Sfasciare Facebook?

Nella 165esima puntata di «Ci manca(va) un Venerdì» Fabrizio Astrofilosofo Melodia, l’astrofiloso, si azzuffa con Brian Acton fondatore di Whatsapp

«Cancellate il vostro account Facebook» tuona allarmato Brian Acton, uno dei fondatori di Whatsapp, la nota e usata – forse ab/usatissima – applicazione di messaggistica istantanea. Sembra non essere lo sfogo verso un temibile concorrente visto che Whatsapp 2 è stata acquisita proprio da Mark Zuckerberg, ma un caldo e accalorato invito che Acton muove verso tutti gli utenti, lui compreso: «Se vuoi essere su Facebook e vuoi avere annunci pubblicitari davanti a te, tanto vale andare in città».

It’s the time, #deletefacebook” è lo slogan diventato in poco tempo un tormentone come tante bufale che diventano virali come l’Ebola. Poco da stare allegri. Eppure l’appello di Brian Acton non è poi così erroneo, anche se arriva magari un poco fuori tempo massimo. In effetti chiedere a Facebook denaro in cambio dei nostri dati personali, soprattutto quando vengono dati al momento dell’iscrizione, è davvero come chiudere la stalla quando i buoi sono scappati ben lontani.

Chiunque abbia visto il film «The Social Network» (2010) di David Fincher potrebbe avere per Mark Zuckerberg simpatie, antipatie oppure odio plateale per la sua logica ineccepibile: «Il nostro sito è fico, mentre Harvard Connection fa schifo. Guarda, non ho usato i loro codici, non ho usato proprio niente, te lo giuro. Senti, uno che costruisce una sedia non deve soldi a chiunque abbia mai costruito una sedia. Sono venuti da me con un’idea. Ne ho avuta una migliore».

Ok Mark: dopo aver fregato sul tempo tutti quanti e aver usato per la base di elaborazione dei dati di Facebook un algoritmo che non avevi elaborato cosa è rimasto di tuo nell’intero progetto per il quale ti sei accordato su una cifra di risarcimento principesca, contrariamente al bonaccione Steve Jobs? Ah sì, l’idea di far parte di un mondo dove tutti sono con un profilo ovvero con una carta d’identità dettagliatissima, luogo, gusti, costumi e parole chiave con le quali commerci e guadagni un sacco di soldi, che agli utenti finali di sicuro non verserai. Vabbè ci abbiamo fatto il callo ma credo che Acton si riferisse a questo: soprattutto per sottolineare un grande pericolo nell’essere tutti all’interno di un sistema che arriva a conoscerti meglio di te stesso.

Suona fantascientifico eppure è la realtà di tutti i giorni. Qualcuno ne canta ormai da anni l’estremo Potere, ancora prima che tu, caro Mark, esistessi. Si chiama Max Pezzali, è un cantante pop, ma fa canzoncine con un certo criterio. Il ritornello di una delle mie preferite pressappoco fa così: «Hanno ucciso l’ Uomo Ragno chi sia stato non si sa / forse quelli della mala forse la pubblicità». Ecco diciamo magari che accostare mala e pubblicità non sarebbe l’idea più azzeccata del mondo, visto che «La pubblicità è il braccio armato di un sistema che senza di essa crollerebbe. Ci costringe a comprare» … almeno secondo il noto fotografo Henri Cartier-Bresson.

Quindi il lavoro di Zuckerberg sarebbe procurare soldati per l’esercito della pubblicità o armare l’esercito della pubblicità contro le vittime (pardon, utenti)? Alla fine siamo noi consumatori – consumisti consumati – ad armare i nostri stessi carnefici?

Da perderci la testa. Lo scrittore Chuck Palahniuk fa notare che «la pubblicità ha spinto questa gente ad affannarsi per automobili e vestiti di cui non hanno bisogno. Intere generazioni hanno svolto lavori che detestavano solo per comperare cose di cui non hanno veramente bisogno». E per rimediare la soluzione sarebbe #deletefacebook? Cancelliamo Facebook? In un precedente post bottegardo avevo fatto notare la pericolosità dei Social Network: da Facebook a Instagram fino al Cinguettatore in tutti si rilevano forti condizionamenti nei rapporti sociali e psicologici. Per questo sono stati cancellati e l’esperienza social web delle persone è stata dichiarata un fallimento?

In attesa di capire se da Consumatori Finali si possa anche essere Uomini Liberi, vorrei lasciare la solita inconcludente conclusione allo scrittore, sceneggiatore, attore italiano Marcello Marchesi: «Un manuale di pubblicità | anche fra i più noti | è una raccolta di istruzioni | ai cretini | per convincere gli idioti?». 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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