui croato, francese, greco, italiano, portoghese, spagnolo e turco. E’ autore di Optimism Over Despair: Noam Chomsky on Capitalism, Empire and Social Change, un’antologia di interviste a Chomsky in origine pubblicate presso Truthout e raccolte da Haymarket Books.

Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/if-we-want-a-future-green-new-deal-is-key/

Originale: Truthout

Traduzione di Giuseppe Volpe

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *