Sentenza amianto Pirelli Tyre : sconfitti ma non domi

di Marco Caldiroli (*) e Fulvio Aurora (**)Con sentenza della Cassazione del 17.01.2018 n. 25152 per la quale sono state depositate negli ultimi giorni le motivazioni la Corte ha definitivamente giudicato sulla vicenda della Pirelli Tyre di viale Sarca di Milano, assolvendo gli imputati per le patologie e le morti asbesto-correlate di 11 operai.
La vicenda era iniziata con una condanna in primo grado il 15.07.2015 e con una assoluzione in Corte d’Appello di Milano il 24.11.2016.

La sentenza, che arriva dopo due sentenze della stessa Cassazione favorevoli agli esposti, conferma che il riconoscimento delle responsabilità in ambito penale in tema di malattie professionali è tuttora un labirinto ove vi sono realtà, come Medicina Democratica, che lavorano come Sisifo e tessono una tela di Penelope che spesso viene disfatta.
Come Sisifo occorre ogni volta “dimostrare” scientificamente che l’amianto non solo fa male ma che sono definibili e individuabili comportamenti personali dei responsabili tali da esporre i lavoratori e le lavoratrici ad elevati livelli di amianto in contrasto con le norme di sicurezza e igiene generali e specifiche, a partire dagli anni ’50.
Come Penelope, dopo aver fissato una “verità” giudiziaria in un grado di giudizio, quelli successivi possono ribaltarla, come in questo caso, e occorre prendersi carico di rischi per appellare ingiuste sentenze assolutorie come nel caso Enel di Turbigo, in cui la Cassazione ha invece ribaltato le precedenti sentenze assolutorie.

Nel caso Pirelli Tyre l’aspetto che ha definito la questione riguarda sempre il rapporto di causalità tra danni acclarati e responsabilità individuali in un caso di esposizioni prolungate, del rischio associato e la prova della correlazione tra rischio e la manifestazione del singolo caso di malattia.
Per citare la sentenza “ anche a ritenere acquisita siffatta relazione se ne potrebbe inferire unicamente un aumento del rischio di ammalarsi e non la prova rispetto alla singola malattia; manifestava la impossibilità di escludere, in presenza di diversi periodi di esposizione corrispondenti a diversi imputati, che le esposizioni successive siano state da sole sufficienti a innescare la malattia e a determinare la morte e che le esposizioni antecedenti siano state da sole sufficienti ad innescare e a far progredire la malattia sino all’esito, stante l’assenza di adeguate e condivise conoscenze circa l’inizio, le cadenze evolutive e la fine del processo morboso (il come e il quando, secondo la terminologia del giudice).”

Il dato e la discussione scientifica sulla evoluzione delle malattie asbesto correlate (e più in generale delle malattie professionali) e il ruolo dei “tecnici” rimane centrale nell’andamento di questi procedimenti, il ruolo di realtà associate come Medicina Democratica è quello di favorire l’emergere di robuste evidenze scientifiche a sostegno delle rivendicazioni degli esposti anche in sede penale.

L’assoluzione della Pirelli Tyre ha altresì comportato per le parti civili (Medicina Democratica, AIEA, Camera del Lavoro-CGIL di Milano ed INAIL) la condanna alla rifusione delle provvisionali riconosciute in primo grado nonché alla “condanna alle spese processuali”.
Le parti civili individuali (ammalati ed eredi) hanno invece transato. Questo ricorda il fondamentale ruolo degli “enti esponenziali” come Medicina Democratica ed AIEA per condurre i processi fino all’ultimo grado ed avere giustizia anche quando le possibilità appaiono ridotte, rischiando in proprio.
Una sconfitta che non cambierà la nostra azione per il riconoscimento delle responsabilità di chi ha esposto i lavoratori e determinato danni irreversibili alla loro salute.

(*) Il Presidente di Medicina Democratica Onlus
(**) Il Responsabile vertenze

Articolo tratto da Medicina Democratica

 

LA VIGNETTA DI VAURO . acelta dalla “bottega” – si riferisce alla Breda… ma purtroppo il discorso è analogo per la Pirelli e tanti altri luoghi di lavoro.

 

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