Sedie che vagano…

e altre processioni di merce umana nella scuola

di Daniela Pia  

Mattinata solita a scuola: il viavai di sedie, da un aula all'altra è di 
rito. La “merce” viene smistata, fanciulli più o meno elementari, 
medi e sempre più spesso anche superiori, vengono separati in
aule diverse dalle loro, ostaggio di un'altra lezione, di un docente
 che non li conosce, dei sorrisetti degli ospitanti e  della loro 
stessa perplessità. Trattasi  di rito iniziatico? la scuola del 
risparmio sta insegnando ai suoi “utenti” che  la vita è precaria,
 così come il diritto allo studio? No, un insegnante  è assente. 
 Poiché le creature debbono essere “sorvegliate” ci si arrangia,
 affidandosi al buon cuore del personale rassegnato che china
 la testa e subisce, da altre aule verso la sua, la processione di
 sedie mattutina. 
Così la mia amica Salvatorica, educatrice in una scuola sarda,
 racconta il ripetersi della farsa, seduta a fianco di alunni o
 studenti difficili, di quelli cui la vita non risparmia quasi nulla. 
ASSENZE quelle del personale della scuola dovute anche a
  malattia  professionale: molte maestre, professoresse, 
educatrici, molti di coloro che hanno un ruolo di educatori 
si ammalano; questo è un lavoro totalizzante in grado di
 risucchiare troppe energie, tanto che in molti/e alla fine
 cedono. Altre/i sono lacerate fra i compiti che le fagocitano,
 accudiscono genitori anziani, lavorano con studenti
 problematici, tornano a casa e ricominciano: un altro giro, 
un'altra corsa e debbono assentarsi. Si aggiungano poi coloro
che si assentano per le motivazioni più disparate così come
 accade in ogni ambito lavorativo e si comprenderà che è 
emergenza. Qui però non si ha a che fare con merce, sia 
chiaro: qui l'assenza ha un'altra valenza. Nelle scuole la 
materia che subisce l'assenza è umana, nella fase più
 delicata della sua formazione, “materia” preziosa e 
dignitosa che dovrebbe essere forgiata con l'attenzione
minuziosa della filigrana e che invece subisce l'indifferente
 calcolo dell'onta del risparmio. Ed è proprio in  questo 
contesto in cui la malattia cova (ed è sempre più diffusa) 
 che nessuno si preoccupa di sostituire gli assenti. 
Politiche di risparmio indecenti sottraggono risorse e la 
sorveglianza  è esercizio  fatto in barba alle norme
 sulla sicurezza, smistando appunto, come se fossero 
merci, in modo illegale, i nostri studenti. Qualcuno,
 sempre più spesso, denuncia  anche che alle
 insegnanti di sostegno venga chiesto di lasciare il loro
 delicatissimo compito  per fungere da toppa a un 
sistema che ha tagliato i fondi per le sostituzioni: 
altra grave illegalità.  
Le classi scoperte sono un'emergenza di cui nessuno
si occupa se non nei termini di sedie che vagano. Oggi
 Salvatorica, in questo trambusto ha cercato
di calmare lo studente col quale lavora il venerdì. Il
caos ha destabilizzato il ragazzino, la transumanza  non
 riesce a tollerarla, così ha dato in escandescenze e le
ha dato una testata sul naso, Salvatorica è finita al 
pronto soccorso. Malattia. 
Ieri è capitato alla docente di sostegno, lavoratrice 
precaria: due costole incrinate. Malattia. 
L'altra settimana una collaboratrice scolastica è stata
colpita da un ragazzo che qualcuno definirebbe BES: 
malattia. 
Malattia che genera malattia, in una illegalità, che fa 
risparmiare. Risparmio malato, che grida vendetta,
 seppur nell'indifferenza e nella inconsapevolezza più
 devastanti. 
Intanto la giostra di sedie non si ferma più, mentre le
poltrone al MIUR sono accoglienti e obnublianti. Chi
 le occupa racconta di una scuola riformata, isola
 che non c'è, se non nel riformatorio che ne verrà.

 

Daniela Pia
Sarda sono, fatta di pagine e di penna. Insegno e imparo. Cammino all' alba, in campagna, in compagnia di cani randagi. Ho superato le cinquanta primavere. Veglio e ora, come diceva Pavese :"In sostanza chiedo un letargo, un anestetico, la certezza di essere ben nascosto. Non chiedo la pace nel mondo, chiedo la mia".

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